Dai trionfi al monastero La scelta dei campioni del kung fu

Pregano e combattono. Sono i monaci della sorgente, campioni di kung fu e cristiani dichiarati che nel 2009, all’apice dei loro trionfi mondiali hanno deciso di troncare con la federazione italiana per rinchiudersi in un monastero, lasciando Bolzano trasferendosi nelle campagne maceratesi. Ma adesso forse è tempo per i più giovani di rientrare nell’agone. Vivono di pane e spiritualità, anche all’interno del cenobio non hanno smesso di prepararsi con cura. Non sono riconosciuti dalla Chiesa ufficiale, il prete del paese alla richiesta di essere benedetti ha prodotto una e mille giustificazioni pur di allontanarli, in compenso hanno fraternizzato con le clarisse umbre in uno dei natali scorsi. Hanno vinto tanto, dai titoli individuali mondiali di shaolin e taijiquan a quelli per club, per mietere successi con la nazionale. Laura Perrone, Cristina Ferrara e Yasemin Lazzarini hanno brillato nel firmamento sportivo grazie alla tenacia, al rigore e alla determinazione con cui hanno impostato la propria vita. Dal 1998 al 2009 è stato un susseguirsi di titoli conquistati nei più svariati angoli dell’universo. La capostipite, Laura Perrone all’alba della sua splendida carriera venne quasi adottata, nel 2001, nella casa del maestro Corrado Lazzarini, per intraprendere la nuova vita professionale.

Erano anni in cui i soldi per campare arrivavano dagli sponsor, ed uno in particolare fece impazzire i giornali di allora: un’impresa di pompe funebri permise a Laura d’insistere su quello che più amava nella vita, il kung fu. In quella scuola si facevano passi da gigante, lo stesso Corrado Lazzarini divenne commissario tecnico di uno dei club più forti del mondo prima, poi della nazionale italiana e quindi membro del Coni. Venivano bruciate tappe su tappe e non c’era traguardo che non fosse alla loro portata. La Perrone conquistò medaglie di ogni
genere, persino nel kickboxing, tutto ciò che veniva sfiorato dalle mani di queste alfiere si trasformava in oro. Arrivavano come raggi di luce i riconoscimenti pubblici e si scomodò dalla sua cattedra un rettore dell’università di Pechino che in una manifestazione olandese si congratulò pubblicamente con quelle che secondo lei erano degne erede dell’arte orientale. Poi il distacco dalla Federazione e dal clamore con un taglio perentorio. Quella disciplina che era custodita con tanto affetto stava sfuggendo dalla loro cultura, era diventata talmente commerciale e lontana dai principi che le stavano indirizzando verso abitudini mistiche, così tanto da farle cambiare strada.

Non mancarono le frizioni con la Federazione e l’abbandono in blocco dell’alveo istituzionale per dedicarsi a Montelupone ad una vita tutta casa e kung fu. La giornata spartana, condita da allenamenti e molto lavoro che le campagne marchigiane offrono agli ospiti, scandisce il tempo. Tutto ruota attorno alla preghiera, le meditazioni e le lodi a Dio. “Amare con la testa e pensare con il cuore”, questo è ciò che scaturisce dalla quotidianità del gruppo. La prospettiva è rientrare a gareggiare, magari non più con le persone che hanno scalato la vetta del mondo, ma con gli ultimi arrivati, forgiati dal vecchio maestro di tanti successi coadiuvato dalle campionesse che non hanno mai mollato.

repubblica.it

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