Le religioni si uniscono per difendere una moschea e la libertà religiosa

Associazioni, semplici cittadini, credenti di tutte le religioni si uniscono in Sri Lanka per la tutela delle minoranze religiose e per difendere la moschea di Dambulla, città al centro dell’isola: hanno lanciato un appello al governo perché garantisca i diritti, la libertà di culto, la dignità di tutti i cittadini e di tutti i credenti, specialmente quelli appartenenti alle comunità religiose minoritarie.

Il forum della società civile, che include membri di tutte le religioni, ha pubblicato – secondo quanto riferisce l’agenzia vaticana Fides – una “Dichiarazione contro l’intolleranza religiosa”, condannando in particolare il recente attacco alla moschea di Dambulla da parte di un gruppo di attivisti e monaci buddisti. Alla comunità indù, nota l’appello giunto a Fides, è stato anche chiesto di spostare un tempio che sorge dalle vicinanze.

La moschea di Dambulla è nata oltre 60 anni fa, e gli amministratori della moschea posseggono i documenti della legittima proprietà del sito e dell’edificio. Il 20 aprile scorso una delegazione di monaci e attivisti buddisti ha manifestato chiedendone la demolizione perché “la moschea e il tempio sono costruiti su terra sacra buddista”. Dopo una discussione pubblica, nei giorni seguenti il governo ha reso noto che la comunità musulmana avrà tre mesi per trovare un terreno alternativo e spostare la moschea. Tutto ciò “senza ascoltare i fedeli musulmani e lasciar esprimere la loro opinione”, nota l’appello, definendo ingiusto il provvedimento e chiedendo una soluzione negoziata.

Le oltre 30 associazioni, fra le quali gruppi cattolici, che hanno sottoscritto l’appello notano che “da oltre 60 anni le persone musulmane nella regione vivono insieme con gli altri fedeli, in uno spirito di amicizia. Tuttavia oggi ci accorgiamo che l’intolleranza religiosa è in aumento e lo stato ha fatto poco per controllarla”.

L’incidente di Dambulla non è un caso isolato. L’anno scorso un santuario musulmano è stato distrutto ad Anuradhapura. Ad Ashraf Nagar l’esercito ha sequestrato una terra che apparteneva a 69 famiglie musulmane. A Illangaithurai Muhathuwaram al posto di un santuario indù è stata costruita una statua buddista. Nel febbraio scorso ad Ambalangoda è stata attaccata una chiesa dell’Assemblea di Dio e un Pastore è stato aggredito a Kaluthara, con l’accusa di “conversioni”. Sempre a Kaluthara, lo scorso anno un gruppo di monaci e attivisti buddisti hanno attaccato la Gospel Church e la polizia ha impedito alla Chiesa di funzionare sostenendo che essa “violava la pace”.

“Lo Sri Lanka è una nazione multietnica, multireligiosa in cui il pluralismo e la tutela dei diritti religiosi e culturali, nonché la libertà religiosa, è un principio fondamentale della Costituzione e una garanzia per tutti i cittadini” nota l’appello, chiedendo al Presidente Mahinda Rajapaksa di prendere misure per garantire le minoranze religiose, operando per l’armonia nazionale e la coesistenza pacifica. Lo Sri Lanka è una nazione a larga maggioranza buddista in cui, in passato, si sono registrati episodi di violenza perpetrati da frange integraliste buddiste.

vaticaninsider

28 Aprile 2012 ore 06:55

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