Vittima di pedofilia da parte di un sacerdote. “La Curia di Napoli del cardinale Sepe mi ha offerto 250 euro per risarcirmi”

“Avevo 13 anni. Il sacerdote mi ha detto se volevo andare a pranzo da lui e a me è sembrato un onore. Non avrei mai immaginato quello che è successo dopo”. Diego (nome di fantasia) adesso di anni ne ha 39 e da sei giorni ha iniziato lo sciopero della fame. La Curia di Napoli del Cardinal Crescenzio Sepe, racconta il Fatto Quotidiano, avrebbe stabilito per lui un risarcimento di soli 250 euro per la violenza subita da un sacerdote quando era ancora ragazzino e l’uomo ha deciso di protestare rifiutando di mangiare. Allo sciopero si sono uniti anche il suo avvocato Sergio Cavaliere e Francesco Zanardi, presidente della rete abuso.

Si legge sul Fatto Quotidiano:

Tutto comincia all’improvviso sei anni fa, quando Diego prova un dolore fortissimo al ventre. “Mi mancava il fiato, mi sentivo morire”, racconta. E Diego attraverso quella frattura vede un capitolo del suo passato che aveva completamente rimosso: “È riemersa la violenza. Avevo 13 anni, il mio professore di religione era don S., un sacerdote molto stimato. Io venivo da una famiglia religiosissima, mio padre quando andavamo in vacanza ci portava a visitare i santuari. Così quando il sacerdote mi ha detto se volevo andare a pranzo da lui a me è sembrato un onore. Non avrei mai immaginato quello che è successo dopo”. Il racconto ricorda quello di tanti altri bambini: il prete che si siede sul letto, che gli chiede di mettersi vicino a lui. Che poi lo bacia, gli fa violenza approfittando di quello stato di sottomissione e vergogna.

Quando tutto è riemerso in superficie e Diego ha scoperto che il sacerdote ancora insegnava si è recato da lui registrando una conversazione nella quale il prete non avrebbe negato le violenze. Sapendo che il fatto era ormai prescritto l’uomo, anziché recarsi in Tribunale, si è rivolto alla Chiesa e dalla Curia di Napoli, secondo il suo racconto, sarebbe arrivata solo una busta bianca, contenente 250 euro.

Diego va avanti per la sua strada e fa arrivare un messaggio al Vaticano. Il 26 marzo parte una lettera dalla Segreteria di Stato: “Sua Santità la ringrazia e invoca su di lei la protezione della Vergine Maria. Quanto è stato da lei cpomunicato è stato portato all’attenzione dell’autorità competente”.

Sono trascorsi due anni dal quel giorno e Diego ancora aspetta giustizia. Alle sue minacce di uccidersi se quel silenzio fosse continuato è stato risposto con una segnalazione alla Questura e gli è stato tolto il porto d’armi, di cui era in possesso in quanto guardia giurata. Il suo sciopero della fame continua.

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