La video arte entra in Vaticano e si può toccare

MUSEI VATICANI – L’invito, per una volta, è di contravvenire a tutte le regole. Anche se siete in uno dei musei piĂą importanti del mondo, avvicinatevi e toccate l’opera. E’ così che la video arte irrompe nella sacralitĂ  dei Musei Vaticani con “In Principio (e poi)”, prima videoinstallazione interattiva entrata a far parte in maniera permanente della loro prestigiosa collezione d’arte contemporanea, realizzata dallo storico gruppo milanese Studio Azzurro di Fabio Cirifino, Paolo Rosa (scomparso nel 2013) e Leonardo Sangiorgi. Da domani inserita a pieno titolo nel percorso dei visitatori, subito prima della sala dedicata a Matisse, l’opera fu pensata nel 2013 per il primo Padiglione della Santa sede alla 55/a Biennale Internazionale d’Arte di Venezia, dedicato al Libro della Genesi, raccontando la Creazione (accanto alla De-Creazione del fotografo Josef Koudelka e la Ri-Creazione interpretata da Lawrence Carroll). Una grande sala buia, riallestita dallo stesso Studio Azzurro insieme all’architetto Roberto Pulitani, con tre pannelli e una pedana, nelle quali si intravedono forme, colori, uomini e donne che appaiono dal buio, in attesa. “E’ un’opera completamente innovativa, multimediale e interattiva, proprio nel cuore dei Musei vaticani”, racconta all’ANSA la curatrice della Collezione d’Arte contemporanea, Micol Forti. “Bisogna avvicinarsi e toccare le superfici”, spiega, perchĂ© solo dal contatto con le mani, quasi una citazione della Creazione michelangiolesca custodita lì a pochi passi, si genereranno altri suoni, immagini, reazioni e racconti, tutti intorno allo spettatore. A “reagire” sono un gruppo di persone di una comunitĂ  di sordi che con i gesti rivivono le emozioni ora del mondo animale, ora quello vegetale, interpretando un universo meraviglioso e in armonia, tra grandi cervi, voli di farfalle, fiori che sbocciano. Sull’altro pannello, altri uomini e donne “questa volta limitati nella libertĂ ”. Sono i detenuti del carcere di Bollate che, ognuno nella propria lingua madre, raccontano il mondo dell’uomo citando le proprie genealogie. Un elenco di nomi a identificare chi siamo, tra genitori, nonni. Uno solo ricorda la figlia. “E’ il regno piĂą doloroso – dice la curatrice – perchĂ© ci ricorda il peso della memoria, la sofferenza di convivere con la nostra storia e di affrontare il destino e il futuro”. “Volevamo dare al pubblico la possibilitĂ  di uscire da uno schema – racconta Fabio Cirifino – dall’idea di un’esplosione dal nulla, per farsi raccontare attraverso i gesti la nascita, ad esempio, di un leone. E’ anche il recupero di una memoria che ci sta abbandonando”. L’opera, prosegue il fotografo, segna “un’apertura da parte dei Musei Vaticani ormai inevitabile. Il digitale fa parte ormai delle nostre vite. Dobbiamo iniziare a confrontarci con questo mondo, che ha bisogno anche di una poetica. E’ l’inizio di un percorso artistico dove le nuove tecnologie fanno parte di una visione, di un sogno, di una realtĂ  che riguarda tutti”. Sempre dal Padiglione Vaticano della Biennale 2013, nelle sale adiacenti sono visibili anche il wall painting di Lawrence Carroll “Untitled” e le tre opere di Tano Festa ispirate agli affreschi della volta della Cappella Sistina

ansa

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