E’ nato un papabile

Iacopo Scaramuzzi

E’ nato un papabile. Americano. A Timothy M. Dolan, 62 anni, la notorietà non mancava. Dal 2009 è arcivescovo di New York, dal 2010 presidente della conferenza episcopale degli Stati Uniti, e l’anno scorso il papa lo ha mandato in Irlanda a perlustrare i seminari irlandesi dopo lo scandalo della pedofilia. Dolan è esuberante, simpatico, telegenico, e gioca a baseball. E’ il principale nemico di Barack Obama sulla riforma sanitaria ed ha cavalcato con impeto l’ultima polemica sull’obbligo alle strutture cattoliche di fornire servizi contraccettivi ai propri dipendenti (la Casa bianca ha poi fatto un mezzo passo indietro ma per l’episcopato guidato da Dolan non basta). Sugli abusi sessuali dei preti, dal suo blog The Gospel in the digital age ha attaccato il New York Times (che pure lo aveva definito un “conservatore geniale”) accusandolo di anti-cattolicesimo. E’ un “conservatore creativo”, come viene chiamata la nuova leva di vescovi ratzingeriani: dialogante e gioviale nella forma, ma inamovibile nel merito sulle questioni classiche della dottrina cattolica, dall’aborto ai matrimoni gay. Insomma, un protagonista della Chiesa americana. E non solo americana. Dolan è uno dei nuovi cardinali ai quali domani il papa imporrà la berretta cardinalizia ad un Concistoro in Vaticano. L’arcivescovo di New York, insomma, entra tra gli elettori (e gli eligibili) al prossimo Conclave. E se non fosse chiara la simpatia che nutre nei suoi confronti, Benedetto XVI gli ha assegnato un compito di grande visibilità: l’introduzione alla riunione che si svolge oggi in Vaticano tra il papa e i cardinali di tutto il mondo per parlare di “nuova evangelizzazione” (e magari degli ultimi scandali e fughe di notizie soprannominato Vatileaks dal portavoce vaticano Federico Lombardi). Tra battute (indirizzate anche al cardinale Segretario di Stato Bertone) e ricordi personali, citazioni di film e di romanzi, Dolan ha spiegato che “la nuova evangelizzazione si compie con il sorriso, non con il volto accigliato”. Su invito dello stesso Bertone, ha parlato in un italiano, una lingua che conosce poco ma che potrebbe servirgli in futuro. Perché è sempre più chiaro che, dentro e fuori il Vaticano, Dolan è guardato sempre di più come un candidato forte alla successione di Benedetto XVI.

Qualche settimana fa, per inciso, il settimanale cattolico britannico The Tablet è stato il primo ad immaginare una prima lista di papabili: i cardinali Angelo Scola (Milano), Gianfranco Ravasi (presidente del pontificio consiglio della Cultura), Peter Turkson (ghanese e presidente del pontificio consiglio Giustizia e pace), Oscar Rodriguez Maradiaga (salesiano di Tegucigalpa), Christoph Schoenborn (Vienna), Leonardo Sandri (argentino e presidente della congregazione per le Chiese orientali), Marc Ouellet (canadese e prefetto della congregazione dei vescovi), Odilo Pedro Scherer (San Paolo in Brasile), e Joao Braz de Aviz (brasiliano, prefetto della congregazione dei religiosi e cardinale al Concistoro di febbraio). Da domani, in pole position c’è anche Dolan.

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