Donne cardinale, il sogno di Ratzinger “Voleva Madre Teresa con la porpora”

Dal classico saio bianco a strisce celesti alla tonaca rosso porpora. Madre Teresa di Calcutta cardinale in pectore di Santa Romana Chiesa. Sogno a lungo accarezzato dal cardinale Joseph Ratzinger, futuro Benedetto XVI, quando era prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, l’ex Sant’Uffizio. “Se dipendesse da me anche le donne dovrebbero accedere al cardinalato e la prima dovrebbe Madre Teresa, per quanto ha fatto per i più poveri con le sue Missionarie della Carità”, confidò Ratzinger a Franca Zambonini, firma storica del settimanale Famiglia Cristiana, durante la presentazione a Milano de La Matita di Dio, la biografia dedicata dalla giornalista alla religiosa insignita tra l’altro anche del Premio Nobel per la pace. L’incontro avvenne verso la metà degli anni Novanta, ricorda oggi Franca Zambonini, specificando che l’attuale Papa emerito a quel tempo “vedeva con grande favore il potenziamento del ruolo della donna nella Chiesa in ambiti più decisionali, e l’istituzione del cardinalato femminile, a partire da  Madre Teresa, poteva essere certamente un segnale importante di rinnovamento”.

Sappiamo tutti come è andata a finire: Madre Teresa morì nel 1997 e la Chiesa l’ha subito elevata agli onori degli altari col titolo di beata. E Ratzinger nel 2005 è succeduto a Giovanni Paolo II, per farsi da parte lo scorso 28 febbraio, sostituito da papa Francesco, il gesuita argentino Jorge Mario Bergoglio. Lo stesso Bergoglio che, tra le tante novità già introdotte nei suoi primi sei mesi di pontificato, ha fatto capire di essere sulla stessa  lunghezza d’onda in materia di donne nella Chiesa e cardinalato femminile col predecessore Benedetto XVI. Papa Francesco ne ha parlato, indirettamente, nella lunga intervista concessa al direttore della rivista dei gesuiti Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro, al quale ha detto  –  tra l’altro – di essere intenzionato a dare più “peso e più responsabilità” alle donne nel governo della Chiesa. Prendendo a modello il ruolo che la Madonna svolse nel Cenacolo di Gerusalemme dopo l’ascesa al cielo di Gesù.

Nella prima comunità cristiana, ha ricordato Bergoglio nell’intervista a padre Spadaro, Maria era la guida morale e spirituale, superiore a tutti gli apostoli. Perché, si è chiesto il Pontefice, non riprendere quel modello permettendo alle donne  –  pur rispettando il no al sacerdozio femminile ribadito da Giovanni Paolo II  –  di accedere a posti di maggiore responsabilità? Implicito il riferimento al cardinalato nel ragionamento di Francesco, stando anche ad alcune indiscrezioni avanzate dal quotidiano spagnolo El Pais mai smentite dalle autorità vaticane. Una idea, comunque, ben radicata nella Compagnia di Gesù, dove il primo ad avanzarla esplicitamente fu nel 1994 monsignor Ernest Kombo, vescovo del Congo e gesuita come Bergoglio. Un altro autorevole gesuita, il cardinale Carlo Maria Martini, la rilanciò nel Sinodo dei vescovi del 1997 proponendo la reintroduzione delle diaconesse come era già avvenuto agli albori del cristianesimo, il primo indispensabile gradino per l’accesso al cardinalato. Ora la “pratica” è in mano al gesuita Bergoglio che, non è azzardato immaginarlo, potrebbe usufruire di una positiva spinta alla istituzione del cardinalato femminile proprio da Benedetto XVI, magari uniti dalla comune ammirazione per Madre Teresa di Calcutta, la prima donna cardinale in pectore.

di Orazio La Rocca – repubblica.it

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