Alta Jacko, una donna sacerdote, prega nel suo appartamento a Chicago.
La Chiesa cattolica vieta alle donne di essere ordinate sacerdote. “Riceve validamente l’ordinazione esclusivamente il battezzato di sesso maschile”, recita il Canone 1024 del Codice di diritto canonico. Nel 2002, un movimento oggi chiamato Womenpriests ha sfidato questa proibizione e ordinato sette donne prete in Germania, sulle rive del Danubio. Da allora, oltre 200 donne in tutto il mondo hanno ricevuto l’ordinazione o stanno studiando per ottenerla.
Nel 2013 la fotografa italiana Giulia Bianchi ha cominciato a fotografare la vita di queste donne e delle persone che ricevono da loro i sacramenti, oltre a molte forme di assistenza concreta.National Geographic l’ha intervistata.
Come hai scoperto questa storia? Come è nato il tuo interesse per le donne sacerdote?
Sono una femminista. Sentivo il bisogno di entrare in contatto con donne che per me erano maestre di saggezza. Ho scritto a molte donne americane: filosofe femministe radicali, politiche e anche a qualche figura religiosa. Nel 2013 Diane Dougherty, un’americana di origine irlandese di più di 70 anni, mi ha invitato a visitare la sua comunità di “cattolici erranti”. Lei si definiva una “sacerdote”, anche se per il Vaticano questo è teologicamente impossibile. Mi dice che lavorava con i giovani LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transessuali).
Poiché conoscevo bene la religione cattolica, questo paradosso mi ha incuriosito. Diane, un’ex suora, era stata scomunicata. Non mi interessavano gli affari interni della Chiesa, ma ero molto interessata a lei e alla sua ribellione.
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