Cari preti, fate come le palestre. Tenete sempre aperte le vostre chiese: potrebbero farlo i sacerdoti sposati

Questo giornale credo sia l’unico posto del mondo dove poter scrivere una cosa così senza essere trattato come uno svitato. Il mio è un appello alla professionalità dei sacrestani che amano il loro lavoro, e persino, con il dovuto rispetto, ai parroci e ai vescovi.

Lo Spirito soffia dove vuole. Si deve imparare da tutti. Parto da una constatazione. Le palestre aprono sempre più presto e chiudono sempre più tardi. Sono aperte durante le cosiddette pausa mensa o pranzo. Le chiese aprono sempre più tardi, chiudono sempre più presto. Sono quasi tutte chiuse mentre la gente esce dagli uffici per quell’ora di interruzione.

Poi dicono che la religione del corpo vince. Per forza. I suoi sacerdoti sono disposti ad accogliere la gente, persino a rincorrerla. Hanno il vento in poppa della cultura dalla loro. Quando è stato eletto alla presidenza della Repubblica Sergio Mattarella, c’è chi lo ha definito un “cattolico bigotto” perché è stato sorpreso ad andare a Messa il mattino presto. Chi invece prima dell’alba, con vari micromarchingegni leonardeschi, saltabecca su e giù dai marciapiedi in tute che sono fluorescenti come certe monache dei film di Fellini, oppure si infila in palestra per il turno da vogatore alle sei del mattino, è in pieno mainstream delle religioni.

Nelle cattedrali e nelle basiliche so bene che gli orari delle varie funzioni sono vasti e le Messe tante. Ma quelle stanno alle chiese come lo stadio di San Siro alle palestre.

Ricordo che trenta anni fa Vittorio Messori propose di tenere aperte regolarmente le chiese negli orari in cui gran parte della gente non lavora. E questo capita qualche volta: ma è per ospitare concerti di organo e qualche volta per conferenze, ed è buona cosa. Ma un luogo dove ci sia la vieilleuse, la lucina rossa che segnala la presenza sacramentale di Cristo, quasi da nessuna parte e per pochi periodi dell’anno (le Quaranta Ore) accade.

Ci sono amici creativi che hanno intenzione di proporre, con permesso ecclesiastico, dei flash mob nelle piazzette dei centri commerciali: un altare, una piccola croce da campo, e via improvvisa una Messa, un rosario.

E poi, magari, l’aperitivo… O semplicemente un posto dove sedersi a parlare, con due noccioline (non riesco a concepire incontri senza pane e vino). Dico l’ultima e poi scappo, essendo sicuro comunque che qualcuno mi ha già appiccicato il cartello del bigotto.

Amici preti, riflettete. Una volta la prima Messa della parrocchia era alle 5 e 30. Poi di mezz’ora in mezz’ora da quasi tutte le parti è arrivata alle 8. E dura di media un’ora anche e specialmente i giorni feriali. C’è l’omelia, con meditazione, poi ci sono le lodi incorporate. Quella vespertina comincia alle 18 e 30 e ci sono prediche, vespri. Tutto per pensionati e gente che ha molto buon tempo. Quelle delle 5 e 30 di un tempo finivano alle 5 e 50 al massimo, per consentire di correre in fabbrica. E se no, se la Messa era alle 6, un quarto d’ora avanti, il primo venerdì del mese, si poteva far la comunione. Ho fatto il chierichetto, lo so.

Imparate dai padroni delle palestre, signori preti. In palestra andateci dopo Messa.

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