Ogni comunità parrocchiale o cittadina, dopo adeguato discernimento, riammetta i sacerdoti sposati nel ministero

Emozionato per l’elezione del nuovo pontefice è anche uno dei sacerdoti sposati dell’arcidiocesi di Agrigento. La speranza di cambiamento che viene riposta in papa Bergoglio è anche quella di Pietro Taffari, che anni fa ha deciso di sposarsi e di creare una famiglia: oggi è padre di due bambini.

– Quali sensazioni ha suscitato in lei l’elezione del Papa, a cominciare dal nome che ha scelto?

“Inizialmente, non conoscendolo, una certa delusione. Ma subito dopo, da come si è proposto alla sua diocesi di Roma e a tutta la Chiesa e al mondo, ho provato tanta commozione e speranza. Una speranza, come dice S.Paolo, che “non delude”, perché abbiamo ricevuto dallo Spirito Santo un Papa pieno di Carità. La scelta del nome “Francesco”, sia che si riferisca a Francesco d’Assisi che al gesuita Francesco Saverio, è tutto un programma per “ricostruire” la Chiesa, così come chiese Gesù a Francesco d’Assisi, con uno stile di semplicità, povertà e fedeltà al Vangelo “sine glossa”.

– In che modo questo pontefice potrà essere diverso da Benedetto XVI?
“Intanto sono due personalità diverse e con un passato diverso, che ha condizionato non poco Papa Benedetto, rimasto deluso da un dopo Concilio protestantizzato. Gli scandali clericali e finanziari, il carrierismo e i contrasti curiali, e le difficoltà interreligiose, hanno frenato e condizionato non poco il progetto di rinnovamento di Papa Benedetto. La personalità diversa, per origini, per formazione e per curriculum di Papa Francesco, sono la premessa di ben sperare per un servizio petrino diverso. Il fatto stesso di essersi presentato come “Vescovo di Roma” e non come “Sommo Pontefice”, titolo che spetta solo a Gesù Cristo, quindi come “primus inter pares”, già è un nuovo stile, sia nel rapporto col Popolo di Dio che nei rapporti con gli altri Vescovi”.

–  Il Papa avrà la forza di combattere le avversità in cui si trova la Chiesa oggi?

“Sì, se – nella crisi globale e complessiva che stiamo vivendo e che coinvolge la vita e la missione della Chiesa – con la forza della gioia di Dio e della fede, saprà scendere dal fasto monarchico e monocratico papale, per coinvolgere non consultivamente, ma decisionalmente il collegio episcopale, e non solo i cardinali, e il Popolo di Dio. L’inchinarsi di Papa Francesco per chiedere al Popolo di Dio la preghiera di benedizione, spero che sia un buon segno in tal senso. Nella barca, dove Cristo dormiva, non era Pietro da solo a remare contro corrente”.

– Qual è la più grande speranza che ripone da prete sposato in una Chiesa aperta e rinnovata?

“La mia speranza è quella auspicata da Papa Giovanni all’inizio del Concilio: che la misericordia vinca sul giudizio, lo Spirito sulla legge, la vera comunione-fraternità festosa sull’emarginazione. Personalmente posso dire che non solo certi confratelli presbiteri fanno fatica a salutarmi, ma che c’è quasi un ordine dall’alto perché nessun parroco mi chieda una collaborazione, anche minima, pastoralmente. Spero che, un giorno non lontano, ogni comunità parrocchiale o cittadina, dopo adeguato discernimento, riammetta i sacerdoti sposati nel ministero”.

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