Vescovo Torino: Nulla, non una parola di novità. Parecchie ovvietà e poi strane ed evanescenti proposte

L’arcivescovo di Torino ha inviato agli amministratori all’inizio del 2012 una lettera alla città su lavoro, giovani e immigrati. In questi tre temi Nosiglia individua i punti dai quali ripartire. Nulla, non una parola di novità. Parecchie ovvietà e poi strane ed evanescenti proposte.
“La lettera mi fa venire in mente, con nostalgia, un invito condivisibile a guardare al futuro e al camminare insieme che era già presente nella lettera che fece il cardinale Pellegrino nel 1972. Anche se in questo caso la profondità è minore” spiega la segretaria della Camera del Lavoro di Torino, Donata Canta. Che apprezza i punti chiave della missiva (lavoro, giovani, immigrazione) ma che non condivide del tutto gli strumenti individuati dall’arcivescovo Nosiglia. Perché, dice Donata Canta, “dire che sul lavoro bisogna togliere ai più privilegiati per dare ai meno privilegiati è un luogo comune se non si dice chi sono”. E ancora, “l’invito ai giovani a prendere tutto il lavoro che viene è giusto, ma ingeneroso se si tiene conto dell’alto numero di avviamenti che cessano dopo 30 giorni”. La sindacalista sperava poi in qualcosa di più sull’immigrazione: “per esempio che venisse detto con forza che alla base dell’integrazione ci sono il diritto di cittadinanza per chi nasce sul suolo italiano e il diritto di voto per gli immigrati”. (st.p. – Repubblica del 4 gennaio 2012).
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