Via lo stipendio ai preti hard Lo chiede un parroco dopo gli scandali sessuali di Padova

«Finché il prete ha uno stipendio garantito può spendere energie e tempo per ogni stupidaggine e fantasia. Se invece fosse più povero e la sua vita dipendesse dalla gente sarebbe costretto a rispondere di ogni sua scelta ai parrocchiani». Sono parole pesanti come macigni quelle vergate da don Gianni Antoniazzi, sacerdote di 49 anni titolare della popolosa e importante parrocchia di Carpenedo a Mestre. È lui a squarciare il silenzio imbarazzato della Chiesa veneta sullo scandalo a luci rosse delle orge nella canonica di San Lazzaro a Padova organizzate da don Andrea Contin.

Don Antoniazzi ha scritto nero su bianco queste parole nel bollettino parrocchiale Lettera Aperta, dove in maniera piuttosto inusuale prende posizione in merito alle polemiche scatenatesi sulla torbida vicenda, nella quale sono pure volate accuse di sfruttamento della prostituzione e sono emersi particolari piccanti puntualmente riportati dalla stampa. Un cocktail di notizie che ha letteralmente sconcertato i fedeli. Il vescovo di Padova monsignor Claudio Cipolla dopo lunghi giorni di «no comment» si è visto costretto intervenire sull’incresciosa situazione venutasi a creare; lo ha fatto con una missiva in cui chiede perdono e ammette di vergognarsi profondamente per l’accaduto. Per il resto, i settimanali diocesani veneti hanno preferito non proferire verbo su una tale sconcertante storia.

«Ogni giorno che passa cresce l’imbarazzo per le vicende legate ai due o più preti di Padova e a ciò che hanno potuto combinare persino in canonica» scrive invece don Antoniazzi nella Lettera Aperta di questo weekend rivelata dal Gazzettino. «Se le cose stessero come dicono i giornali – aggiunge il sacerdote -, non posso che esprimere una chiara e netta condanna per le azioni compiute, lasciando comunque a Dio il giudizio sugli uomini. In questi soggetti c’è evidentemente una personalità squilibrata e patologica. Forse serviva maggior giudizio prima dell’ordinazione. Non facciamo però d’ogni erba un fascio: anche fra gli apostoli ci furono i martiri e un traditore. Spiace dunque che si profitti di queste occasioni per screditare le migliaia di preti capaci di lavorare per il bene della gente».

Il parroco di Mestre, originario di Conegliano, riferisce poi di quanto accaduto durante le benedizioni pasquali, già avviate in molte parrocchie. «Qualcuno mi confida che non firmerà più l’8/1000. Da principio ne ero dispiaciuto, ma capisco che non si tratta di un ragionamento del tutto balordo». Il motivo? «Finché il prete ha uno stipendio garantito può spendere energie e tempo per ogni stupidaggine e fantasia. Se invece fosse più povero e la sua vita dipendesse dalla gente sarebbe costretto a rispondere di ogni sua scelta ai parrocchiani». In buona sostanza, un prete dovrebbe mantenersi solo con le offerte e il sostentamento elargitogli in maniera del tutto gratuita dai suoi parrocchiani; un modo molto concreto per indurlo a comportarsi in maniera corretta e coerente con la sua vocazione, altrimenti gli verrebbero tagliati i viveri. Chissà, magari da questa riflessione potrà scaturire una proposta da avanzare agli organi nazionali della Cei.

italiaoggi.it

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