I giornali tra carta e digitale scavalcando il «paywall»

Il Corriere della Sera è stato coraggioso a introdurre sul suo sito, per primo tra i grandi giornali generalisti italiani, il cosiddetto paywall: da fine gennaio si possono leggere gratis fino a venti articoli su corriere.it, mentre per leggerne di più occorre abbonarsi. In un mercato “normale” non ci sarebbe nulla di coraggioso nel chiedere di essere pagati in cambio del prodotto del proprio lavoro, ma nell’informazione su Internet – un po’ per abitudine e un po’ per le caratteristiche specifiche dell’economia digitale – pagare per leggere le notizie è considerata un’anomalia. Quindi ci vuole coraggio per aspettarsi che qualcuno sia disposto ad aprire il portafoglio per leggere le notizie su un sito preciso quando può trovare ovunque, gratuitamente, grosso modo le stesse informazioni (sapendo, nel frattempo, che limitare il numero di lettori significa anche rinunciare a certi incassi dagli inserzionisti pubblicitari). Se però tutti quelli che fanno informazione che potremmo definire “di qualità” prendessero coraggio e imitassero il Corriere adottando la linea del paywallallora il lettore non avrebbe scampo: per informarsi in maniera non superficiale sarebbe costretto a pagare.
Ad oggi non ha nemmeno senso cimentarsi in previsioni: la “rimediazione” del giornalismo scritto dalla stampa al digitale è così rapida e variegata che le sue possibili evoluzioni restano del tutto imprevedibili. Quello che sappiamo, perché a febbraio lo ha comunicato la stessa Rcs, è che nel primo mese di paywall il sito corriere.it ha avuto 26mila nuovi abbonati (tra i quali un numero imprecisato di lettori che avevano un altro tipo di abbonamento digitale e lo hanno convertito, con un piccolo sovrapprezzo, in uno nuovo).
Mentre l’industria dell’informazione aspetta di vedere i risultati che otterrà la cavia corriere.it per capire se ha senso o meno seguire il suo esempio, non si può fare finta di non vedere quello che ogni navigatore un po’ sgamato ormai sa, e che in realtà sanno diversi milioni di italiani, dato che ne hanno già scritto molti siti: il paywall di corriere.it è un muro pieno di buchi. Basta non accettare i cookies o navigare nella modalità “in incognito” per ingannare il sistema in maniera del tutto legale e ripristinare ripetutamente il conteggio dei venti articoli gratuiti. Insomma: non pagare è così semplice che – anche questo non lo diciamo per primi – viene il dubbio che tutte queste scorciatoie siano state lasciate volutamente aperte per non rinunciare del tutto a parecchie migliaia di lettori tanto scaltri quanto indisposti a pagare. Ci vuole coraggio anche a non farsi abbindolare.

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