Umorismo, Guareschi: «Una potente arma di difesa»

Molte definizioni sono state date dell’umorismo: per me la più giusta sembra quella dovuta a un illustre personaggio piuttosto francese di cui non ricordo il nome: «Non esiste l’umorismo – esistono degli umoristi».

E per me, l’umorista è chi sa vedere oggi con l’occhio di domani. Questa mia definizione potrebbe trarre in inganno qualcuno e indurlo a credere che il motto dell’umorista si identifichi con uno dei più noti slogan correnti, quello che dice: «Fate che domani i nipoti non ridano di voi». Il motto dell’umorista è sostanzialmente diverso in quanto dice: «Fa che domani tu non debba ridere di te stesso: ridi oggi». Domani è troppo tardi. (…)

L’umorismo – termine che può essere preso come riassuntivo della facoltà di scoprire il lato comico nelle cose e (usando della satira, della parodia, della ironia e della caricatura) di metterlo in evidenza sì da indurre al riso o al pianto; l’Umorismo, in sostanza (pur se apparentemente sembra un’arma di offesa) è una potente e benefica arma di difesa. Ed è un’arma segreta perché, disgraziatamente, l’umanità ne disconosce l’uso, e così è arma usata da una inconsistente minoranza.

L’umorismo è un’arma potente e benefica perché occorre tener presente un fatto che sfugge ai più. Ammetto naturalmente che esiste una comicità assoluta, ed esiste anche una comicità relativa, come esistono una logica assoluta ed una logica relativa, e bisognerà quindi analizzare caso per caso. Tuttavia un fatto è certo: una situazione comica è una situazione contro la logica. Comico significa illogico. (…)

Non bisogna che il seme dell’equivoco possa germogliare. L’arma dell’umorismo sia sempre pronta ad essere puntata senza pietà contro ogni situazione nuova, contro ogni nuova iniziativa che spunti all’orizzonte e pur presentata come la più nobile e intelligente e seria dell’universo mostri all’analisi qualche lato comico. Bisogna sparare senza pietà. L’obiezione classica che la genia dei cosiddetti benpensanti solleva contro noi umoristi è questa: voi trovate del comico in tutte le iniziative, non rispettate niente. Se troviamo del comico in qualcosa, significa che il comico c’è. E dove c’è del comico c’è attentato alla logica. Talvolta si tratta di quel comico relativo di cui parlavo. Ciò però verrà in luce ben presto, perché il bersaglio, resistendo validamente ai colpi, dimostrerà di essere una eccellente costruzione con eccellenti basi. Bisogna sottoporre ogni cosa alla prova del fuoco dell’umorismo. Saggiare la consistenza reale e la logicità dell’iniziativa, della teoria della situazione prese di mira.

Non è vero che si possa trovare del comico in ogni cosa. Le cose veramente buone, le cose veramente logiche non presentano nessun lato comico. Sfido il migliore umorista dell’universo a trovare un lato comico nel cielo, nel mare, nell’aria, nel fuoco. Sfido chiunque a farmi ridere sul pane, su una radice quadrata, su una equazione di sesto grado, sulla forza di gravità, sul teorema di Pitagora, su un fiore, sulla formula dell’acido solforico. Tutto ciò che è perfetto perché opera di Dio, e tutto ciò che esiste al mondo di meno imperfetto nelle cose create o scoperte dagli uomini, non può rivelare nessun aspetto comico. Può farvi ridere un albero perché, magari, per la sua speciale conformazione fa ricordare un ometto buffo. Ma allora non è l’albero in sé che vi fa ridere, è la caricatura dell’ometto buffo.

L’umorismo è l’acido col quale si prova se il metallo che vi presentano come oro è veramente oro. L’umorismo non distrugge. L’umorismo rivela ciò che deve essere distrutto perché cattivo. L’umorismo distrugge soltanto l’equivoco. Rafforza ciò che è sostanzialmente buono. E adesso è logico che mi si domandi: tu vuoi che la gente possegga ed usi il senso dell’umorismo. Ma se non l’ha? Ma, se pur avendolo, non ha modo di usarlo come fai tu, sui giornali? L’umorismo è un’arma di difesa personale e va usata, anzitutto, contro noi stessi. La caricatura, come ho detto, la si fa agli amici, non ai nemici come laggiù nel paese dove l’umorismo è stato inquadrato nelle forze armate che difendono un regime e offendono il mondo civile.
Chi vi darà quest’arma? Voi stessi. Perché possedete un cervello che può ragionare, quindi potete scoprire la parte illogica delle cose, e quindi ancora la parte comica che induce al riso o al pianto. Bisogna cominciare col sorvegliare se stessi; analizzare le proprie sensazioni. Questo fatto mi commuove, mi esalta, mi riempie di ammirazione? Oppure mi indigna, mi esaspera? Commuove o indigna veramente me oppure l’altro me stesso, quello che è il prodotto della mentalità media corrente? Tocca la mia coscienza personale, o la mia coscienza collettiva?

Questo fatto mi commuove perché è veramente, sostanzialmente, un fatto triste, pietoso; o invece mi commuove perché ormai è stabilito dalla morale corrente dei benpensanti che una persona debba commuoversi per fatti del genere? In definitiva è necessario cercare anzitutto se stessi. Ritrovare la propria coscienza personale che talvolta può essere in contrasto con la coscienza collettiva.
Bisogna anzitutto trovare il comico, e quindi l’illogico, in se stessi. Ed ecco l’arma collaudata, calibrata, messa a punto contro il bersaglio interno, è pronta per sparare verso l’esterno. Scovato e mitragliato il nemico interno, possiamo scovare e difenderci dal nemico esterno.

 

Giovannino Guareschi – avvenire.it
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