Vaticano, la spending review di Papa Francesco comincia dallo Ior

La spending review di papa Francesco parte dallo Ior, la banca vaticana che sarà riformata all’interno del processo di riorganizzazione e revisione della Curia romana. É una decisone recente di Bergoglio quella di tagliare il gettone di presenza destinato ai porporati che compongono la commissione cardinalizia presieduta dal segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Si tratta di un assegno di 2.100 euro al mese – 25 mila annui – che rappresentava un’eccezione nel panorama curiale, dove i cardinali ricevono tutti lo stesso stipendio. Questo taglio naturalmente è poca cosa, ma rappresenta un primo passo sia sulla strada del risparmio effettivo sia nella equiparazione dello Ior al resto della Santa Sede.

Infatti – a quanto risulta – i dipendenti del Torrione Niccolò V, che alla fine dello scorso anno erano 112 in tutto, di cui un direttore generale (Paolo Cipriani) un vice e quattro dirigenti, hanno una retribuzione più elevata rispetto agli altri dipendenti laici del Vaticano. Una “differenza” che ai piani alti d’Oltretevere si sta pensando di rimuovere o comunque di attenuare progressivamente. Intanto allo Ior, senza aspettare interventi dall’alto, si è deciso di non usare più le auto blu per gli spostamenti dei consiglieri laici, che venivano prelevati in aeroporto e riaccompagnati: si sta optando per automobili più modeste o ci si limita al rimborso dei taxi.

Lo stile-Francesco, insomma, sta avendo effetto dentro le mura leonine, anche se qualche mugugno si è sollevato tra il personale dopo la decisione papale di non erogare ai 4.600 dipendenti la gratifica che in passato è stata corrisposta ad ogni elezione di nuovo papa. La scorsa volta, nel 2005, ogni dipendente ricevette 1.500 euro, e molto meglio andò nel 1978, anno che vide l’elezione di due papi. Gli effetti di questo nuova linea di rigore francescano si sentiranno a partire dal bilancio del prossimo anno.

Nel 2012 il “dividendo” dello Ior destinato alle casse papali è stato di 49 milioni di euro, l’anno prima di 55 e quello prima ancora di 50 milioni di euro (in precedenza non veniva comunicato). La Santa Sede e il Governatorato presentano il bilancio consolidato in luglio: nei giorni scorsi il presidente dell’Apsa (il “ministero del Tesoro” vaticano, che ha in portafoglio gli investimenti sui mercati internazionali), cardinale Domenico Calcagno, ha detto: «Nel 2012 abbiamo portato a casa a la pelle, poteva andare molto peggio».

ilsole24ore

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