La Chiesa dunque non cambia vettura, nemmeno motore, per affrontare la curve della storia

Più che un’ora indietro, Francesco vorrebbe spostare le lancette un anno avanti: la distanza che intercorre tra il raduno mondiale delle famiglie, andato festosamente in scena questo weekend, e il sinodo straordinario per dirimere i nodi della morale familiare, convocato a ottobre del 2014.

Fosse dipeso da lui, avrebbe invertito volentieri gli eventi, per adeguare gli orologi della legge alla vita della gente e celebrare solennemente la svolta, con il crisma e l’avallo del “parlamento” dei vescovi.

Tuttavia l’agenda dell’anno della fede, stilata in anticipo dal predecessore, aveva messo in moto la macchina logistica ed emotiva di un appuntamento che ha coinvolto settantacinque paesi, sotto la regia geopolitica di Vincenzo Paglia, sommo sacerdote della Comunità di Sant’Egidio e presidente del Pontificio Consiglio della Famiglia.

Un Papa trova sempre una via d’uscita per sottrarsi a un incontro politico prematuro, com’è accaduto in settimana con Netanyahu, e darsi tempo di ascoltare i patriarchi d’Oriente, a Roma il prossimo 21 novembre, ma non può invece svicolare da una piazza di centomila persone, che nel frattempo si erano messe in cammino, anche se il Sinodo è ancora di là da venire.

I palloncini colorati che lo hanno accolto all’arrivo, per ascendere liberi nel cielo di san Pietro, lasciano intravedere quanto l’universo cattolico sia più vario, e variopinto, dei precetti che lo ritraggono e costringono in bianco e nero, incombendo plumbei su di esso.

Ogni volta che attraversa una folla di famiglie il Papa sa di non potere, di non dovere uscire dalle transenne della dottrina e tuttavia si protende, manda messaggi di accoglienza, verso le coppie scoppiate e sconfitte che non sono riuscite a volare alto, nonostante le ali del sacramento: “I cristiani si sposano nel sacramento perché sono consapevoli di averne bisogno… per il lungo viaggio che devono fare insieme.”

La piazza grande del mondo e la via stretta della Chiesa: in queste due giornate Francesco ha toccato con mano il tormento soggettivo e l’ambivalenza oggettiva in cui si dibattono i successori di Pietro, chiamati a consolidare il recinto della fede, che fissa strutturalmente i suoi paletti, ma pure a estendere le praterie della misericordia, che rifiuta il perimetro dei precetti e abbraccia il “kaos” pirandelliano della vita.

Un tormento visualizzato e sintetizzato da Emilio e Paolo Tavani, ospiti laici dell’incontro e autori dell’omonimo, drammatico affresco di celluloide che il Papa per ammissione ha molto amato. “Il cinema penso che debba avere il coraggio di parlare dell’amore che c’è nella famiglia, ma anche delle sue contraddizioni”, gli ha detto uno dei due fratelli.
Di fronte a coppie giovani e anziane, di aspiranti corridori e piloti collaudati, Francesco ha messo in pista il prototipo unico della famiglia, che dura da sempre e dura per sempre, alimentato dal carburante divino della grazia, fungendo da “motore del mondo e della storia”: “E questo è il matrimonio! Partire e camminare insieme. Mano nella mano, sempre e per tutta la vita! E non fare caso a questa cultura del provvisorio, che ci taglia la vita a pezzi!”

Eppure proprio l’avvento del Papa meccanico e infermiere, che considera la Chiesa “ospedale da campo”, ha rilanciato le aspettative di tante storie ferite, fatte a pezzi dalla vita e ferme ai box, che chiedono ai pastori di essere riammesse alla “corsa della fede”, come l’ha definita Francesco nell’omelia con le parole di Paolo.

In tale contesto di pressioni allo start, la falsa partenza dell’arcidiocesi di Friburgo, che all’inizio del mese ha diffuso una nota dei suoi uffici, aprendo sui sacramenti ai divorziati, ha indotto il Vaticano a una reazione preoccupata benché prudente, dove si censura la forma, non la sostanza: “…proporre particolari soluzioni pastorali da parte di persone o di uffici locali può rischiare di ingenerare confusione. E’ giusto che la Chiesa si muova comunitariamente sotto la guida del Papa e dei vescovi. L’indizione del Sinodo straordinario indica chiaramente questa via”.

Per evitare fughe in avanti, da parte di episcopati sempre più in ansia, il Sinodo del 2014 dovrà quindi allargare “la via”, occupandosi dei problemi in pole position, a cominciare dal percorso della comunione sacramentale, ammettendovi molti tra coloro che attualmente non presentano un telaio a norma.

Francesco sembra infatti decisamente orientato a ratificare le riflessioni e deliberazioni del Sinodo, a differenza di Paolo VI, che al bivio più incerto del suo pontificato, nel 1964, nominò una commissione di esperti per poi tornare sui propri passi, smentendo il testo maggioritario e assumendo quello di minoranza, che ribadiva il no alla pillola e sarebbe diventato l’Humanae Vitae.

Cinquant’anni dopo, chiudendo il pellegrinaggio delle famiglie e preparando il cammino del Sinodo, Bergoglio ha confermato da parte sua il primato laico, non solo religioso, del matrimonio, quale “primo sacramento dell’umano, dove la persona scopre se stessa”.

La Chiesa dunque non cambia vettura, nemmeno motore, per affrontare la curve della storia.

Ma sulla carreggiata è apparso in altrettanta evidenza il cartello dei lavori in corso, con una chiara dichiarazione d’intenti e volontà di allargamento, unitamente al progetto di nuove corsie e all’annuncio della data di apertura.

fonte: http://www.huffingtonpost.it/2013/10/27/papa-francesco-ora-legale-ritardo-chiesa_n_4168020.html?utm_hp_ref=italy&ir=Italy

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