Mancano fondi e fedeli, la Francia vende le sue chiese

Diocesi in crisi: per non perdere il patrimonio ecclesiastico i luoghi di culto riconvertiti in caffè, librerie e biblioteche

La legge della domanda e dell’offerta non risparmia le chiese di Francia sempre più «sole e abbandonate» davanti al calo dei fedeli e delle vocazioni.

Nella Patria della Laicité i cattolici danno prova di pragmatismo. Pur di non perdere il vasto patrimonio ecclesiastico a rischio, dichiara il 71% di essi in un ultimo sondaggio pubblicato dal «Parisien», meglio destinarlo ad altre «funzioni». Evidentemente non religiose.

«Il patrimonio ecclesiastico – afferma Edouard de Lamaze, presidente dell’Osservatorio dei beni religiosi (Obs) – non gode di ottima salute. Dal 2000 sono state demolite ventisette chiese e due rischiano di esserlo quest’anno». E però i francesi ci sono legatissimi. Anche perché la figlia primogenita della Chiesa, come disse Re Clodoveo battezzando la Francia, sarà pure secolarizzata, ma resta un Paese di villaggi e campanili a cui anche il più accanito dei mangiapreti non pare disposto a rinunciare.

«Preferisco un cambio di destinazione piuttosto che una demolizione», spiega Benoît de Sagazan, giornalista al «Pelerin» nonché fondatore di Patrimoine-en-blog. «Del resto – aggiunge – si è sempre fatto anche se oggi assistiamo a un’accelerazione».

Biblioteche, librerie, caffè… la conversione è già in marcia. «In parrocchia affluiscono sempre meno fedeli e i finanziamenti sono in calo. Non ci sono più i mezzi per mantenere un tale patrimonio e al tempo stesso mancano i preti per dare la messa», spiega Patrice Besse, agente immobiliare specializzato in materia, precisando che un numero sempre maggiore di diocesi si trova «costretto a vendere una parte dei beni». In media, dal 2010, sono state cedute due o tre chiese all’anno, soprattutto in provincia. Ma il mercato è in espansione: «Siamo solo all’inizio», nei prossimi anni si venderanno «oltre mille chiese», avverte l’esperto. Anche se non tutto è consentito. A Nancy, nel 2007, una petizione riuscì a bloccare la trasformazione di una chiesa intitolata a San Francesco d’Assisi in un filiale di KFC, colosso mondiale dei fast-food specializzato in polletti fritti. Meglio teatri, cinema, biblioteche, spazi di incontro o di scambio. Lo scorso giugno, il rettore della Grande Moschea di Parigi, Dalil Boubakeur, rilanciò il dibattito sull’opportunità di ricorrere alle chiese cristiane vuote o abbandonate per ospitare quei fedeli musulmani costretti a pregare anche in strada, nei garage o nei sottoscala, per la penuria di luoghi di culto a loro destinati. L’esperimento è stato avviato in quattro chiese di Francia ma per molti resta ancora tabù.

lastampa.it

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