«Purtroppo il potere curiale romano fa parte dello stesso modello di Chiesa statica e involuta su se stessa»

37873 BRINDISI-ADISTA. Sono un gruppo di credenti brindisini. Alcuni di loro, negli anni ‘80, facevano parte della Lega democratica, fondata nel 1975 dopo la mobilitazione dei «cattolici per il no» all’abrogazione del divorzio e che per circa un decennio agì da stimolo al cattolicesimo politico. Poi quegli stessi credenti si sono ritrovati, negli anni ‘90, a proseguire il loro impegno a livello locale, dentro Presenza democratica. Oggi, Michele Di Schiena, Maurizio Portaluri, Fortunato Sconosciuto, assieme ad altri nuovi compagni di strada, sono promotori del “Manifesto 4 ottobre” (http://manifesto4ottobre.wordpress.com/2014/10/10/manifesto-del-4-ottobre/), un corposo documento che, a partire dall’analisi della Chiesa di Brindisi-Ostuni, conduce una riflessione ad ampio raggio sugli attuali problemi e limiti della Chiesa cattolica, soprattutto in Italia.

«Un clamore sordo si leva da milioni di persone che domandano ai loro pastori una liberazione che non viene loro da nessuna parte», è l’accorata denuncia da cui prende il via l’analisi, condotta da un gruppo di laici che, così si definiscono, «da anni nelle loro scelte di vita cercano di fare riferimento al Vangelo e alla Costituzione italiana», uniti «da un bisogno e da un disagio: il bisogno di riflettere sull’attuale vita e situazione della nostra Chiesa; il disagio di avvertire in essa rassegnazione, lamentele, chiacchiere, e soprattutto, tanta sua insignificanza per le vicende sempre più complesse della vita locale».

«Scrivere questo documento – spiegano – non è stato facile. Le questioni ecclesiastiche non sembrano interessare più a nessuno. Non interessano a chi sta bene perché non riguardano il profitto economico e il mantenimento del livello di vita raggiunto. E non interessano a chi non ha lavoro, a chi è ammalato, a chi è senza futuro perché preso dalla stretta del bisogno. Superare l’obiezione che è “inutile” non è stato facile. Come non è stato facile superare la convinzione di alcuni di noi che un documento “non serve” perché la Chiesa non cambia, in quanto troppo rigida e monolitica».

L’urgenza del manifesto discende dal «lungo inverno» della Chiesa, a livello locale e nazionale, e che, sostiene il manifesto, ha due facce: «L’identificazione esclusiva del cristianesimo con la civiltà occidentale e un modello di vita di Chiesa che ruota solo attorno alla dottrina e al diritto canonico». Certo, secondo i cattolici brindisini le profetiche intuizioni del Concilio Vaticano II sarebbero oggi «in avvio di attuazione con papa Francesco», tuttavia non si può dimenticare, scrivono, che da allora «sono passati 50 anni e che le Chiese occidentali, chiuse in se stesse e in difesa dello stato di cristianità, hanno resistito e resistono a trovare nuove forme per modellarsi con più fedeltà al Vangelo di Gesù Cristo». La Chiesa italiana in particolare «appare sempre più stanca e fiacca a causa di una forma di sclerotizzazione alimentata da una tradizione culturale sempre più scarsa, estranea ai conflitti sociali veri e vissuti, illusa da un consenso apparentemente maggioritario, rassicurata più dal Concordato e dall’8 per mille che dal suo Signore», mentre la gerarchia ecclesiastica appare «sempre più mediocre» e votata alla carriera.

Se Brindisi piange…

Nel documento, la riflessione parte dal livello locale: a distanza di quattro anni dalla conclusione del Sinodo diocesano, sottolinea il manifesto, «sembra che la vita della Chiesa locale sia la stessa del pre-sinodo». Le 236 propositiones erano tante, troppe, «molte delle quali retoriche», con un «linguaggio e astratto» e soprattutto «basate sul presupposto di analisi e proposte per un modello di Chiesa autoreferenziale, che tende in maniera esagerata alla “sicurezza” dottrinale, che con l’attivismo di una pastorale del fare si ostina a recuperare un passato che non c’è più»; inoltre, «mancano nell’esame sinodale della vita ecclesiastica locale le questioni importanti per la vita quotidiana dei cattolici brindisini», come «la regolazione delle nascite, la questione dell’identità sessuale e dell’omosessualità, l’ammissione dei divorziati alla comunione e quella del clero “scarso” non solo quantitativamente». Per non parlare di altri “tabù” che il Sinodo non ha voluto affrontare: «La consistenza e la trasparenza nell’amministrazione dei beni mobili e immobili ecclesiastici diocesani; il rispetto dei diritti umani nella Chiesa; l’esclusivo potere della Curia romana nella nomina del vescovo».

… Roma non ride

Dal locale al globale la situazione non cambia. Anzi, peggiora. «Purtroppo il potere curiale romano fa parte dello stesso modello di Chiesa statica e involuta su se stessa». E anche ad extra la Chiesa non dà buona prova di sé: «Oggi, particolarmente, è ingenuo affidare la lotta contro le strutture di peccato dell’attuale sistema economico e politico solo alla modifica dei comportamenti individuali o di gruppo»; allo stesso modo, «va superata ogni concezione individualistica della vita sociale ed è necessario che i cittadini divengano partecipi della cosa pubblica in un clima di vera libertà» e «va condannata l’inumanità della guerra e promossa l’azione internazionale per prevenirla ed evitarla». Il modello di Chiesa che il documento propone è «in antitesi con il modello di Chiesa di Ruini importato anche nella nostra Chiesa locale»: «Auspichiamo più profezia e meno ingerenza, più attenzione al bene di tutti e nessuna in difesa degli interessi ecclesiastici da parte della Chiesa istituzione, ma più impegno e più responsabilità da parte dei laici».

Particolare attenzione il documento pone poi alla questione delle donne: «La percentuale di donne nella partecipazione alle liturgie, alla catechesi e ai gruppi parrocchiali è di molto superiore a quella maschile e, tuttavia, la questione femminile, nella Chiesa, resta sottotraccia, sembra pressoché negata».«La Chiesa, il clero hanno paura delle donne?».

In ogni caso, concludono, «crediamo che una guida profetica come quella di Francesco possa confortare quanti operano per il rinnovamento della Chiesa e possa sprigionare preziose energie bloccate dalla stanchezza e dalla rassegnazione». (valerio gigante)

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