Il don taglia gas e luce per sfrattare l’inquilina

L’amministrazione comunale di Casalmoro, con una delibera di giunta, ha assegnato alla signora G.G. un alloggio di edilizia popolare di proprietà dell’Aler in via Sforza nella nuova area Gardoni 3.

L’abitazione, infatti, dove attualmente risiede la signora ha perso «tutti i minimi requisiti igienico sanitari, a seguito dell’improvvisa quanto grave ed inspiegabile decisione – si legge nella delibera – del proprietario di interrompere l’erogazione dell’energia elettrica, del gas e dell’acqua – come si può leggere dall’atto pubblico di delibera di giunta sul sito del Comune». Un’emergenza abitativa di cui la gente in paese è al corrente da tre settimane, in quanto la signora in oggetto è conosciuta da tutti, perché è la custode che da 21 anni vive nella vecchia casa fatiscente annessa al Santuario della Madonna del Dosso.

La donna non vuole parlare, si affaccia solo alla finestra e quando le si chiede perché nell’ingresso ci sono tante scatole e oggetti ammucchiati, scoppia in lacrime, va al piano superiore, ma ci indica soltanto come fa in questi giorni a scaldare l’acqua, che recupera dalla fontanina pubblica ai piedi della scalinata del Santuario: scaldandola in bottiglioni di plastica al sole. Non ha corrente e nemmeno il gas per scaldarsi e fare da mangiare in attesa di questo forzato trasloco. Tutto questo perché il proprietario della casa, cioè la parrocchia, quindi parroco e consiglio economico pastorale, ha fatto chiudere tutti gli impianti. Ma perché l’avrebbe fatto?

La vicenda in effetti è delicata, penosa e molto lunga. Don Roberto spiega che questa dura presa di posizione è solo l’ultimo atto di un braccio di ferro che dura da anni e che questa estrema forzatura adottata dalla parrocchia va nella direzione del benessere della signora, che ha bisogno di vivere in una casa nuova, in ordine e accanto ad altre persone. La signora e la sua famiglia – racconta il parroco – sono state aiutate dalla parrocchia da sempre, 25 anni, ma ora lo stesso don Roberto non può più entrare nella casa del custode, perché la signora glielo impedisce. Ma la casa è a rischio incendio, perché la caldaia non è a norma, e versa in condizioni di totale degrado, senza alcun rispetto di ogni elementare norma igienico sanitaria.

Però al santuario serve anche un custode e l’inquilina non è più in grado di compiere questo ruolo. «Siamo stati a lungo combattuti sul da farsi – chiude il sacerdote – Ci siamo chiesti tante volte qual è il bene di questa persona. Siamo arrivati alla conclusione che non può più vivere in queste condizioni». (a.g.)

 

gazzettadimantova

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