Al cinema. La nuova Mary Poppins è Emily Blunt, per conquistare i millennials

Emily Blunt, la nuova Mary Poppins (Jay Maidment/Disney via AP)

Emily Blunt, la nuova Mary Poppins (Jay Maidment/Disney via AP)

Ricordate i piccoli Michael e Jane Banks che un giorno riscoprirono stupore e meraviglia infantili grazie a una tata arrivata con il cambiar del vento, Mary Poppins, trasportata da un ombrello col manico a forma di pappagallo? Chi non avrebbe voluto essere al posto di quei bambini, anche a costo di non avere dei genitori perfetti? Era il 1964 e da allora Julie Andrews ha incantato generazioni e generazioni con i suoi poteri magici.

I ragazzini di oggi però hanno una nuova Mary Poppins – Returns – , con il volto e l’eleganza di Emily Blunt e gli abiti di Sandy Powell, una delle più visionarie costumiste hollywoodiane. Michael e Jane sono ormai cresciuti – siamo sempre a Londra, ma nel periodo della grande depressione tra le due guerra – e nella cameretta al numero 17 di Viale dei Ciliegi dormono i tre figli di Michael, mentre il posto di governante è occupato dall’anziana Ellen. Jane invece, ancora nubile, ha ereditato da sua madre, una suffragetta, l’entusiasmo per l’attivismo e combatte per i diritti dei lavoratori. Un terribile lutto in famiglia – la morte della madre dei piccoli – richiama l’attenzione dell’arguta, saggia e stravagante bambinaia che non è invecchiata di un giorno ed è ancora «praticamente perfetta sotto ogni aspetto ».

E ancora una volta aiuterà i Banks a ritrovare allegria, serenità e armonia. Diretto da Rob Marshall a partire dai romanzi di P.L. Travers (che alla sua eroina dedicò otto libri) e interpretato anche da Meryl Streep, Lin-Manuel Miranda, Ben Whishaw, Emily Mortimer, Colin Firth, Dick Van Dyke (l’ex spazzacamino Bert che ora veste i panni di un direttore di banca in pensione), Angela Lansbury, Julie Walters e Jeremy Swift, il film mescola vecchio e nuovo.

Chi è cresciuto con il film di Robert Stevenson non vivrà la stessa magia, ma ritroverà molti riferimenti, omaggi, citazioni e icone (ad esempio la Cattedrale di Saint Paul) dell’originale e scoprirà nuovi numeri musicali, meravigliose avventure metropolitane, personaggi diversi (la cugina Topsy della Streep è tra i più riusciti).

Con un paio di eccezioni, le nuove canzoni sono più complesse, forse meno orecchiabili se paragonate a «Supercalifragilistichespiralidoso » e «Camcaminí », ma i balletti sono coinvolgenti e i mondi visitati da Mary e i bambini sempre coloratissimi e affascinanti, con tanto di incursioni nell’Oceano e tra personaggi animati.

Il rapporto genitori figli resta cruciale nella storia: se nel film del ’64 i bambini venivano trascurati da un padre troppo severo e una madre molto indaffarata, questa volta i tre piccoli protagonisti fanno i conti con il dolore della morte, una grave crisi economica e un padre che a sua volta non riesce ad elaborare lutti e preoccupazioni.

Il ruolo del cattivo è affidato a Colin Firth, avido banchiere, e un gruppo di lampionai ha preso il posto degli spazzacamini, ma il vero asso nella manica del musical è proprio lei, Emily Blunt, perfetta per questo ruolo (una scelta approvata dalla stessa Andrews), che vince la sfida del confronto e riesce a convincerci tutti che c’è sempre un altro punto di vista da cui guardare le cose.

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