Gli studenti di un liceo austriaco e di un altro del Liechtenstein sostengono l’esame di latino in Vaticano potendo consultare per telefono vescovi e cardinali

Un esame di latino piuttosto particolare, quello che gli studenti di due licei verranno a sostenere domani in Vaticano potendosi avvalere di uno strumento solitamente bandito da qualsiasi esame: il telefono cellulare. La curiosa notizia è stata messa in pagina questo pomeriggio da «L’Osservatore Romano». La prova pubblica, intitolata con chiaro riferimento natalizio «Puer natus est» vedrà impegnati gli studenti del liceo privato austriaco «Sacré Coeur Bregenz» e del liceo «Formatio» del Liechtenstein. L’esame di terrà al Museo gregoriano profano dei Musei Vaticani.

Gli studenti, individualmente o in coppia, svolgeranno l’esame di latino, che sarà diviso in due parti. Dovranno innanzitutto tradurre testi liturgici sul tema del Natale. Quindi successivamente dovranno rispondere a domande sulla Chiesa. La notizia che ha dell’incredibile riguarda l’uso del cellulare, ammesso e anzi praticamente obbligatorio. Nel corso della prova, infatti, gli studenti alle prese con le domande sulla Chiesa potranno avvalersi «di uno speciale aiuto chiamando, via telefonino, alte personalità in Vaticano, in Austria e in altri Paesi»

«L’Osservatore Romano» fa qualche nome: «Ricordiamo il cardinale Giovanni Lajolo, presidente emerito del Governatorato, il vescovo Josef Clemens, segretario del Pontificio Consiglio per i Laici, monsignor Waldemar Turek, della Segreteria di Stato, e Flaminia Giovanelli, sottosegretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. E dal canto loro anche i suggeritori potranno rivolgere domande ai ragazzi sul Natale e sulla Chiesa cattolica».

Insomma, agli studenti, oltre che essere consentito l’uso del telefonino, saranno forniti anche i numeri di telefono di vescovi e cardinali pronti ad aiutarli. «Lo scopo di questo examen publicum Vaticanum – si legge nel quotidiano della Santa Sede – è quello di riconoscere e valorizzare sia il ruolo storico della lingua latina nello sviluppo delle lingue europee, sia il ruolo della Chiesa cattolica nella preservazione della lingua latina. Contestualmente, mediante questa pubblica iniziativa, si intende promuovere l’insegnamento del latino nei licei, e la comprensione della messa in latino da parte di tutti i fedeli».

Anche se in realtà quasi più nessuno Oltretevere è in grado di parlarla correntemente, la lingua latina per il Vaticano non è morta. Un apposito ufficio della Santa Sede continua ad aggiornare il lessico, componendo neologismi che gli antichi romani e gli antichi cristiani non conoscevano, per poter tradurre le encicliche e i documenti papali.

È accaduto anche per l’enciclica sociale di Benedetto XVI, Caritas in veritate, pubblicata nel luglio di due anni fa, che nella sua versione latina ha presentato più di una difficoltà ai traduttori, alle prese con i vocaboli riguardanti la crisi economica e la globalizzazione. Così delocalizzazione è stato tradotto «delocalizatio», mentre liberalizzazione è diventata «plenior libertatis». La disoccupazione è «operis vacatio», la sotto-occupazione «operis subvacatio» e la denatalità «natorum imminuitio».

Con «fontes alterius generis» si è sono rese le fonti alternative, mentre le risorse energetiche non rinnovabili sono diventate «fontes energiae qui non renovantur». Tra i termini più usati c’è globalizatio (globalizzazione), parola che non esiste nel latino classico ma che è costruita su globus.

di Andrea Tornielli – vaticaninsider
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