Iran. Sesto giorno di proteste: almeno 20 persone uccise e 450 arrestate

Sesto giorno di proteste in Iran: nove persone sono state uccise nella notte nel corso delle proteste antigovernative, tra cui un bambino di 11 anni e un membro dei Guardiani della rivoluzione. Il bilancio delle vittime sale ad almeno 20 persone; mentre 450 persone sono state arrestate: i numeri sono riportati dalla tv di Stato iraniana e comunque sono difficili da verificare.

La tv di Stato ha riportato che 6 manifestanti sono stati uccisi in un attacco a un commissariato nella città di Qahdarijan. Le violenze si sono scatenate dopo che i rivoltosi avevano cercato di rubare pistole nel commissariato. Un bambino di 11 anni e un ventenne sono stati uccisi a Khomeinishahr, mentre un membro dei Guardiani della rivoluzione è morto a Najafabad, ucciso da colpi esplosi da un fucile da caccia. Le tre città si trovano nella provincia centrale di Isfahan, circa 350 chilometri a sud di Teheran.

Nel suo primo intervento dopo 6 giorni di proteste antigovernative che hanno causato almeno 20 morti, la guida suprema della Repubblica islamica, ayatollah Ali Khamenei, ha accusato i “nemici” dell’Iran per le violenze. Lo ayatollah Ali Khamenei ha aggiunto che i “nemici” della Repubblica islamica stanno orchestrando un complotto contro Teheran: “Negli eventi degli ultimi giorni, i nemici si sono uniti e stanno usando tutti i loro mezzi, soldi, armi, politiche e servizi di sicurezza per creare problemi al regime islamico”, in un discorso mostrato nella televisione di Stato.

Perché si protesta da 6 giorni in Iran?

Come riporta il Post, le proteste – considerate le più grandi dal 2009 anno delle enormi proteste del cosiddetto “movimento dell’Onda Verde” – sono iniziate giovedì scorso. Inizialmente erano rivolte al governo, accusato di non aver fatto le riforme economiche che aveva promesso, ma si sono poi allargate, e hanno coinvolto altre persone che protestavano rispetto ad altri temi. Negli ultimi giorni, durante manifestazioni che si sono diffuse fino a coinvolgere decine di città in tutto l’Iran, si sono sentiti slogan contro l’intero sistema della teocrazia islamica in vigore in Iran dalla rivoluzione del 1979 e in almeno due casi anche contro la Guida suprema iraniana, Ali Khamenei.

Parlando direttamente delle manifestazioni per la prima volta, il presidente iraniano Hassan Rouhani – un moderato, eletto per un secondo mandato la scorsa estate – ha detto domenica di capire la rabbia e la frustrazione delle persone per le difficili condizioni economiche del paese, ma che le proteste non possono degenerare in violenze e distruzioni. «Il diritto di critica e di protesta è garantito dalla costituzione» ha detto Rouhani, «ma deve essere esercitato in un modo che porti a miglioramenti per il paese e il suo popolo».

Rouhani ha anche risposto al presidente statunitense Donald Trump, che domenica aveva scritto su Twitter che “le persone hanno finalmente capito come i loro soldi e la loro ricchezza venga sperperata per finanziare il terrorismo”, aggiungendo che gli Stati Uniti avrebbero sorvegliato le proteste per evitare violazioni dei diritti umani. Rouhani ha detto che Trump non aveva diritto di esprimere solidarietà ai cittadini iraniani dopo aver definito il loro paese uno stato-terrorista.

L’agenzia stampa semi-ufficiale ILNA ha detto che negli ultimi tre giorni di proteste sono state fermate almeno 450 persone. Sempre domenica le autorità iraniane hanno bloccato in molte parti del paese Instagram e Telegram, due popolari app per scambiare foto e messaggi che potrebbero essere state usate per coordinare le manifestazioni degli ultimi giorni.

avvenire

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