È il vescovo più minacciato di tutto il Messico
CITTÀ DEL MESSICO – È il vescovo più minacciato di tutto il Messico a causa del suo impegno nel sociale che negli anni ha messo i bastoni tra le ruote tanto ai politici locali corrotti quanto ai narcotrafficanti. Raul Vera, 69 anni, ora si schiera apertamente dalla parte degli omosessuali. Ma guai a considerarlo un socialista o un rivoluzionario.
Monsignor Vera, in un’intervista a El Pais, ha raccontato dei suoi inizi, degli attriti con Samuel Ruiz, il vescovo della liberazione nel Chiapas e delle misure punitive della Chiesa. Ma anche, e soprattutto, della sua idea del clero: «La vera vita è quella della comunità, e la Chiesa non può non vivere al suo interno. Per questo dobbiamo stare quotidianamente accanto alla gente, tutti hanno bisogno di noi». Il vescovo non ha mai nascosto la propria avversione nei confronti del capitalismo e dell’imperialismo degli Stati Uniti, ma non si definisce socialista: «Non ho studiato Marx, io ho solo un’idea comunitaria della Chiesa. E se Papa Francesco venisse a trovarmi, gli mostrerei le condizioni di vita nelle carceri messicane». Le idee di Vera, in parte, contrastano con la posizione ufficiale della Chiesa. Soprattutto sul tema dell’omosessualità: «Il vero malato è colui che la considera una malattia. Non possiamo giudicare le persone solo per l’orientamento sessuale, perderemmo grandi risorse». Diverso, ma con le dovute riserve, il tema dell’aborto: «Penso che sia un omicidio, ma è facile difendere la vita quando la maggioranza dell’opinione pubblica cattolica è pronta ad attaccare una donna incinta. Dovremmo tutelare la vita anche in tema di sicurezza sul lavoro, e lì è più difficile trovare l’appoggio di qualche élite». Per quanto riguarda le legalizzazione di droghe leggere e prostituzione, Vera invece non ha dubbi: «Sono contrario ad entrambe. Per quanto riguarda le droghe non sarebbe una soluzione, mentre legalizzare la prostituzione sarebbe acconsentire allo sfruttamento della donna».
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