Vaticano fa muro, ma gli spifferi sono tanti

I documenti usciti da diversi uffici. E l’obiettivo sembra essere Bertone, l’accentratore

«Da Babele all’unità» titolava in prima pagina l’edizione di ieri dell’Osservatore Romano, rilanciando con grande enfasi le parole pronunciate dal papa durante la messa di Pentecoste. Un auspicio smentito dai fatti e dalle notizie che arrivano quotidianamente da Oltretevere in merito al caso Vaticanleaks – la diffusione di documenti riservati indirizzati al pontefice e ai suoi stretti collaboratori – ma anche al licenziamento del presidente dello Ior, che si arricchisce di nuovi particolari.
Al momento c’è un unico indagato, nella cui casa sono stati trovati documenti riservati: l’assistente di camera di Ratzinger, Paolo Gabriele, accusato di «furto aggravato» e agli arresti da una settimana in una camera di sicurezza della Gendarmeria. Intende «collaborare con la magistratura vaticana», conferma il gesuita padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa della Sede, che però smentisce sia il ritrovamento di casse di documenti e di plichi pronti per essere inviati a specifici destinatari, sia l’interrogatorio di una donna e di cinque cardinali sospettati. Si è conclusa la prima fase di istruttoria sommaria e si è avviata l’istruttoria formale, al termine della quale il giudice procederà al proscioglimento o più probabilmente al rinvio a giudizio. E al di là delle voci che si rincorrono, altro non è dato sapere: del resto il Vaticano non è uno stato liberale ma, di fatto, una monarchia assoluta.
Che i “corvi” siano più di uno è comunque ormai certo: le indagini della commissione dei cardinali proseguono e «sono state sentite e interrogate altre persone», dice Lombardi. Inoltre fra i documenti pubblicati, alcuni provengono dall’appartamento papale, ma molti sono usciti da altri uffici, a cui Gabriele non aveva accesso. «Ci sono più persone», il nostro scopo «è quello di far emergere il marcio che c’è dentro la Chiesa», ha detto a Repubblica uno dei presunti “corvi”. Ma più che voglia di fare pulizia, l’obiettivo sembra essere un altro: il cardinal Bertone, fedelissimo di Ratzinger, da lui nominato segretario di Stato nel 2006, nonostante i malumori di molti, anche in Vaticano. Ha già superato i canonici 75 anni per la pensione (ne ha quasi 78), ma rimane saldo al suo posto, nomina suoi uomini nei posti chiave della Curia e accentra sempre più il potere nelle sue mani: non solo per la pubblicazione di documenti ma anche per avere colloqui con il papa, tutti i cardinali devono passare da lui. La fuga di notizie e di documenti – peraltro cominciata da tempo -, nella maggior parte dei quali Bertone non fa una bella figura, pare allora un chiaro messaggio per segnalare l’incapacità di governo, e di controllo, del segretario di Stato, a cui sembrano scappare i buoi nonostante abbia chiuso la stalla.
E a proposito di fughe di documenti, due giorni dopo la cacciata di Gotti Tedeschi dalla presidenza dello Ior è stato fatto circolare il verbale della riunione del Consiglio di sovrintendenza della banca vaticana (una sorta di Cda) in cui è stato proposto il suo licenziamento, poi ratificato dalla Commissione cardinalizia di vigilanza. Fra le accuse mosse a Gotti Tedeschi, oltre a quelle di non aver svolto al meglio le sue funzioni, la «diffusione ingiustificata di documenti in possesso del presidente» e di «informazioni inesatte sull’Istituto». La questione dello Ior «è distinta e separata» dal Vaticanleaks, precisa Lombardi, ma i “corvi” sembrano volare nello stesso cielo.
Soffocati da queste notizie, si parla poco o per niente di altri importanti documenti che illuminano ulteriormente i rapporti fra Stato e Chiesa pubblicati nel libro Sua Santità di Gianluigi Nuzzi. C’è una nota preparatoria per una cena privata fra Ratzinger e Napolitano (gennaio 2009); o il resoconto di una serie di incontri segreti e privati, a fine 2010, fra Gotti Tedeschi e l’allora ministro dell’Economia Tremonti per elaborare una strategia comune affinché l’Italia potesse evitare la condanna dell’Unione europea, in seguito alla denuncia dei Radicali sull’esenzione Ici per gli enti ecclesiastici, senza tuttavia cancellare il privilegio.

LUCA KOCCI – IL MANIFESTO

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