Se le regole riguardanti il celibato venissero ammorbidite, sarebbero molte di più le persone che si orientano all’ordinazione

È anomalo che i preti anglicani che si convertono alla Chiesa cattolica siano ordinati anche se sposati, mentre non possono farlo gli uomini sposati cattolici. Lo sottolineano, in una lettera-appello a papa Francesco, 21 deputati cattolici inglesi capitanati da Rob Flello e Lord Alton di Liverpool, chiedendogli di riconsiderare la possibilità di permettere ai vescovi di ordinare al sacerdozio i viri probati. I 21 parlamentari, appartenenti a diversi partiti, scrivono che «se le regole riguardanti il celibato venissero ammorbidite, sarebbero molte di più le persone che si orientano all’ordinazione, portando così grande vantaggio al sacerdozio».
La posizione sul tema assunta da Bergoglio, tuttavia, non fa presumere grandi cambiamenti. In un’intervista del 2012 contenuta nel libro Sobre el Cielo y la Tierra, affermava: «Per il momento sono a favore del mantenimento del celibato, con tutti i suoi pro e contro, perché abbiamo dieci secoli di esperienze positive più che di fallimenti».
«Negli ultimi anni – così si legge nella lettera dei 21 parlamentari inglesi – siamo stati rattristati dalla perdita di troppi bravi preti»; «riconosciamo che la Chiesa opera seriamente per la nuova evangelizzazione e per l’esigenza di rinnovare la fede cristiana nelle nostre società secolari. Poiché una delle nostre priorità dev’essere quella di garantire che le parrocchie abbiano preti che amministrino i sacramenti, crediamo che permettere la presenza di preti sposati sia auspicabile e imperativo».
«Apra i file sulla pedofilia in Argentina»
In queste prime settimane di pontificato, quello dei 21 parlamentari inglesi non è il primo appello rivolto al papa. Un gruppo di attivisti cattolici con base negli Stati Uniti, Bishop Accountability, che monitora gli abusi commessi dal clero, ha giudicato lenta l’azione di Bergoglio nel guidare la Chiesa argentina ad agire efficacemente contro tali abusi e lo ha sollecitato a chiedere perdono per la protezione della Chiesa nei confronti di due preti condannati per pedofilia, p. Julio Cesar Grassi, leader della fondazione Felices los Ninos, riconosciuto colpevole nel 2008, e p. Napoleon Sasso, condannato per aver abusato di 25 bambine di età compresa tra i 3 e i 16 anni presso una mensa per poveri nelle periferie di Buenos Aires, dove fu trasferito dopo essere già stato accusato di pedofilia nella provincia di San Juan. Grassi è a piede libero, grazie al processo d’appello: Secondo l’avvocato delle vittime, Ernesto Moreau (Associated Press, 19/3) Bergoglio non ha rimosso i sacerdoti e non ha voluto incontrare le vittime, sovvenzionando, anzi, con le finanze della Chiesa un rapporto in difesa di Grassi, che ha esplicitamente ringraziato Bergoglio per «non averlo mai abbandonato». Quanto a Sasso, questi ricevette l’incarico presso la mensa per poveri proprio mentre Bergoglio era presidente della Conferenza episcopale, e dopo le accuse riuscì a restare nascosto per un anno in strutture ecclesiastiche all’interno della stessa diocesi in cui si erano verificati gli abusi.
«Saremmo preoccupati se Bergoglio si fosse comportato in questo modo negli anni ’60 o ’70, sarebbe triste», ha detto all’Associated Press Anne Doyle, co-direttrice di Bishop Accountability. «Ma il fatto che si sia comportato così cinque anni fa, quando altri vescovi in altri Paesi incontravano le vittime e applicavano normative di tolleranza zero, lo pone più indietro rispetto alla sua controparte statunitense, questo è certo».
Bergoglio, che secondo Moreau è stato «l’uomo più potente della Chiesa argentina dall’inizio di questo secolo», dimostrerebbe che la Chiesa «non ha mai fatto nulla per rimuovere queste persone dal loro incarico né per alleviare la sofferenza delle vittime». Il papa dovrebbe dunque sforzarsi di mandare un messaggio forte e planetario di tolleranza zero nei confronti degli abusi sessuali: in primo luogo, ha affermato Anne Doyle, chiedendo all’arcidiocesi di Buenos Aires di rendere accessibili tutti i dossier relativi ai due preti coinvolti ma anche di tutti coloro che sono stati oggetto di «accuse credibili», dando un fermo appoggio all’obbligo, da parte dei funzionari ecclesiali, di denuncia alle autorità dei casi sospetti e riconoscendo la propria responsabilità nella mala gestione dei casi di Grassi e Sasso, accettando finalmente di incontrare le loro vittime e di chiedere perdono. I poveri di cui ha parlato Bergoglio nei primi giorni del suo pontificato «sono le vittime di questi due preti», ha detto Doyle. «Sono loro i più indifesi tra i poveri. Speriamo che per Francesco sarà una priorità, che tenderà le braccia alle vittime e correggerà l’atroce indifferenza mostrata ai tempi in cui era arcivescovo».
Adesso, Francesco sarà responsabile del lavoro della Congregazione per la Dottrina della Fede, che lo scorso anno ha imposto alle Conferenze episcopali di tutto il mondo di elaborare entro un anno linee guida per il monitoraggio, la gestione, la denuncia e la rimozione del clero responsabile di abusi. Le sue più recenti dichiarazioni in materia sembrano incoraggianti: «Quando ciò accade – affermò l’anno scorso Bergoglio nel libro Sobre el Cielo y la Tierra – non bisogna chiudere un occhio. Non si può essere in una posizione di potere e distruggere la vita di un’altra persona».

(ludovica eugenio – adista)

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