“Scusi Prof, è vero che?”

L’OMOSESSUALITA‘ è un problema? Ammesso che io sia gay dovrei guarire da qualcosa? Sembrava mi volessero umiliare“. Sono queste le parole pronunciate dall’insegnante dopo essere stata licenziata dalla scuola paritaria in cui lavorava da cinque anni perché sospettata di essere lesbica. E’ accaduto a una professoressa dell’istituto cattolico parificato Sacro Cuore di Trento. Una volta concluso l’anno scolastico, l’insegnante è stata convocata dalla direttrice della scuola che, dopo averle fatto i complimenti per il lavoro svolto, le ha chiesto se fossero fondate le voci secondo cui Silvia avrebbe una compagna. La professoressa si è rifiutata di rispondere alla domanda, difendendo il suo diritto alla privacy e accusando la direzione dell’istituto di razzismo e omofobia.

Con una nota diffusa nella giornata di domenica, la ministra dell’istruzione ha dichiarato che “valuterà il caso con la massima rapidità e con un confronto chiaro e doveroso con le parti coinvolte. In queste ore sto raccogliendo gli elementi utili a comprenderne tutti gli aspetti. Laddove ci trovassimo di fronte ad un fatto – ha concluso – legato ad una discriminazione di tipo sessuale agiremo con la dovuta
severità
“.

L’insegnante ha rilasciato un’intervista a La Repubblica nella quale ha raccontato cos’è successo durante il colloquio con la madre superiora dell’istituto: “Dopo avermi fatto i complimenti per il lavoro svolto, se n’è uscita con quella domanda… Ero disgustata. Poiché non avevo intenzione di svelare nulla, suor Eugenia ha osservato che ‘stavo dimostrando la fondatezza delle voci‘. Stavo per andarmene e a quel punto lei prova rimediare, facendomi capire che era disposta a chiudere un occhio se avessi dimostrato di voler ‘risolvere il problema’. Non c’ho visto più… l’omosessualità è un problema? Ammesso che sia gay, dovrei guarire da qualcosa? Le ho risposto che è una razzista, e che deve riflettere sul concetto di omofobia”.

La direttrice della scuola, da parte sua a sua volta intervistata, ha detto che “semplicemente ha chiesto conto all’insegnante di alcune voci che giravano; e che alcune famiglie degli alunni avevano lamentato che quest’ultima avesse affrontato in classe tematiche di tipo affettivo presentando l’omosessualità come normalità”. Cosa smentita dalla diretta interessata. Prima considerazione da fare, la direttrice, una suora, di quella scuola ha circa ottant’anni; non è una giustificazione, ma una semplice osservazione. Conosco personalmente molti preti e tantissime suore giovani, trenta e quarantenni, assolutamente informati, aperti, colti e sensibili sulle tematiche educative dell’affettività e anche dell’omoaffettività. Con uno di questi preti ho parlato dell’ultimo libro di Luxuria che stava leggendo con attenzione. Una conversazione gradevolissima e interessante per entrambi. Non è una giustificazione.

Così come è grave che questa direttrice probabilmente non si renda capace del gran clamore suscitato dal caso, “lei che voleva solo verificare alcune voci.. e, probabilmente, si è resa autrice di una grave discriminazione lavorativa basata su pregiudizio sessuale.
Quanto accaduto apre però un’interessante riflessione circa l’educazione all’affettività, anche! nelle scuole paritarie e paritarie cattoliche. Se pure quell’insegnante avesse affrontato il tema dell’affettività e dell’omoaffettività in classe proponendo quest’ultima come normalità, nulla quaestio; purché la lezione non fosse stata “avventurosa e corsara” ma ben ponderata, discussa in consiglio di classe, e ben calibrata sull’età e la tipologia dei bambini che aveva di fronte. Credo che la principale aspettativa dei genitori, che inviino i loro pargoli in una scuola pubblica piuttosto che privata parificata, sia quella di offrirgli una scuola di qualità. Personalmente non ho pregiudizi di sorta verso le parificate e chi le preferisce e nutro, d’altro canto, il massimo rispetto per la scuola pubblica che è “il diritto dovere di tutti e ciascuno”. Credo però che in tutte le scuole, pubbliche o private che siano, la qualità passi anche attraverso un’adeguata e corretta (dal punto di vista scientifico) informazione, sensibilizzazione e educazione a ogni forma di affettività.

Se in quelle cattoliche ancora qualcunoconfonde, grossolanamente, il messaggio cristiano ammantandolo di pregiudizio sessuale, beh allora quanto meno sarà il caso di “svecchiare un po’” corpo docente e dirigenza; oppure di proporre loro corsi di aggiornamento ad hoc da parte di teologi esperti. Un bambino, che si desideri educato in un’etica ad impronta cattolica, non ha bisogno di “tenere gli occhi chiusi su alcuni argomenti, o di vederli attraverso una lente.. selezionatissima”; non credo che i genitori si aspettino questo. Ha bisogno di sapere, invece, che la capacità di esperire l’amore è tra i più grandi regali di Dio agli uomini, ed è un regalo che non conosce pregiudizio alcuno. I (tanti) pregiudizi li vestono, malamente, gli adulti nelle paritarie come nelle scuole pubbliche. Scuola, comunque declinata e prescelta, è piacere di scoprire e affrontare la diversità dell’altro, altrimenti educa a cosa?

Educazione e conformismo non sono affatto sinonimi, in realtà! Ma tutto questo, la direttrice di Trento, ancora non lo sa..

(ph: huffingtonpost)

(A cura della dottoressa Vittoria Gentile – Statoquotidiano.it)

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