Perché per i nostri superiori i preti dissidenti sono più pericolosi di quelli pedofili?

Mi piacerebbe entrare nella testa (o nella mente) di qualche mio superiore per capire quale sia il suo reale giudizio sulle tante cose che succedono nella Chiesa o nella Diocesi, o che cosa pensi delle decisioni che provengono dai gerarchi, di cui devono eseguire gli ordini.
Il problema è che dall’esterno non si riesce proprio a capire. Questi superiori sanno coprire molto bene il loro stato d’animo, e soprattutto i giudizi che provengono dalla loro coscienza.
Sembrano talora delle sfingi, quasi impassibili, e talora ipocriti nel senso etimologico della parola: attori che sanno recitare la loro parte, anche maldestramente, ma cambiando di volta in volta la maschera.
Sembrano magari umani, ma è solo un’impressione: dietro al sorriso, ecco pronta la sentenza che prevale su ogni apparente dialogo.
Di fronte all’evidenza essi negano, o meglio cercano di arrampicarsi sui vetri, contraddicendosi senza per nulla vergognarsi. Sul momento. Ma in realtà hanno dentro qualche rimorso? Oppure sono stati così castrati a dovere che, finché dura l’incarico di servitore della gerarchia, hanno rimosso ogni possibile ravvedimento? Difficile rispondere.
Su mille e più preti che ci sono nella nostra Diocesi è chiaro che si può anche sbagliare, prendere delle cantonate, non avere elementi sufficienti per giudicare. Tuttavia, mi viene un dubbio che, non solo nel passato, anche oggi, un vescovo si senta più padre, ovvero comprensivo e protettivo, verso i preti che sbagliano in certi campi coprendo ad esempio delitti come la pedofilia, e invece usi il bastone contro i preti “dissidenti” che contestano la struttura della Chiesa o mettono in serio pericolo qualche dogma o la morale.
Vorrei dire di più: a me sta bene, anzi benissimo, che ci siano preti impegnati nei Centri di recupero o nell’assistenza di ogni tipo, ma anche qui stiamo attenti. In fondo, questi preti o suore fanno comodo alla Chiesa struttura, ne salvano la faccia. Difficilmente vedo questi preti o suore contestare la Chiesa. Talora sono conniventi col potere più corrotto. Non c’è solo il caso don Pierino Gelmini. Ma alla Chiesa non va proprio giù che ci siano preti che la contestino nel suo marciume istituzionale o che risveglino il popolo di Dio. Adesso qualcuno mi accuserà di essere ingrato verso chi s’impegna nel mondo assistenziale. Non è così! Certo, preferirei che i preti impegnati ad esempio nell’antimafia o nell’anticamorra alzassero di più la voce contro una Chiesa che pensa solo a fare documenti o a far pregare la madonna e i santi, lasciando il popolo ignorante e obbediente, succube di una gerarchia che predica bene e razzola male.

fonte: dongiorgio.it

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