La Chiesa, la pedofilia e quel tabù del celibato. Preti sposati necessari alle diocesi

Articolo di Alexander Stille (Repubblica 28.4.19)

“”La chiesa cattolica mentre tenta di affrontare lo scandalo dei preti pedofili — dibattendo le misure da prendere in caso di abuso sessuale e le responsabilità dei vescovi — si rifiuta di affrontare il problema di fondo: il fatto che l’istituzione del celibato è fallita. Secondo alcune ricerche, molti preti sono sessualmente attivi, chi con donne, chi con altri uomini, chi con minori. Un clero che ha tanti scheletri negli armadi non è in posizione favorevole per disciplinare i casi di predazione sessuale. Prendiamo il caso dell’arcivescovo americano Rembert Weakland: ha fatto pagare sottobanco circa 450 mila dollari a un suo amante ( un uomo adulto) per farlo tacere; allo stesso tempo ha minimizzato il problema dei preti pedofili, trasferendoli in altre diocesi (come facevano tutti allora) senza cacciarli dal clero o denunciarli alle autorità. È difficile dire se il suo segreto personale ha influito nella sua gestione dei preti predatori ma certamente l’ha reso letteralmente ricattabile.
Il papa emerito Benedetto XVI ha appena pubblicato un saggio denunciando il permessivismo degli anni Sessanta per il “ crollo dei valori” nella chiesa. Il tasso di preti gay è sicuramente alto: secondo le varie stime ( che non sono scientifiche e variano da un paese all’altro) si attestano tra i 20 e il 50 percento. “Essere preti è o sta diventando una professione gay”, ha scritto il reverendo Donald B. Cozzens, rettore di un seminario cattolico nell’Ohio, in un suo libro del 2000.
Ma in realtà, le politiche repressive di papa Ratzinger e dei suoi predecessori (Paolo VI e Giovanni Paolo II) hanno molto contribuito alla crisi attuale. Per molti secoli la chiesa ha praticato una politica di “ ipocrisia saggia”, chiudendo un occhio sul fatto che una forte percentuale di preti era incapace di rispettare il voto del celibato. La figura del prete o della suora libidinosi nel Decameron di Boccaccio non era solo una trovata letteraria ma una realtà sociale. Molti preti vivevano in concubinaggio con una “ donna di servizio”; alcuni preti usavano l’intimità della confessione per sedurre le devote con tanti casi di figli illegittimi. Ma tutto ciò fu in genere relegato a voce di paese e passò sotto il silenzio generale del “si fa ma non si dice”.
L’omosessualità non era sconosciuta: nella disciplina dell’ordine benedettino i monaci che dividevano una stanza dovevano dormire vestiti e con le luci accese. Ambienti “homosocial” — seminari, collegi unisex, carceri — tendono a favorire l’omosessualità. “L’uomo è un animale che ama”, ha detto Richard Sipe, un ex prete psicologo che ha lasciato la chiesa per sposarsi.
Al momento del Concilio Vaticano II ( 1962- 65), molti vescovi, soprattutto quelli in Sud America e in Africa, speravano che il concilio, nel suo tentativo di “aggiornare” la chiesa, avrebbe permesso ai preti di sposarsi, normalizzando la situazione di “concubinaggio” dilagante nei loro territori. Ma Paolo VI, che ha ereditato il Concilio da papa Giovanni XXIII, si è spaventato dalla rapidità dei cambiamenti nella chiesa e ha bloccato il dibattito, ignorando il parere di una commissione papale che sosteneva che non esistesse un impedimento teologico alla figura del prete sposato. Paolo VI ha invece impedito che si discutesse la questione e ha emanato la sua famosa enciclica contro la contraccezione artificiale Humanae Vitae.
La delusione fu grande. Cominciò un esodo dal clero. Secondo Sipe, circa 125 mila preti hanno lasciato la chiesa per sposarsi. In compenso, la percentuale di preti gay è salita: è molto più facile nascondersi in una comunità tutta maschile con una cultura della segretezza e un’avversione allo scandalo. Molti giovani cattolici sinceramente devoti sono entrati nel seminario sperando di fuggire ai loro impulsi sessuali prendendo il voto del celibato. Ma vivendo con tanti altri uomini con lo stesso orientamento si sono trovati in ambienti spesso pieni di attività sessuale e anche di abusi. Circa il 10 percento dei giovani seminaristi vengono abusati o sedotti da preti, amministratori o altri seminaristi, secondo Thomas Doyle, prete cattolico che come esperto di diritto canonico ha aiutato a gestire il problema dei preti pedofili per la chiesa americana.
Secondo i tradizionalisti come Benedetto XVI, è tutta colpa dell’abbandono di valori chiari e del lassismo generale della cultura. Ma secondo Sipe “ l’enfasi sui preti gay è uno schermo per il fallimento del celibato. I preti gay violano il celibato nelle stesse proporzioni di quelli etero”. La chiesa chiede ai preti una cosa che poche persone sono capaci di fare. Anche San Paolo, quando i primi devoti gli chiedevano se bisogna rinunciare alle donne, rispondeva: “ Io sono celibe, ma non è per tutti. È meglio sposarsi che bruciare”. Uno studio del 1985 ha stimato che se il celibato non fosse obbligatorio, le domande per entrare nel clero aumenterebbero del 400 percento.
Anche se il celibato è una tradizione e non un principio che ha fondamenta nel Vangelo, i conservatori non hanno torto quando dicono che abbandonare le tradizioni è un segno di debolezza tipica di una chiesa in declino. La sociologia della religione insegna che le chiese “ severe” tendono a essere più forti. Le chiese protestanti moderate — dove i preti sono sposati e a volte gay — stanno perdendo quota pure loro. Le chiese evangeliche — che hanno un’ideologia rigida ma permettono ai loro sacerdoti di sposarsi — vanno molto meglio. La chiesa cattolica, secondo Laurence Iannaccone, un economista e sociologo della religione, con il Concilio Vaticano II ha creato “il peggio dei due mondi”. Ha eliminato elementi che distinguono il cattolicesimo da altre religioni — il rito latino, l’obbligo di mangiare pesce il venerdì, gli abiti elaborati delle monache — ma ha tenuto le differenze che rappresentavano dei veri ostacoli: il matrimonio per i preti, l’ordinazione per le donne.
Le alternative per papa Francesco, a questo punto, sono tentare una riforma audace subendo una rivolta, oppure adottare piccole mezze misure assecondando il lento declino. Tra le poche cose che può fare Francesco è rivitalizzare il diaconato, dove non ci sono veti né per gli uomini sposati né per le donne.””

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