Timothy Dolan è stato elevato a Cardinale da Ratzinger: sarà lui il prossimo Papa?

L'arcivescovo di New York che fa sognare i cattolici Usa

L’arcivescovo di New York Timothy Dolan, 62 anni, nativo del Missouri in una famiglia irlandese-americana, sta facendo sognare i cattolici degli Stati Uniti, una comunità di 70 milioni anime. Sarà  lui il prossimo papa?

La cerimonia in Vaticano di oggi, quando il Papa lo ha elevato a Cardinale assieme ad altri 21 prelati, è stata trasmessa in diretta alle 4 del mattino dalla Tv locale più vista della metropoli, NY1,  e sarà  ritrasmessa domani domenica alle 12, l’ora delle messe. Quasi mille fedeli newyorkesi sono andati in pellegrinaggio a Roma in questi giorni per seguire da vicino l’ascesa di Dolan al Collegio dei cardinali, il più alto organismo della Chiesa di Roma. I network li hanno ripetutamente intervistati in piazza San Pietro, raggianti e orgogliosi di vedere l’arcivescovo di casa, che ogni domenica recita la Messa dalla Cattedrale di San Patrizio sulla Quinta Strada, entrare nella elite della loro religione. Dolan, intervistato in strada, sventolando la berrettina rossa nuova fiammante, ha detto che “questa non è per me, è per l’Empire State Building, per la Statua della Libertà”. Per la diocesi di New York, insomma. E una giornalista americana, parlando dalla stessa piazza con alle spalle la basilica, ha eccitato la fantasia e le speranze dei cattolici degli Stati Uniti quando ha riferito di “voci all’interno del Vaticano che darebbero Tim Dolan come il probabile primo americano a diventare papa”.

L’essere uno dei 125 cardinale con la berretta rossa, infatti, conferisce a Dolan il potere di eleggere insieme ai suoi pari il successore di Benedetto XVI, ma anche di essere scelto lui per la carica dai colleghi del conclave. La figura di Dolan è balzata in primo piano nella politica americana da quando è stato nominato arcivescovo, da papa Ratzinger, nel febbraio del 2009, tre anni fa. Battagliero difensore del messaggio pro-vita dei cattolici, era anche stato nominato di recente presidente della Conferenza dei vescovi americani, divenendo il più importante rappresentante del clero negli Usa. In quella veste non ha esitato a polemizzare con il New York Times, giornale bandiera del secolarismo anti cristiano e anti cattolico. Quando il giornale ha demonizzato l’intera Chiesa di Roma e attaccato il pontefice a causa degli scandali degli abusi sessuali compiuti nel mondo da diversi preti cattolici, Dolan ha scritto una lettera di fuoco per respingere l’indebita (per lui) generalizzazione. I rapporti di reciproca disistima tra il Times e Dolan sono tali che ieri la notizia della promozione in Vaticano del neocardinale arcivescovo di New York  non è stata neppure richiamata in prima e relegata a pagina 21. Il popolare New York Post, invece, oltre alla intera prima gli dedica quattro pagine interne.  Il neo cardinale, che parla italiano per aver trascorso lunghi periodi della carriera a Roma, è noto per la sua giovialità di carattere e per le sue battute, il che non gli impedisce di essere tagliente, quando serve, anche contro Obama. L’ultima volta è stata qualche settimana fa, quando ha respinto come un attacco alla libertà religiosa l’imposizione della Casa Bianca agli ospedali e alle scuole cattoliche di fornire ai propri dipendenti polizze sanitarie con la copertura delle spese per la contraccezione, anatema per un cattolico.

Ieri, nel discorso di accettazione della nuova carica, il neocardinale Dolan ha parlato della sua città in termini molto caritatevoli. “New York, senza negare le sue evidenti prove di secolarismo, è anche una città molto religiosa. Uno vi trova, anche tra i gruppi abitualmente identificati come materialistici – i media, lo spettacolo, gli affari, la politica, gli artisti, gli scrittori e giornalisti – una innegabile apertura per il divino”. A casa, nella sua cattedrale, fervono i lavori per il rientro: oltre ad essere chiamato d’ora in poi Sua Eminenza, invece di Sua Eccellenza, glòi stanno preparando un altare che sia adeguato al suo nuovo rango, come prevede la liturgia.

di Glauco Maggi
Twitter@glaucomaggi – liberoquotidiano

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