“Venite a Bologna per continuare a nutrire il sogno della pace”: è l’appello che monsignor Giovanni Ricchiuti, vescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti e presidente di Pax Christi Italia, rivolge soprattutto a giovani e meno giovani, per vivere la notte di Capodanno in maniera veramente alternativa: si svolgerà stavolta a Bologna, per la prima volta, la 49ma edizione della Marcia della pace 2016, storicamente organizzata ogni 31 dicembre da Pax Christi, Ufficio nazionale Cei per i problemi sociali e il lavoro, Caritas italiana, Azione cattolica italiana e arcidiocesi di Bologna.Lo scorso anno si è tenuta a Molfetta, terra di don Tonino Bello, con la partecipazione di migliaia di persone. Quest’anno si spera di averne altrettante e di dare vita ad un evento speciale, con tanti ospiti importanti e la celebrazione eucaristica nella Basilica di San Francesco presieduta da monsignor Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna. Il tema è, come consueto, quello del Messaggio del Papa per la Giornata mondiale della pace 2017: “La nonviolenza: stile di una politica per la pace“.

news_marcia_pace_bologna_2016_line_mediumPer la prima volta a Bologna. Il disarmo totale per porre fine a guerre e conflitti, la nonviolenza come prassi di vita, nell’uso del linguaggio, sono i temi che faranno da filo conduttore all’edizione di quest’anno, che presenta diverse novità: “Per la prima volta si svolge a Bologna, un luogo significativo per le stragi che hanno segnato la storia dell’Italia – ricorda monsignor Ricchiuti -. Inoltre Bologna è una prestigiosa sede vescovile ed universitaria”. La marcia di quest’anno intende esprimere “un rinnovato entusiasmo da parte del popolo della pace, che vuole essere

spina nel fianco di un certo modo di fare politica ed affrontare i conflitti nel mondo”.

011008-033L’ipocrisia della guerra, tra armi e aiuti.  Il presidente di Pax Christi non teme, infatti, di fare riferimenti concreti alla situazione politica e sociale italiana: “Certo, non è facile svolgere questo compito in un Paese in cui il nostro premier, poche settimane fa, ha affermato che se gli altri Paesi vendono armi allora possiamo venderle anche noi. Ma è una grande ipocrisia mandare armi da una parte e aiuti umanitari dall’altra. Se siamo perseveranti e coerenti credo che il sogno prima o poi diventerà realtà”. La parola nonviolenza, ad esempio, “è stata sdoganata da Papa Francesco nel suo messaggio, perché il primo nonviolento è stato Gesù”. Proprio per questo, prosegue,

“definirsi cattolici ed accettare, sia pure come extrema ratio, di possedere ed usare un arma perché si ha paura dei furti, è un atteggiamento che contraddice pienamente il Vangelo”.

La strada giusta, a suo avviso, è “la difesa civile nonviolenta”: i metodi esistono e sono collaudati, altrimenti “si innesca la solita spirale perversa di rispondere alla violenza con la violenza”.

“Innamorarsi del sogno della pace”. L’invito ai giovani, che negli ultimi tempi scarseggiano all’interno di un movimento come Pax Christi che ha 60 anni di vita, è quello di “innamorarsi del sogno della pace, perché il presente e il futuro dipendono da come noi prendiamo in mano questo tempo, da impastare come fa la massaia con il pane”. Attualmente gli iscritti al movimento sono circa 500 in tutta Italia, con migliaia di simpatizzanti. La Marcia del 31 dicembre inizierà alle 14.30 con un raduno e la Festa della pace nei Giardini Margherita (palazzina Liberty Collamarini). Alle 16.45 si svolgerà un momento interreligioso con testimonianze a Piazza San Domenico, alle 18 il Te deum con altre testimonianze, alle 20.30 una tavola rotonda al Paladozza e alle 22.30 l’evento si chiuderà con la concelebrazione eucaristica nella Basilica di San Francesco presieduta dall’arcivescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi, secondo il quale la nonviolenza “non è soltanto un buon sentimento, ma una scelta politica”. Tra i relatori mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto; il vescovo emerito mons. Luigi Bettazzi; don Renato Sacco e don Fabio Corazzina di Pax Christi; Paolo Beccegato, vicedirettore di Caritas italiana; Angela Dogliotti, del Centro studi Sereno Regis di Torino; fratel Luca Daolio, della Piccola famiglia dell’Annunziata. Molto attese due testimonianze da zone di guerra, Siria e Israele/Palestina: Tamar Mikalli, di Aleppo e Hafez Huraini del coordinamento nonviolento dei pastori di At-Tuwani, nelle colline a sud di Hebron.

sir