4 anni e 9 mesi a “Don Mercedes”

Quattro anni e 9 mesi di reclusione, con l’ interdizione per 5 anni dai pubblici uffici e il divieto di avvicinarsi a luoghi frequentati da minori. È la sentenza di condanna pronunciata dal gup di Cremona nei confronti di don Mauro Inzoli, il sacerdote di CL, chiamato «don Mercedes» per la sua passione per le auto di lusso. L’ accusa aveva chiesto una pena di 6 anni.

Otto gli episodi di violenza sessuale di cui il prete (amante del lusso tanto da essersi guadagnato il soprannome di Don Mercedes) doveva rispondere,mentre altri 15 sono caduti in prescrizione: le accuse nei suoi confronti erano gravissime. All’epoca dei fatti che risalgono al periodo tra il 2004 e il 2008, i minori che lo hanno portato in Tribunale avevano i più piccoli 12 e 13 anni, gli altri tra 14 e 16. Don Inzoli allora era rettore al liceo linguistico Shakespeare e parroco della chiesa della Santissima Trinità di Crema a cui faceva capo il gruppo Gioventù studentesca. Don Mercedes avrebbe abusato della sua autorità, sia nel suo ufficio dove teneva gli esercizi spirituali con i ragazzini, sia negli alberghi dei luoghi di villeggiatura dove Cl portava i giovani durante le vacanze estive. Secondo la procura, da parte di don Inzoli ci sarebbero stato verso i ragazzini baci, carezze, abbracci, pesanti palpeggiamenti. Era considerato un “idolo meritevole di venerazione” persino dai genitori delle vittime, che per questo motivo non avrebbero avuto la forza di reagire: tutti provavano una fortissima sottomissione psicologica davanti a lui.

Don Inzoli era stato sospeso dalla Congregazione per la Dottrina della Fede “in considerazione della gravità dei comportamenti e del conseguente scandalo provocato da abusi su minori”. E il 27 giugno 2014 Papa Francesco ha confermato il provvedimento: il prete è tenuto a condurre una “vita di preghiera e di umile riservatezza come segni di conversione e di penitenza”.

Don Inzoli aveva raggiunto un accordo con le cinque vittime, che all’ epoca dei fatti avevano un’ età compresa tra i 12 e 16 anni, risarcendole con 25.000 euro ognuna. Il religioso, che è stato condannato dalla Chiesa a condurre «una vita di preghiera e umile riservatezza» e ha ammesso le sue responsabilità, non era in aula. I suoi avvocati non hanno commentato il verdetto. Ha invece parlato il procuratore, Roberto di Martino: «Nonostante la Santa Sede – ha dichiarato il pm al quotidiano Libero – non si sia prodigata nel fornire gli atti necessari, sono contento perché si è arrivati all’accertamento della verità. Secondo me, gli episodi di abusi non contestati, perché prescritti o per i quali non vi erano gli estremi per procedere, sono addirittura un centinaio, ma il timore delle persone coinvolte a denunciare i fatti ne ha ritardato la scoperta».

Il Fatto Quotidiano

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