Preti sposati – le eparchie greco-cattoliche in Italia

Da anni, parte dell’opinione pubblica, così come alcune correnti di pensiero (anche interne alla Chiesa) invocano la fine dell’obbligo del celibato per i sacerdoti cattolici.

L’idea è che la crisi vocazionale (ma secondo alcuni anche lo scandalo pedofilia) sia in parte dovuto all’obbligo del celibato, che (secondo alcuni) sarebbe talmente innaturale da risultare inaccettabile per la maggior parte dei fedeli, provocando quindi la crisi vocazionale e (in alcuni casi) squilibri psicofisici tali da generare i disordini che poi sfociano nella pedofilia.

Nei primi secoli di storia della Chiesa, i sacerdoti non avevano l’obbligo del celibato, persino San Pietro pare fosse (o quanto meno fosse stato) sposato, visto che nei Vangeli si parla esplicitamente del miracolo con il quale Gesù guarì sua suocera (Mt. 8, 14-15).

Dal IV secolo d.C. (per la prima volta nel Concilio di Elvira, in Spagna) la Chiesa cominciò ad affermare la necessità del celibato sacerdotale, affermandolo definitivamente con il Concilio di Trento e successivamente inserendolo nel Codice di Diritto Canonico.

Allo stesso tempo, la Chiesa d’Oriente ha continuato a ritenere il celibato sacerdotale non necessario, tanto che, ancora oggi, sia le Chiese Ortodosse, sia quelle Greco-Cattoliche ammettono all’ordinazione sacerdotale uomini sposati (ma non ammettono che uomini ordinati contraggano matrimonio), anche se non permettano che questi siano successivamente ordinati vescovi.

Ebbene, anche in Italia ci sono tre distinte realtà di rito grecol’Abbazia di Grottaferrata (ai Castelli Romani, i cui monaci sono tuttavia tenuti al celibato) e le eparchie (l’equivalente greco di diocesi) di Lungro (in Calabria) e di Piana degli Albanesi (in Sicilia).

Queste realtà contano circa 80.000 fedeli e un’ottantina di sacerdoti, la maggior parte dei quali sposati.

Negli ultimi anni, tuttavia, la situazione in queste eparchie è diventata complessa, e si sono resi necessari “commissariamenti” da parte della Santa Sede.

L’Eparchia di Lungro, dal 2010 al 2012 è stata gestita da S.E. Salvatore Nunnari (Arcivescovo di Cosenza) in qualità di Amministratore Apostolico sede vacante ad nutum Sanctae Sedis, in quanto non era possibile identificare un successore per l’Eparca Ettore Lupinacci, dimessosi per limiti d’età.

Le difficoltà nascevano dai veti incrociati tra clero greco e clero latino, vista anche la coesistenza territoriale tra i due (ad esempio, a Cosenza, esiste una “parrocchia personale” che dipende dall’Eparchia di Lungro, nonostante la Diocesi di Cosenza sia di rito latino).

La situazione si è sbloccata solo nel 2012, con la nomina dell’Eparca Donato Oliverio. Ci risulta quindi che quanto riportato in questi giorni (sul fatto che tutte e due le diocesi siano attualmente “commissariate”) non sia corretto, in quanto l’incarico di Mons. Nunnari comme Amministratore Apostolico dovrebbe essersi concluso.

Per evitare anni di Sede Vacante, poichè la situazione si era fatta tesa anche nell’Eparchia di Piana degli Albanesi (sempre a causa dei rapporti tesi tra clero sposato e celibe, tra sacerdoti latini e greci), Benedetto XVI aveva nominato S.E. Mons. Francesco Pio Tamburrino (Arcivescovo di Foggia) come Delegato Apostolico, vista la sua precedente esperienza come Delegato Apostolico presso l’Abbazia di Grottaferrata nel 1994.

Anche a Piana, i rapporti tra clero greco e clero latino si sono fatti tesi (anche per via della convivenza dei due riti nellaParrocchia di Maria Santissima della Favara sita nel Comune di Contessa Ermellina, parrocchia di rito latino, ma nella quale i greci sono soliti cantare in agosto, quotidianamente per 15 giorni la Paraclisis alla Vergine Maria).

Ebbene, nell’agosto del 2009 i greci furono costretti a cantare la Paraclisis all’esterno della parrocchia, in quanto il parroco di rito latino fece loro trovare il portone chiuso.

Tra gli strumenti proposti da Mons. Tamburrino per alleggerire la tensione c’era il trasferimento di alcuni Papas (sacerdoti greci) ad altre parrocchie; purtroppo però questa scelta non ha fatto altro che irrigidire ulteriormente le posizioni, visto che il clero uxorato deve condividere con i familiari sia la decisione relativa all’ordinazione sacerdotale sia eventuali trasferimenti.

Il risultato è che ieri, dopo aver accettato la rinuncia dell’Eparca Sotir Ferrara, il Santo Padre Francesco è stato costretto a nominare (nell’attesa di individuare un successore) un Amministratore Apostolico sede vacante ad nutum Sanctae Sedis nella persona del Cardinale Arcivescovo di Palermo Paolo Romeo.

Nella speranza che le Eparchie greco cattoliche d’Italia possano presto ritrovare la serenità necessaria, abbiamo ritenuto scrivere queste righe, anche per ricordare l’esistenza di queste realtà particolarissime che vivono nel cuore dell’Italia latina.

 

ilVaticanista

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