Don Giussani Beato, rumors: CL punta alla prelatura personale. Parata di potenti in Duomo. E Scola…

Folla delle grandi occasioni, ieri sera in Duomo a Milano, per la Santa Messa votiva del Santissimo Nome di Gesù nel settimo anniversario della morte di don Luigi Giussani e per ricordare il XXX anniversario del riconoscimento pontificio della “Fraternità di Comunione e Liberazione”, al termine della quale don Julian Carron, leader di CL, ha annunciato la richiesta, al cardinale arcivescovo Angelo Scola, dell’avvio del processo di beatificazione del fondatore di Comunione e Liberazione.

LA LITURGIA DEL POTERE – E così sotto le navate del Duomo sono arrivati i ragazzi di “Don Gius”, dai semplici aderenti, fedeli e simpatizzanti fino a chi oggi ha responsabilità di governo. Ecco Valentina Aprea, neo assessore all’Istruzione in Regione Lombardia, seguita da Paolo Alli, sottosegretario del presidente Roberto Formigoni per l’attuazione del programma ed Expo 2015 e Raffaele Cattaneo, assessore ai trasporti. Poi, poco prima dell’arrivo di Scola, ecco scendere da una berlina scura di rappresentanza proprio lui, Formigoni, in un cappotto cammello molto sobrio.

L’arcivescovo di Milano Angelo Scola

L’OMELIA DI SCOLA – Eccoci all’omelia tenuta nel corso della Santa Messa dal cardinale arcivescovo di Milano Angelo Scola, che Affari ha pubblicato per intero. Le parole di Scola avrebbero toccato alcuni presenti in vena di retroscena: “Un’omelia che si riconnette alla tradizione ed al linguaggio di CL, senza dubbio, quasi il cardinale avesse voluto ricordare la sua provenienza e vicinanza a don Gius, di cui è stato amico personale, ma anche al movimento”, commenta una fonte con Affari. Interessante questo passaggio, con cui Scola sembra richiamare anche la politica: “Carissimi, il carisma cattolico che lo Spirito ha dato a Mons. Giussani, che la Chiesa ha universalmente riconosciuto, e di cui decine di migliaia di persone in tutto il mondo possono oggi godere, è fiorito in questa santa Chiesa ambrosiana. L’amore che Mons. Giussani le portava è documentato da mille e mille segni e testimonianze. Per i fedeli di questa diocesi appartenenti al Movimento di Comunione e Liberazione questo dato di fatto costituisce una responsabilità che chiede di essere sempre rinnovata: praticare, nella cordiale assunzione del principio della pluriformità nell’unità, una profonda comunione con tutta la Chiesa diocesana che vive ad immagine della Chiesa universale. Questa comunione è con l’Arcivescovo, con i sacerdoti, con i religiosi e le religiose, con tutte le aggregazioni di fedeli, con tutti i battezzati e con tutti gli abitanti della nostra “terra di mezzo”.

IL RAPPORTO SCOLA-FORMIGONI – Attenzione al riferimento fatto alla comunione con l’Arcivescovo e con tutte le aggregazioni di fedeli (inclusi, naturalmente, i movimenti). Un invito a collaborare insieme? È appena il caso di ricordare che Scola, recentemente, sembrava avesse preso le distanze proprio da Formigoni. Ci riferiamo all’incontro dell’Arcivescovo con i giornalisti avvenuto a fine gennaio in occasione della festa di S. Francesco di Sales, loro patrono, al termine del quale Scola aveva detto: “Angelo Scola è di Lecco come Formigoni, come lui si è formato in  Comunione e Liberazione e sono stati amici per tanti anni. Possibile che Scola non c’entri nulla con quello che fa Formigoni? Non c’entra”, ricordando che: “Scola e Formigoni da vent’anni si sono visti si e no una volta l’anno a Natale”, cosa peraltro confermata dal governatore lombardo che ha dichiarato di aver incontrato privatamente il cardinale per non più di 10 minuti in occasione dello scambio di auguri?

LA GIOIA DELL’OPUS DEI – È innegabile che Comunione e Liberazione abbia rappresentato e sia uno dei movimenti postconciliari più attivi della Chiesa italiana. Un rispetto testimoniato anche dal comunicato diffuso oggi dall’Opus Dei, che riporta le parole di don Matteo Fabbri, Vicario della prelatura per l’Italia: “L’annuncio dell’inizio del processo di Beatificazione di Mons. Luigi Giussani è fonte di grande gioia e ci fa essere grati a Dio. Egli seppe mostrare con le sue parole e il suo esempio che in Cristo trovano compimento tutte le aspirazioni umane, avvicinando alla fede molti giovani, famiglie e persone di ogni tipo”. don Fabbri continua: “Sono numerosi coloro che devono la scoperta della loro vocazione a don Giussani. Ancora oggi il suo messaggio, incentrato sulla bellezza della vita cristiana, porta e continua a portare fecondi frutti apostolici in tutta la Chiesa, come è stato evidente nella splendida concelebrazione di ieri sera, in Duomo, alla quale ho avuto l’onore di partecipare”. Un gesto – la concelebrazione di don Fabbri – di calore e rispetto tra i due movimenti, in passato indicati come in concorrenza tra loro.

RUMORS: GIUSSANI SANTO IN 10 ANNI –  A questo punto è partito il totobeato. Secondo una fonte di Oltretevere sentita da Affari, “CL è in grado di seguire attentamente l’iter della causa di beatificazione e, in un secondo momento, di canonizzazione. Direi che in dieci anni al massimo a partire da ora avremo prima don Gius beato, poi santo. In fondo l’opera che fa la Chiesa è quella di riconoscere la santità di una persona, che dunque preesiste al riconoscimento. E dieci anni, per i tempi della Chiesa, significano una canonizzazione lampo”. In altre parole: le norme canoniche varate nel 1983 da Giovanni Paolo II impongono un’attesa (derogabile per volontà papale, come è avvenuto proprio per Wojtyla) di almeno cinque anni dalla morte del candidato alla beatificazione. Nel caso di don Giussani le regole di diritto sono soddisfatte perché di anni ne sono passati sette. Adesso ci sarà la fase diocesana, in cui – dopo l’autorizzazione che dovrà essere concessa da Scola, saranno ascoltati testimoni e raccolto tutto il materiale necessario da inviare a Roma, alla Congregazione per le Cause dei Santi. È ragionevole prevedere che questa fase “istruttoria” durerà almeno un anno e mezzo-due. Roma indagherà nella seconda fase sull’eroicità delle virtù testimoniate in vita da don Giussani, sulla base delle testimonianze raccolte, e valuterà la veridicità di un miracolo ottenuto per intercessione del Servo di Dio (come viene chiamato il candidato alla beatificazione in questa fase). A questo punto, dopo il responso positivo della Congregazione, il Papa emetterà il decreto con cui, riconosciuti il miracolo e le virtù, proclamerà beato il fondatore di CL. Tutto quest’iter, se non ci saranno intoppi, potrebbe essere percorso in circa cinque anni, più un supplemento di altri due-tre (l’analisi di un secondo miracolo) per giungere alla canonizzazione: allora don Giussani sarà proclamato santo.

CL VERSO LA PRELATURA PERSONALE? – E mentre già in rete qualcuno discute le idee del fondatore di CL accusandolo di eresia (come il sito www.zaccariaelisabetta.it, che peraltro bolla come eretico anche Benedetto XVI), in Vaticano qualcuno pronostica una possibile erezione di Comunione e Liberazione da semplice movimento a Prelatura Personale, ossia una sorta di diocesi che non ha un territorio e i cui fedeli risiedono in tutto il mondo. È la stessa soluzione giuridica in cui si trova l’Opus Dei di San Josemaria Escrivà, beatificato nel 1992 e canonizzato nel 2002 da Giovanni Paolo II. “Attenzione, è un processo molto lungo e non facile, per cui vedremo che cosa ci riserveranno i prossimi anni”, conclude la fonte.

Antonino D’Anna – affaritaliani.libero.it

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