La Cia beccata spiare il Senato, dopo aver negato chiede scusa

Chissa’ che non si debba iniziare a pensare di cambiare termine, rispetto all’attuale “intelligence”, per riferirsi l’attivita’ degli 007 Usa. Dopo essere stati messi alla berlina dallo scandalo Nsagate, la Cia si e’ fatta beccare nuovamente con le dita nella marmellata.
Stavolta proprio sul fondo del barattolo. Dopo aver veementemente negato a marzo che la Cia avesse spiato i computer del Senato dove erano conservati i file segreti sulle accuse di tortura contro la stessa ‘Agenzia’ – “niente e’ piu’ lontano dalla verita’”, dichiaro’ sdegnato il direttore John Brennan, fedelissimo di Barack Obama – oggi lo stesso ha ammesso a denti stretti di non aver detto la verita’. Brennan e’ stato quindi costretto a chiedere scusa ma scaricando il barile – la colpa – su alcuni suoi agenti che hanno agito “impropriamente”. Il direttore della Cia e’ dovuto andare con il capo cosparso di cenere dal presidente della commissione Intelligence del Senato, la democratica Dianne Fenstein, per “chiederle scusa”. A marzo fu proprio Fenstein a denunciare la violazione del server del Senato in cui erano conservati gli atti e le 6.300 pagine dell’inchiesta condotta tra il 2009 ed il 2012 sui cosiddetti “sistemi di interrogatorio rafforzati” (accostati alla tortura in piu’ di un caso) cui ricorse la Cia nei primi anni della “guerra al terrore”. Carte che legalmente potrebbero essere declassificate e rese pubbliche dal presidente americano. Passo che Obama non ha ancora voluto compiere. (AGI) .

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