Papa Francesco toglie potere allo zar delle finanze vaticane

ROMA – Adesso forse il cardinale George Pell non sarà più chiamato zar. Zar delle finanze vaticane, un appellativo che da solo bastava ad evocare un potere assoluto di vita e di morte su tutte le attività economiche del Vaticano. A un anno esatto dalla creazione dei nuovi organismi economici per la riforma del settore finanziario della Santa Sede, Papa Francesco ha firmato nella forma di Motu Proprio (una legge) i tre Statuti che definiscono per la prima volta i poteri di Segreteria per l’Economia, del Consiglio per l’Economia e dell’Ufficio del Revisore generale. Fissando però dei paletti ben precisi.

Le nuove regole

In sostanza, la segreteria per l’Economia, e quindi Pell, vigilerà, ma non gestirà i beni del Vaticano e della Santa Sede, a cominciare dagli immobili dell’Apsa e di Propaganda Fide e il Fondo pensioni di competenza della Segreteria di Stato. I documenti approvati dal Papa sono entrati in vigore «ad experimentum» a partire dal 1° marzo. La formula utilizzata, trattandosi di istituzioni nuove, permetterà di fare aggiustamenti ed eventuali correzioni nei prossimi mesi. «La Segreteria per l’Economia – si legge nel primo articolo dello statuto – è il dicastero della Curia Romana competente per il controllo e la vigilanza in materia amministrativa e finanziaria sui dicasteri della Curia Romana, sulle istituzioni collegate alla Santa Sede o che fanno riferimento ad essa e sulle amministrazioni del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano».

La divisione dei poteri

«La Segreteria agisce in collaborazione con la Segreteria di Stato, la quale ha competenza esclusiva sulle materie afferenti alle relazioni con gli Stati e con gli altri soggetti di diritto pubblico internazionale», precisa la nuova legge. Aggiungendo: «La Segreteria per l Economia garantisce che le materie riguardanti gli enti e amministrazioni di cui all’art. 1 siano trattati tenendo nel debito conto l’autonomia e le competenze di ciascuno di essi». Il dicastero guidato da Pell avrà due sezioni, «la sezione per il controllo e la vigilanza» e «la sezione amministrativa». Ci saranno due prelati segretari (il primo con il titolo di «segretario generale»), per sovrintendere le due sezioni. La prima sezione si occupa di controllare e vigilare le attività riguardanti la pianificazione, la spesa, i bilanci di previsione e consuntivi, gli investimenti, la gestione delle risorse umane, finanziarie e materiali degli enti controllati: si tratta, un qualche modo, di un rafforzamento dei poteri fino ad oggi affidati alla Prefettura degli Affari economici, istituita nel 1967 da Paolo VI con il compito di verificare i bilanci.

Controlli preventivi

Il lavoro di controllo e vigilanza ora sarà anche preventivo e il dicastero avrà molta più libertà di movimento e di intervento, promuovendo ispezioni. «Quando questa Sezione viene a conoscenza di possibili danni al patrimonio degli enti e amministrazioni di cui all’art. 1, essa assicura che siano adottate misure correttive ivi incluse, ove opportuno, azioni civili o penali e sanzioni amministrative». La seconda sezione, quella amministrativa, si occupa invece di offrire «indirizzi, modelli procedure in materia di appalti volti ad assicurare che tutti i beni e i servizi richiesti dai dicasteri della Curia romana e dalle istituzioni collegate alla Santa Sede o che fanno riferimento ad essa siano acquisiti nel modo più prudente, efficiente ed economicamente vantaggioso, in conformità a controlli e procedure interne appropriati». Darà dunque delle direttive per ottimizzare la gestione delle risorse, per evitare gli sprechi, per razionalizzare le spese. Questa sezione si occuperà anche di seguire l’elaborazione degli stipendi e delle nuove assunzioni, «fermo restando che spetta alla Segreteria di Stato l’accertamento dei requisiti di idoneità dei candidati all’assunzione». Una sottolineatura, quest’ultima che attesta come la Segreteria di Stato conservi una sua influenza.

I nuovi revisori

Oltre al nuovo statuto del Consiglio per l Economia presieduto dal cardinale Reinhard Marx , Papa Francesco ha approvato lo Statuto del Revisore generale che – come suggerito dal Pontificio consiglio per i testi legislativi – sarà «coadiuvato da due revisori aggiunti». I revisori dunque saranno tre, per garantire maggiore autonomia e una maggiore indipendenza da influenze esterne. Si occuperanno di fare la verifica contabile e amministrativa sugli enti. Riceveranno segnalazioni sulle anomalie, faranno revisioni specifiche in presenza di attività che si discostino «in modo sostanziale» rispetto agli «indirizzi» e ai «bilanci preventivi approvati». Si occuperanno delle eventuali irregolarità nella concessione di appalti o di contratti.

Corriere della Sera

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