Marina Rinaldi, il trans allenatore: in panchina sulla squadra dei preti

Si chiama Marina Rinaldi, è un transessuale operata, ed è forse laprima transgender ad allenare una squadra di calcio maschile. A rendere ancor più peculiare la storia, il fatto che sia in panchina del San Michele Rufoli, squadra del campionato provinciale di terza Categoria, sulla quale è stata chiamata dai parroci di Rufoli e Ogliara, don Michele Alfano (presidente del club) e don Giuseppe Greco. Una storia incredibile, iniziata nel giorno della sua nascita nel 1982 e cambiata totalmente nel giorno in cui è rinata, l’11 luglio 2013, quando si è operata per cambiare sesso. Marina si racconta in un’intervista a Sportweek, dove spiega i suoi travagli: “Sono sempre stata così, per 23 anni ho guardato gli altri vivere mentre io non avevo la vita che volevo. I momenti drammatici sono arrivati alle scuole medie, stavo male perché guardavo i ragazzi e non riuscivo a capire perché le mie compagne di classe potessero permettersi una carezza, un messaggio da passare sotto il banco e io no”. Si è sempre sentito donna, Marina, ma intrappolata nel corpo di un uomo.

La sua storia – “Il calcio era il mio sfogo – aggiunge -: giocavo nell’Ogliarese, sperando di distrarmi da questo istinto femminile, dal desiderio di affettività e di normalità”. Ha sofferto molto, Marina: “A casa non capivano perché stessi così, ero diventata magra magra, mi facevo sempre le lampade, i capelli neri e blu”. Il calcio è però sempre stato nella sua vita: “Ho allenato varie squadre, sia giovanili sia di categoria, fino all’età di 24 anni, quando un’estatenon ce l’ho fatta più: sono fuggita in Puglia da un mio amico, e lì è nata Marina. Mi sono portata tutti i vestiti da donna che compravo di nascosto e nel treno regionale che di fatto mi ha portato alla liberazione mi sono trasformata”. Ricorda quel periodo come “il più bello della mia vita”. Arrivò poi il momento in cui dovetteraccontare al padre tutta la verità: “Non se lo aspettava perché le mie crisi le aveva sempre collegate ad altro, mai avrebbe immaginato una sortita del genere”. Il padre, però, reagì nel migliore dei modi, senza mai abbandonarla. “Ho iniziato con le cure ormonali – prosegue nel racconto -, per le quali ho dovuto smettere di giocare a calcio, e sono arrivata all’intervento, l’11 luglio 2013, che è il mio compleanno di diritto. E’ stata la mia mamma ad accompagnarmi a Bangkok a fare l’operazione”. E quindi Marina fu Marina. Una storia incredibile, di affetto, calcio e dolori personali, culminata giusto due mesi fa con la gioia per la convocazione da parte dei preti sulla panchina del San Michele Rufoli.

liberoquotidiano.it

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