Le mogli dei preti sposati sono come “diaconesse”

«Il Sinodo dovrebbe riflettere seriamente sulla possibilità di permettere il diaconato femminile, perché aprirebbe la strada a maggiori opportunità per le donne nella vita della Chiesa. Dove possibile, a donne qualificate dovrebbero essere assegnate posizioni e autorità decisionali nelle strutture ecclesiastiche». Le dichiarazioni, qualche giorno fa, dell’arcivescovo canadese Paul-André Durocher aveva suscitato un entusiasmo raccolto dall’associazione dei sacerdoti lavoratori sposati, fondata nel 2003 da don Giuseppe Serrone.

La bellezza della reciprocità può diventare una risorsa anche per i futuri sacerdoti e le donne dei preti sposati sono già una ricchezza per la Chiesa che dovrebbe valorizzare il loro ruolo riammettendo nelle parrocchie loro con i figli e mariti.

Anche nei Seminari  potrebbe essere utile poter contare sulla presenza di esperte qualificate nelle équipe educative. Psicologhe o pedagogiste, ma anche teologhe, potrebbero avere la funzione preziosa di umanizzare ambienti spesso contrassegnati da una monolitica presenza maschile. Perché la bellezza della reciprocità può diventare una risorsa anche per i futuri sacerdoti.

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