L’Europa accoglie il progresso dell’Irlanda sui matrimoni gay, nel momento in cui ricorrono i 120 anni dal processo, «per amore», a Oscar Wilde

Oscar Wilde, commediografo, scrittore e poeta nacque a Dublino nel 1854. Una laurea in lettere classiche, amante del greco, del bello e dell’arte, divenne portatore dell’estetismo: dall’abbigliamento all’arte, ha contemplato e rielaborato letteratura, fede e morale. Beffeggiato e deriso dai letterati dell’epoca, Wilde non si lasciò mai intimorire dalla morale ottocentesca conservatrice. Portò le sue opere in giro per il mondo: New York, Parigi, Londra, Firenze, Napoli. Wilde viaggiò tantissimo per lavoro e per amore. Le sue opere più conosciute, Salomè, Il ritratto di Dorian Gray, il De Profundis sono la  più fervida testimonianza di un uomo che ha voluto porre l’arte, la bellezza e il dolore al di là del pensiero comune.

Wilde si è schierato contro una morale che non concepiva la messa in scena dei personaggi delle Sacre Scritture, non ammetteva l’amore omosessuale e non condivideva quella visione estetica di prediligere la bellezza in ogni sua forma e al di là di qualsiasi retorica. Il De Profundis, invece, è una lunga lettera di 50.000 parole che Wilde scrisse in prigione, quando il 25 maggio 1895 venne condannato a due anni di reclusione e ai lavori forzati con l’accusa di sodomia (atti sessuali con altri uomini). Il destinatario della lettera è Lord Alfred Douglas, Bosie per gli amici, il giovane da lui amato, causa della sua rovina ma scopo della sua esistenza.

I processi e la condanna del vero.
L’incontro  con Bosie, a Oxford nel 1891, segnerà l’inizio di un tormento: un amore ostentato, sofferto e ostacolato dal padre del giovane, il marchese di Queensbury. Wilde era indignato dalla diffamazione e dalla meschinità del padre di Bosie, che era contrario alla relazione tra i due, poi ebbe inizio il primo processo, influenzato anche dall’odio che il giovane amante riversava nei confronti del padre. La giuria non trovò un accordo e Wilde fu rilasciato su cauzione.

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Da accusatore ad accusato, Wilde venne portato di nuovo in aula di Tribunale a causa di presunte testimonianze di uomini che avevano avuto rapporti con lui, sul banco dell’imputato vennero portati anche i testi scritti da Wilde che vennero giudicati troppo immorali per una Londra che vietava con una legge, e condannava a morte, chi si fosse macchiato di sodomia.

Fu condannato il 25 maggio del 1985 per “gross indecency” e rinchiuso nel carcere di Pentonville a Londra. Seguirono i processi per bancarotta e il 20 novembre 1985 fu portato nel carcere di Reading, nel Berkshire. I lavori forzati lo indebolirono: scarcerato, malato e stanco, trascorse gli ultimi anni tra Napoli, Palermo e Roma. Appartengono a questo periodo la pubblicazione delle sue ultime opere, La ballata del carcere di Reading e L’importanza di essere onesto. Tornò a Parigi e il 30 novembre del 1900 dove morì presso l’hotel d’Alsace.

L’amor che non osa pronunciare il suo nome.
Di tutta la vicenda, dall’infamia alla vergogna in pubblico, dalla morale alla condanna per sodomia, resta il De profundis. La lunga lettera, consegnata da Wilde all’amico Robert Ross fu pubblicata postuma e incompleta da quest’ultimo (solo nel 1962 sarà pubblicata integra da Hart-Davis), «è un lungo viaggio nei suoi sentimenti, una lunga analisi di se stesso, che si perdona e perdona chi non lo ha mai compreso. La lettera è un vero capolavoro autobiografico e di sublime rielaborazione dell’amore romantico».

La colpa di Wilde fu quella di provare un amore considerato malato dalla morale vittoriana londinese, un amore che invece sfidava le leggi delle convenzioni, l’amore che non osava pronunciare il suo nome, così come lo definirà Bosie in una delle sue poesie indirizzate a Wilde.

Il processo a Oscar Wilde fu un processo contro la libertà di amare e la volontà di dare vita all’arte e esprimere la vita attraverso l’arte. Il ritratto di Dorian  Gray e Il prete e il chierichetto, un racconto che narra di un prete che si innamora di un fanciullo, furono presi a pretesto dell’accusa ma in Wilde non ci fu nessuna violenza ne atto di ribellione. Vennero processati amore, pensiero e letteratura.

«L’Amore, che non osa dire il proprio nome in questo secolo, è un grande affetto di un uomo più anziano per un altro più giovane, quale vi fu fra Davide e Gionata, quale Platone mise alla stessa base della sua filosofia, e quale si trova nei sonetti di Michelangelo e di Shakespeare – quell’affetto profondo, spirituale, che non è meno puro di quanto sia perfetto, e che detta grandi opere d’arte come quelle di Shakespeare e Michelangelo, e queste mie due lettere, così come sono, e che in questo secolo viene frainteso – talmente frainteso che per esso mi trovo dove sono adesso. È bello, è elevato, è la più nobile forma di affetto. È intellettuale, e si dà ripetutamente fra un uomo più anziano e uno più giovane quando l’uomo più anziano possiede intelletto e quello più giovane ha tutta la gioia, la speranza e il fascino della vita. Che così sia, il mondo non lo capisce. Se ne fa beffe, e a volte mette qualcuno alla vergogna per questo».
(Atti secondo processo – Aprile 1895)

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