Divino Amore, il dossier sui debiti: “buco” di 2 milioni, bufera sul santuario

Il santuario dei romani de’ Roma è malandato. In sofferenza. Colpito dalla malattia più insidiosa, forse la più banale, quella per la quale Papa Francesco si sgola tanto. La mancanza di trasparenza amministrativa. Già, perché il Divino Amore, il luogo per eccellenza della religiosità popolare, meta continua di pellegrinaggi e teatro di incredibili atti di devozione dal lontano 1745 – da quando un pellegrino circondato da un branco di cani rabbiosi invocò la Madonna che di colpo si fermarono dileguandosi – è finito al centro di uno spiacevole caso. Da qualche tempo un dossier giace sul tavolo del Papa dopo essere transitato sulla scrivania del Vicario di Roma, il cardinale Agostino Vallini. Naturalmente l’ennesimo grattacapo per il Papa che predica una Chiesa povera per i poveri, che vuole strutture essenziali, semplici, gestite da preti e non da manager.
GLI INTERROGATIVI
Ammanchi, anomalie amministrative, accantonamenti non fatti, passività incomprensibili, irregolarità burocratiche. Insomma, un panorama alquanto pasticciato che Francesco vorrebbe fosse chiarito al più presto. In Vicariato nessuno fiata. In Vaticano qualcosa filtra. Il problema pare sia maturato col tempo. Anno dopo anno. Probabilmente partito da una gestione poco oculata, abborracciata fino ad assumere gradualmente contorni critici. Tra le carte del dossier ci sono cifre, rendicontazioni, attività e passività. Cose che, naturalmente, hanno poco a che fare con la vita spirituale del santuario ma che obbligano il Vaticano a una registrata urgente all’amministrazione di questo luogo di culto.

I NUMERI
Ci sono debiti, quasi due milioni di euro. Gli imprenditori che hanno costruito i nuovi edifici chiedono di essere saldati per le loro prestazioni. Alcuni pagamenti sono stati fatti, altri no. Non tutti i pagamenti, specie in passato, pare siano stati fatti con l’emissione di regolari fatture. Per fare capire il quadro, qualcuno ha ironizzato che se domattina ci andasse la Guardia di Finanza sarebbero guai per tutti. Il Vicariato ha autorizzato un intervento straordinario, l’accensione di un mutuo bancario, agendo in fretta per non complicare una situazione già ingarbugliata. Altra necessità è quella di fare luce sui beni che appartengono al santuario, frutto di lasciti, di legati e generose eredità accumulate nel passato. Alcune di queste donazioni sembra siano state rivendute senza le dovute autorizzazioni.

LE VERIFICHE
Tutto da verificare. E così sono iniziati i primi accertamenti, discreti e silenziosi. Altro mistero: l’origine dei debiti, visto gli ingenti flussi di denaro derivanti non solo dalle offerte, dalla normale attività del luogo di culto ma anche dei fondi che erano stati stanziati dalla Regione. Tanto per cominciare i soldi che dovevano andare alla realizzazione di un parcheggio sono finiti a tamponare altre falle. Tra le nuove costruzioni avviate con il giubileo c’è la casa del Pellegrino, una grande struttura voluta dall’ex rettore, padre Pasquale Silla, per ospitare i pellegrini e i gruppi di preghiera, capace di accogliere almeno un centinaio di persone. Anche qui, tra le pieghe dei libri contabili affiorano come tronchi galleggianti sospinti dalla tempesta altri aspetti inverosimili. Come il fatto che l’edificio è stato accatastato ma solo in parte, insomma, non tutto. Non vi sarebbero ancora tutte le autorizzazioni per la cucina. L’auditorium fino a qualche tempo fa non era provvisto del sistema antincendio, o meglio, lo aveva ma le pompe non erano mai state collegate all’acqua e non erano mai stati fatti i collaudi.

I VERTICI
La bufera di questi ultimi tempi ha travolto anche il successore dell’ottuagenario don Silla, l’ex rettore. Don Fernando Altieri qualche mese fa è stato costretto ad andarsene senza ragioni precise, e spostato dal Vicariato a fare il cappellano all’ospedale San Giovanni. Probabilmente ha pestato i piedi a qualcuno. C’è chi ricorda che si era battuto contro la discarica di Falcognan, un sito che avrebbe dovuto essere costruito a ridosso proprio del Divino Amore e che saltò, assieme al business dello smaltimento dei rifiuti urbani, per la protesta dei cittadini. Che qualcosa non filasse per il verso giusto al santuario lo aveva rilevato anche il movimento Cinque Stelle, proprio in quel periodo. Il Gruppo capitolino si era accorto che nella ordinanza di Mafia Capitale spuntava il nome di Stefano Carnevali, presidente dell’associazione Rigenera.

I SOSPETTI
«Una persona che interloquisce telefonicamente con Buzzi, presentandosi come l’assistente di Coratti, e definito da Galloni, allora capo segreteria della presidenza del Consiglio Comunale, persona che lo coadiuvava». Carnevali è ancora l’attuale segretario dell’amministratore temporale del santuario, nel frattempo commissariato, don Bongiovanni. I grillini nella loro denuncia aggiungevano: «Pare che sia stato proprio Carnevali a prodigarsi per fare sfrattare dalle proprietà del santuario il centro Alfredo Rampi, una associazione di riferimento nazionale nell’ambito della prevenzione al rischio ambientale». Insomma, molte perplessità. E al momento poche risposte. Il Papa farà luce?

ilmessaggero.it

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