Dissidio tra due dei più ascoltati Cardinali collaboratori papali. Aria di Vaticano III? La questione del celibato sacerdotale

Il cardinale Oscar Rodríguez Maradiaga, capo degli otto porporati incaricati dal Papa di rifondare la struttura della chiesa, suggerisce al prefetto custode della fede, il prossimo porporato Gerhard Ludwig Müller, di essere più flessibile e di mettersi in sintonia con il nuovo corso. Anzi con “la nuova èra” che si è aperta con l’avvento del Papa preso alla fine del mondo e che tanto ricorda quella inaugurata cinquant’anni fa da Giovanni XXIII. Il Sinodo si avvicina (soprattutto quello straordinario del prossimo ottobre, mentre quello ordinario, sullo stesso tema, si terrà nel 2015). Sul tavolo della discussione ci sono matrimonio, divorzio, aborto e quelle “situazioni inedite fino a pochi anni fa” (così recita il documento preparatorio dell’assise convocata da Francesco) sulle quali la chiesa dovrà dare necessariamente una risposta, secondo il cardinale tedesco Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco. Eppure, il dissidio tra due dei più ascoltati collaboratori papali passa inosservato sulla stampa e non alimenta più di tanto neppure il dibattito tra le gerarchie ecclesiastiche. Neanche tra quelle che fino a poco tempo fa erano solite esternare ad abundantiam sul tema.

Il fatto è che c’è imbarazzo, “hanno aperto un  vaso di Pandora”, dice al Foglio lo storico del Cristianesimo Giovanni Filoramo: “Il Sinodo ha deciso di toccare un tema chiave, e sarebbe tra l’altro interessante capire quali siano stati davvero i motivi che hanno portato alla scelta di una questione così decisiva. E’ naturale, dunque che ora emergano posizioni di quella chiesa viva rimasta emarginata per tanti anni”. Le gerarchie sono spiazzate, “ed è per questo che sono molto prudenti. Sembra di rivedere certe situazioni vissute durante la preparazione del Concilio, benché le condizioni ora siano diverse. Sta emergendo una chiesa sommersa, direi quasi lo ‘scisma sommerso’ di cui parlava il filosofo Pietro Prini”. Certo, aggiunge Filoramo, “capisco le perplessità dei dirigenti ecclesiastici, comprese quelle di Müller. Non sanno cosa si troveranno di fronte. Maradiaga l’ha detto in modo chiaro: qui si può fare qualcosa. Il punto, semmai, sarà quello di tenere uniti i due volti della chiesa come complexio oppositorum”.

Per capire quanto alto sia il livello della prudenza tra i vescovi, basta considerare la prolusione del cardinale Angelo Bagnasco in occasione del consiglio permanente della Cei, tenuta lunedì: niente più lunghi discorsi ripresi e commentati dai giornali. Solo quattro paginette in cui si toccano sommariamente le principali questioni all’ordine del giorno, dalla riforma dello Statuto al contenuto dell’Evangelii Gaudium, senza entrare nel merito, neppure sui temi portanti del Sinodo. Una bella differenza rispetto al passato in cui dal parlamentino episcopale sulla via Aurelia si dettava l’agenda politica e sociale che avrebbe poi trovato ampio spazio nel dibattito pubblico. Eppure, alle chiese locali si intende “attribuire maggiore capacità di intervento in materie che esse guidichino rilevanti per il loro servizio pastorale”, nota il professor Daniele Menozzi, storico delle religioni alla Scuola Normale di Pisa: “E’ anche questa una delle novità che potrebbero scaturire dall’assise del prossimo ottobre”, spiega: “Non credo alla possibilità di svolte dottrinali né di cambiamenti rilevanti, bensì ritengo plausibile la restituzione alle conferenze episcopali di competenze, ruoli e capacità di intervento rapportate alle locali esigenze. Che poi Francesco abbia altre priorità rispetto a quelle del predecessore, è un dato di fatto. E’ evidente che a Bergoglio preme più spostare l’attenzione su problematiche considerate più significative per la chiesa contemporanea. Le gerarchie non intervengono sul dibattito tra Maradiaga e Müller anche perché non rientra nelle priorità del pontificato attuale”. Per questo non parlano.

La questione del celibato sacerdotale
Un silenzio che per lo storico Roberto de Mattei “è come il preludio a una raffica di parole e fatti assordanti”. Il Sinodo, in questo senso “sarà la cartina di tornasole in cui tutti i nodi verranno al pettine”, aggiunge lo storico, allievo di Augusto Del Noce. “In quella sede avranno voce anche certe tendenze scismatiche diffuse tra sacerdoti e qualche conferenza episcopale. Si parlerà di divorziati, se riammetterli o no ai sacramenti. Ma a tale problema ne soggiace un altro, quello del celibato sacerdotale. E’ solo una legge ecclesiastica o è un qualcosa che ha natura divina? Ancora più in profondità, c’è la questione della dissolubilità o indissolubilità del matrimonio. Sono problemi che attengono alla sfera della dottrina morale. Nello scontro tra Maradiaga e Müller io vedo i segnali di un conflitto che potrebbe aprirsi all’interno della chiesa, e quest’accelerazione mi preoccupa”. Se ne parla poco anche perché “l’orizzonte è estremamente confuso, una confusione talmente vasta e sistematica che pare programmata e voluta. E’ una situazione in cui prima di parlare bisogna capire. Ed è questo il problema centrale”, spiega De Mattei: “Papa Francesco si sta muovendo più sul piano della prassi che su quello della dottrina e questo rende più ardua la discussione. Direi che oggi siamo in presenza di un’ermeneutica di fatti, con il pontificato che è interpretato nelle maniere più diverse da conservatori e progressisti senza che l’enigma sia svelato”. C’è prudenza anche perché – aggiunge lo storico tradizionalista – “molti non comprendono la natura della crisi in atto, che non risale al cambio di pontificato. E’ un problema più vecchio, che risale al Vaticano II e ancor più indietro. Finché non si capirà ciò, non se ne verrà a capo”.

Uno spiazzamento che, osserva Filoramo, deriva dal fatto che ora “è tutto nuovo, siamo in presenza di un cambiamento concreto. Si dà la parola ai fedeli, che si sentono veramente coinvolti. Una cosa impensabile, ad esempio, per la chiesa italiana fino a qualche anno fa. Difficilmente la situazione poteva sfuggire di mano”, mentre ora assistiamo a un laicato che risponde al questionario indetto in vista del Sinodo e dà risposte che possono spiazzare: “Siamo davanti a una situazione che sfugge alle maglie della struttura tradizionale e che alla lunga potrà avviare processi interessanti, anche contro la dottrina della chiesa” come la conosciamo noi oggi. Dalle consultazioni in atto, aggiunge “uscirà, dal basso, una fotografia credibile e non edulcorata della chiesa su tematiche decisive. Questo è un cambiamento profondo, inedito. I sengnali ci sono già basta guardare in Austria, Svizzera e Germania. E anche in Italia le prime risposte alle problematiche oggetto del Sinodo sembrano essere davvero interessanti”.

© – FOGLIO QUOTIDIANO

di Matteo Matzuzzi   –   @matteomatzuzzi

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