Golgota, tra Chiesa e pedofilia il calvario di sacerdoti orchi e vittime inermi

“Questo è un libro che non avrei mai voluto scrivere. Non avevo voglia di entrare nella mente di un sacerdote che dopo aver celebrato la sua eucaristia sfoga i suoi isinti sessuali repressi sui bambini”. Così si apre Golgota (Piemme), l’ultimo libro di Carmelo Abbate, giornalista di Panorama e scrittore. Un’inchiesta. Un racconto. Un’analisi. Che entra nella pelle di chi vive un vero e proprio calvario. Perché si ritrova prete. E pedofilo. E di chi subisce, inerme, la violenza.

Abbate entra con il suo solito spirito totalizzante (“per me l’inchiesta è un’immersione totale nella realtà che ho deciso di raccontare”, dice l’autore nel suo libro) tra le piaghe di uno dei temi più tabù della Chiesa: sesso e pedofilia sotto le toghe e nelle sacrestie.

E dedica la sua opera al Papa. Sì, proprio a lui, a Papa Benedetto XVI. “A me non piace la Chiesa di Ratzinger ma nel mio lavoro di indagine ho dovuto prendere atto che lui solo ha denunciato nel tempo gli abusi, ha cercato un dialogo con le vittime. La mia non è una provocazione, ma una vera e propria dedica perché tenga accesa questa fiammella”.

La copertina di Golgota edito da Piemme

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I dati ufficiali parlano di 4.500 casi di pedofilia verificati nella Chiesa americana per 2,5 miliardi di dollari di risarcimenti pagati. In Brasile sono 1.700 i preti accusati di pedofilia. Mille in Irlanda, chiamati a rispondere di 30 mila casi. Si contano poi 110 sacerdoti condannati in Austrialia.

In Italia si parla di 80 casi e 300 vittime ma la Conferenza Episcopale italiana non ha mai comunicato dati ufficiali.

Carmelo Abbate, giornalista e scrittore (Credits: Carmelo Abbate, giornalista e scrittore (Credits:Silvia Amodio)

Abbate lascia parlare le voci, le storie. E tutta la sintesi estrema di Golgota è raccolta nelle due vite di Fabio e Sergio. Aprono il libro e l’effetto magnetico è immediato, impedendo di staccarsi dalla lettura.

Fabio ha 35 anni, è siciliano ma vive in America. È stato vittima per due anni da adolescente delle perversioni in nome di Cristo di un sacerdote.

Sergio è un prete, gay e con tendenze pedofile. Si innamora dell’autore, lo perseguita. “Trascorro con lui serate ad alto contenuto alcoolico” confessa Abbate. “Per conoscere la sua inquietudine, la sua solitudine di uomo malato in cerca di amore”.

Da una parte la paura dell’abuso di Fabio. Dall’altra la paura della solitudine di Sergio. La vittima e l’orco. In mezzo il calvario della vita di entrambi.

Da lì tutto parte nella comprensione delle motivazioni, degli errori della cultura vaticana, del male generato e di quello non curato. “Il libro è un percorso che scava nell’animo degli uomini di Chiesa e denuncia non tanto le persone ma la cultura della segretezza e dell’omofobia interna al Vaticano” ci dice Abbate.

E cerca di capire dalle vite vissute di orchi e vittime perché, come spiega Richard Sipe, prete benedettino e sociologo che ha trascorso 50 anni della sua ottuagenaria vita a studiare le tendenze sessuali dei preti, “se consideriamo gli uomini del clero e i laici della stessa fascia di età  e livello di educazione, la percentuale dei pedofili all’interno della Chiesa è più alta”.

La scelta del celibato può favorire tendenze pedofile, dimostra Abbate. E distruggere la vita delle vittime. In un calvario che lascia il segno e che difficilmente trova la sua fine. Se non con la fine della vita.

  • ilaria.molinari – blogpanorama.it
  • Martedì 13 Marzo 2012

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