«È abusiva, abbattete la casa di don Luigi Verzé»

Dalle finestre si vede la Cupola con l’angelo Raffaele, simbolo di un tempo che fu. Mentre dentro le mura di quella casetta in mattoni rossi ai confini di Milano, per quarant’anni sono state prese tutte le decisioni del sistema di comando di don Luigi Verzé, il sacerdote che ha fondato l’ospedale San Raffaele, l’ha portato a essere uno dei migliori d’Europa, per farlo finire poi in un mare di guai per debiti, tangenti e suicidi ancora al centro di un processo. Intorno all’enorme tavolo davanti al camino, tra crocefissi e immagini sacre, il prete manager e le sue fedelissime, le Sigille, si sono radunati nei momenti belli e in quelli bui come una famiglia. Adesso sulla Cascina, l’abitazione che fu di don Verzé e dove ancora vivono le sue adepte, pende un ordine di demolizione. E le ruspe sembrano destinate a cancellare quel che resta della confraternita di don Luigi.

Per il Comune di Milano la Cascina è una costruzione abusiva. E ora il Tar, al quale si sono rivolte le Sigille per opporsi all’abbattimento, dovrà decidere il da farsi. L’udienza è fissata per metà maggio. I faldoni di documenti che accompagnano l’ordine di demolizione raccontano una storia iniziata negli anni Settanta. Il San Raffaele è appena stato inaugurato e don Verzé decide di acquistare dei terreni agricoli adiacenti all’ospedale. C’è anche una fattoria. Il sacerdote la trasforma in residenza, prima per dare una casa ai medici e agli infermieri dell’ospedale, poi per viverci lui stesso e la sua famiglia: una decina di persone, uomini (pochi) e le donne (molte), in gran parte dipendenti e dirigenti della Fondazione Monte Tabor (l’ente che ha controllato il San Raffaele fino allo scandalo giudiziario e all’acquisto dell’ospedale da parte del colosso sanitario che fa capo alla famiglia Rotelli). La Cascina è tutt’ora di proprietà dell’Associazione delle Sigille.

Nel 1986 don Verzé chiede al Comune di beneficiare di un condono edilizio in modo da regolarizzare la modifica della destinazione da uso agricolo a uso residenziale-ospedaliero. La pratica viene creduta archiviata nella logica del silenzio-assenso. Nel 2007, in una parte della costruzione, viene creata una residenza per studenti fuori sede. Sessanta posti letto realizzati – giurano le Sigille – con le autorizzazioni del caso (allora il Comune era guidato da Letizia Moratti, oggi il sindaco è Giuliano Pisapia). Ma lo scorso dicembre il Comune riapre il caso, probabilmente dopo avere ricevuto una soffiata . Ci sono delle foto – dicono i bene informati – che mostrano come i lavori alla Cascina non sono stati finiti entro l’ottobre del 1983, termine perentorio per potere beneficiare del condono edilizio. Per il Comune manca l’idonea documentazione. Ma le Sigille non ci stanno a essere messe sotto accusa anche stavolta e assicurano che tutto è in regola. Altri documenti alla mano. Il prossimo mese dovrà decidere il Tribunale. Dopo quarant’anni.

corriere.it

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