La Chiesa anglicana apre ai trans: “Accoglieteli secondo il loro nuovo sesso”

La Chiesa anglicana apre le sue porte ai transgender incoraggiando i sacerdoti ad accettarli nella comunità religiosa con la loro nuova identità e il loro nuovo sesso. Per farlo si concede addirittura la possibilità di chiedere una cerimonia simile a un nuovo battesimo, un rito con il quale la Chiesa d’Inghilterra accoglie il fedele o la fedele con il nuovo nome che si è scelto. «Rivolgersi a una persona trans durante la liturgia per la prima volta con il suo nuovo nome può essere un momento profondo nella celebrazione», affermano le linee guida approvate dai vescovi che invitano i sacerdoti ad essere «sensibili e creativi» nell’offrire questo servizio che «costituisce un riconoscimento pubblico della loro identità e un benvenuto nella vita della chiesa di Dio».

«È importante che l’occasione abbia un carattere celebrativo e, in preparazione del servizio, che il ministro incontri il candidato per comprendere meglio il proprio percorso personale. Il sacerdote dovrebbe essere guidato dai desideri del candidato riguardo al modo in cui le sue esperienze passate possano essere menzionate o riflesse», si legge nel testo.

In regalo una bibbia con il nuovo nome scelto.

Per quanto questa celebrazione non è considerata una ripetizione del sacramento del battesimo, il rito utilizzerà acqua e olio santi, come avviene appunto nel battesimo o nella cresima. E per l’occasione i sacerdoti sono invitati a fare un regalo ai fedeli accolti per una seconda volta nella comunità della chiesa: una bibbia su cui deve essere inciso il nuovo nome che la persona ha scelto per sé.

La pastorale afferma anche che i sacerdoti dovrebbero rivolgersi alla persona transgender utilizzando i pronomi del genere che è stato scelto, e mai quello della nascita, o al massimo un pronome neutrale. «Le persone transessuali non sono diverse di qualsiasi altro gruppo sociale e per questo i ministri dovrebbero evitare ogni tipo di stereotipo», continuano le linee guida.

Anche gli apostoli cambiarono il loro nome

Il cambio di nome della persona, ricordano i sacerdoti, è una pratica che fa parte da sempre della tradizione giudaico cristiana. Anche gli apostoli hanno cambiato nome, seppur chiaramente per altre ragioni. Pietro era Simone il pescatore prima di essere scelto da Gesù come suo discepolo. «In alcuni ambienti cristiani è consuetudine che i candidati adottino un nome aggiuntivo o di un santo alla loro conferma. Nelle comunità monastiche non è inusuale per una persona, sia nel ricevere l’abito che nella professione, assumere un nuovo nome», osserva la pastorale.

Per la chiesa anglicana si tratta di un’ulteriore rivoluzione che la distanzia dalla Chiesa cattolica. Nel Regno Unito al sacerdozio sono ammesse anche le donne e i preti possono sposarsi. Lo stesso vescovo di Londra è una donna, Sarah Mullally. Anche lei alla nascita aveva un altro nome, Sarah Elisabeth Bowser.

Gazzetta di Reggio

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