“Non date l’8×1000 alla Chiesa, viene sprecato”. Scandali nella Chiesa, parla un sacerdote: “Speculazioni e pedofilia, in seminario sapevamo”.

Savona. “Ho vissuto in seminario tanti anni, e tutti sapevamo che con i soldi si facevano ‘giri strani’. Ora si metta nei miei panni: come posso in coscienza consigliare ad un fedele di dare alla Chiesa l’8×1000, quando so che finisce in mano a dei delinquenti?“. Parole dure, durissime, che tracciano un quadro inquietante nella gestione della chiesa savonese degli anni 2000: a pronunciarle è don Filippo Bardini, sacerdote ingauno che in quegli anni era seminarista sotto la Torretta.

Il sacerdote ha deciso di “uscire allo scoperto” all’indomani della notizia di un’inchiesta da parte della magistratura per malversazione, sulle presunte speculazioni edilizie dell’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero (indagine che ha coinvolto l’ex presidente dell’Istituto, don Pietro Tartarotti, l’ex vicepresidente Gian Michele Baldi e l’ex vescovo Domenico Calcagno). Per mezzo del cugino (portavoce del Gruppo Antipolitico Savonese, che da tempo collabora con IVG nel segnalare storie di povertà e indigenza) ha contattato la redazione, per rendere pubblica la “sua” verità, già riferita nei giorni scorsi alla Guardia di Finanza e al pm Chiara Venturi, “che hanno riconosciuto in me uno dei pochi rappresentanti del clero disposti a collaborare”.

Nel raccontare quegli anni, don Bardini si assume pesanti responsabilità, usa aggettivi forti e prende posizioni inequivocabili. “Non c’è problema, virgoletti pure tutto – dice al cronista – io non ho paura”. Bardini è un fiume in piena, e il principale bersaglio è l’ex vescovo Domenico Calcagno: “Faceva più il manager che il vescovo – accusa Bardini – Per certi versi era così preso dalle questioni economiche da trascurare i suoi compiti pastorali, incluse le vocazioni. D’altronde all’epoca era cosa nota negli ambienti ecclesiastici che la sua priorità fosse quella di risanare i buchi, era stato inviato qui proprio per la sua esperienza come addetto all’8×1000”.

Le speculazioni economiche erano uno degli argomenti principali nell’ambiente – ricorda il prete – se ne parlava a tavola davanti a noi seminaristi, c’erano malumori. L’economo, don Rebagliati, veniva spesso a far da mangiare in seminario e i suoi contrasti con il vescovo Calcagno erano palesi, si avvertivano anche ‘a pelle’. Vedevamo le discussioni, sentivamo le tensioni. Calcagno, tutto preso da quelle questioni, e manipolato da alcuni vertici della Curia, si disinteressava del resto”.

Incluse, sostiene don Bardini, le voci sui presunti casi di pedofilia poi saliti agli onori delle cronache: “Si insabbiava tutto. Eppure lo sapevamo tutti: anche qui, se vivevi ‘dentro’ le cose le respiravi. Vedevamo relazioni ‘private’ tra un sacerdote e un seminarista. Sentivamo a tavola le battute sconce, le allusioni sessuali, le risate… il tutto davanti a noi seminaristi, certo non un momento edificante e formativo. Per fortuna queste cose sono emerse negli ultimi anni. E io ho vissuto lì, ho toccato con mano, ho visto coi miei occhi due sacerdoti scherzare su ‘dove vuoi che metta il mio banano’. C’era qualcosa di sbagliato, di marcio”.

La figura di don Bardini, va detto, è controversa. Entrato in seminario all’epoca di Lafranconi, è rimasto seminarista durante tutto il periodo Calcagno (“Era così preso dagli affari che mi ha lasciato marcire senza ordinarmi”, tuona il sacerdote) ed è stato poi allontanato dall’attuale vescovo, monsignor Lupi. Bardini era stato infatti ritenuto “inadatto” a fare il sacerdote: in una relazione del rettore del seminario si parlava di“quoziente intellettivo sotto la media”, “perversioni sessuali” e di una inquietante ossessione per il demoniaco. “Bugie – si difende Bardini – ero semplicemente ‘scomodo’ perché denunciavo la situazione malsana creatasi in seminario”.

Quindi il trasferimento a Albenga, l’ordinazione, il posto da direttore della Caritas. Ed è qui che Bardini sale agli onori delle cronache, quando il neoarrivato monsignor Borghetti, di fronte ai “buchi” nel bilancio della Caritas, lo “silura” spostandolo alla direzione della Pastorale della Salute. “In realtà – sostiene Bardini – mi ha allontanato perché io avevo dato disdetta alla cooperativa Jobel, legata a monsignor Suetta, a causa della conduzione che definirei ‘truffaldina’. Al suo arrivo Borghetti ci ha detto testualmente: ‘La diocesi di Albenga allo stato attuale, se non fosse per la clemenza dei creditori, sarebbe dichiarata fallita grazie alla gestione di Suetta’. Nonostante questo ha deciso di proteggere la Jobel allontanando me. E Suetta è stato ‘premiato’ per le voragini incredibili che ha causato con la delega CEI all’8×1000 per la Liguria: come mettere Giuda alla cassa”.

Parole di cui, come già anticipato, Bardini si assume in pieno la responsabilità. “Se un vescovo viene mandato prima di tutto per risanare il bilancio dai buchi dei predecessori c’è qualcosa che non funziona nella Chiesa… e gli slogan sul richiamo alla povertà lasciano il tempo che trovano, serve una riforma radicale a livello di diritto canonico, una purificazione da commercio e business. E io in coscienza secondo lei, a un fedele, consiglio di mettere la firma all’8×1000 alla chiesa cattolica, quando so che viene destinato a questi delinquenti vestiti da preti e cardinali? Piuttosto consiglio di devolverlo a un’associazione. Perché l’8×1000 viene sì usato per gli scopi meritevoli per cui è nato, ma anche per mantenere i preti pedofili in carcere… ci sono sacerdoti in provincia che durante gli anni di galera hanno continuato a prendere lo stipendio da prete, questo la gente lo deve sapere”.

ivg.it

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