Quei sacerdoti “eretici” che aprono a islam e Lutero

Il Giornale

Gesù trattato come un profeta qualsiasi, il Corpo di Cristo finito nelle mani di una sacerdotessa luterana, «eretica».

Non in un luogo qualunque ma in chiesa – col placet piĂą o meno consapevole della Diocesi – nella settimana che pretende di incoraggiare «l’unitĂ  dei cristiani». Inutile nascondersi dietro a un dito, per i cattolici italiani sono giorni di profondo smarrimento, sconforto, disperazione. Sentimenti che si potevano leggere nelle facce dei fedeli della chiesa di San Giovanni in Laterano, a Milano, che domenica 20 gennaio hanno abbandonato la messa delle 11. Almeno loro hanno avuto la fortuna di non sentire una sacerdotessa luterana, Anna Maffei, leggere il Vangelo, straparlare di unitĂ  dei cristiani durante l’omelia. E soprattutto non l’hanno vista dare la Comunione. Dov’è l’eresia? Secondo il credo della sacerdotessa quell’ostia che distribuiva a fedeli ignari non era «veramente» il corpo di Cristo, ma «anche» pane e vino.

Tutto è successo sotto gli occhi di un sacerdote, don Giuseppe Grampa, direttore del mensile diocesano Il Segno, che secondo La Bussola quotidiana che l’ha intervistato, inviterebbe periodicamente la Maffei e il marito Massimo Aprile a parlare di UnitĂ  dei cristiani. «Non ci trovo nulla di strano», ha detto al sito, sono «concelebrazioni», o meglio «scambi di ambone» che prevedono la lettura e il commento del Vangelo. «L’ufficio per l’ecumenismo della diocesi era perfettamente informato», ha aggiunto. Il dramma è che neanche il sacerdote sembra aver compreso fino in fondo la portata «eretica» di ciò che è accaduto. Anzi, lo stesso sacerdote è arrivato a dire che la transustanziazione (cioè l’Eucarestia che diventa corpo e sangue di Cristo) è solo «uno dei modi di intendere la Comunione», cancellando in un solo colpo 500 anni di dottrina e di storia, san Tommaso, Paolo VI e il Concilio di Trento e minando alle basi la testata d’angolo della Chiesa cattolica.

Solo qualche giorno prima, sempre in una chiesa di Milano, Santa Maria di Caravaggio, è toccato all’imam Yahya Pallavicini, presidente della ComunitĂ  islamica italiana, intortare i cattolici presenti con la solita favoletta che GesĂą Cristo non è il figlio di Dio, non è morto per noi (anzi, non è risorto) ma è solo uno dei profeti, l’ultimo e niente piĂą. E che insomma, la fede di cristiani e islamici in qualche modo può convivere. Se non è una bestemmia, per di piĂą pronunciata in una chiesa, cos’è?

Certo, il disegno di Dio è imperscrutabile per gli uomini. Mai come oggi i cristiani sono perseguitati dalla follia jihadista, dalle Filippine alla Corea del Nord, in Arabia Saudita, in Nigeria e Afghanistan, in Egitto e in Pakistan. Il Vaticano è scosso da veleni e complotti, l’ombra della pedofilia e il sospetto che qualcuno abbia protetto gli orchi nascosti sotto la porpora, Papa Bergoglio tirato per la giacchetta sull’aborto e il celibato dei preti. Sono problemi che la Chiesa si trascina da secoli. Ma chi ha fede non può sopportare ancora a lungo questa deriva relativista per cui la figura di Cristo può essere piegata, distorta, financo calpestata. Neanche in nome di un interesse certamente piĂą grande come l’unitĂ  dei cristiani. PerchĂ© qui siamo a un passo dalla disgregazione dei cattolici.

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