Vaticano, è in corso la guerra dei Papi. Bertoniani, Sant’Egidio e CL a caccia di beati, da Paolo VI a Giovanni Paolo II. Mentre su Pio XII…

Affari racconta il mondo delle beatificazioni in Vaticano. E il loro significato.

Oltretevere la chiamano “Guerra dei Papi”. Si tratterebbe – almeno così si sussurra – del tentativo di scuole storiografiche, movimenti e gruppi interni alla Curia di legare la beatificazione (o canonizzazione) di questo o quel Servo di Dio agganciandone la figura alla loro storia.
di Antonino D’Anna
PATTO NON SCRITTO – In che modo? “Di solito si va alla ricerca di tutti i documenti disponibili, oppure ci si arriva per primi a studiarli quasi a piantare una simbolica ‘bandierina’. Quando uno arriva primo, gli altri – per un patto non scritto, diciamo – desistono. Oppure si cerca di conquistare la fiducia dei testimoni più vicini al beato o possibile beato o santo”, spiega una fonte vaticana ad Affari che segue da tempo queste lotte. E aggiunge: “La ‘guerra dei papi’ è in atto da anni, non è una cosa scoppiata di recente. Perché c’è chi ha capito che è possibile, legandosi a questo o quel pontefice o santo, testimoniare meglio la propria identità di fede. Niente di scandaloso in sé, dopotutto: si tratta in fondo di cercare un patrono, uno ‘sponsor’, se ti suona meglio, che sia vicino ai propri valori in quanto gruppo religioso o movimento”. E le sorprese non mancano.

PAOLO VI NEL MIRINO DEI BERTONIANI – Cominciamo da Giovanni Battista Montini, che dal 1963 al 1978 fu papa col nome di Paolo VI. La sua figura (fu il Papa che diede una rotta e portò a compimento il Concilio Vaticano II aperto dal suo predecessore Giovanni XXIII, riformando nel 1967 la Curia con la Regimini Ecclesiae Universae) viene vista come esempio del prelato che ha dato serenità e stabilità alla Curia Romana. La costituzione Regimini Ecclesiae Universae del 15 agosto 1967, infatti, aveva dato una struttura alla macchina curiale che si era formata nel corso dei secoli e, in particolare, l’aveva aggiornata seguendo i dettami del Concilio. Non è tutto: il futuro Paolo VI lavorò a lungo in Segreteria di Stato sotto Pio XII, l’austero “Principe di Dio” Eugenio Pacelli, che regnò dal 1939 al 1958; e peraltro nel 1954 fu inviato da Pacelli a Milano in qualità di Arcivescovo – e senza promozione cardinalizia come gli sarebbe spettato per prerogativa – si dice per punizione (il peccato grave sarebbe stato quello di non aver appoggiato nel 1953 l’“Operazione Sturzo”, che avrebbe dovuto portare gli esponenti del Movimento Sociale Italiano in Giunta al municipio di Roma). Insomma, un personaggio di forte impatto e dalla storia complessa. “Come si vede – commenta la fonte – una beatificazione di Papa Montini in quota bertoniana avrebbe un grande valore simbolico. Diciamo che i curiali vedrebbero molto bene un Paolo VI ‘Patrono della Curia’”. Nel caso peraltro del papa bresciano i bertoniani sarebbero favoriti dal fatto che le fonti sono nell’Archivio vaticano (e dunque raggiungibili molto rapidamente) e presso l’Istituto Paolo VI di Brescia. Chi ha vinto e chi ha perso? “Sant’Egidio e Comunione e Liberazione sono stati tagliati fuori dai bertoniani, almeno qui così si dice. Vedremo invece che succederà con Giovanni XXIII, ci sono lavori in corso”.

GIOVANNI PAOLO II E SANT’EGIDIO – Dove invece Sant’Egidio, conosciuta anche come “Onu di Trastevere” per la sua (benemerita) attività internazionale (che sconfinerebbe a volte in una sorta di diplomazia parallela vaticana) avrebbe posto la sua bandierina, è sulla figura di Giovanni Paolo II, da poco beato. Il Papa polacco è al centro della biografia scritta da Andrea Riccardi “Giovanni Paolo II – La biografia”, uscita a marzo dell’anno scorso per i tipi delle Edizioni San Paolo. Secondo i rumors raccolti da Affari l’opera di Riccardi sarebbe stata accompagnata dalla “simpatia” di Stanislaw Dziwisz, oggi cardinale Arcivescovo di Cracovia e per 40 anni onnipresente segretario particolare di Karol il Grande. Diciamo anche che l’allora don Stanislao, negli anni ’80, è diventato un grande sostenitore e amico di Sant’Egidio, tanto che nel 2011 alcune volte è stato presente insieme all’attuale ministro per la Cooperazione Internazionale in eventi commemorativi della figura del grande pontefice. A proposito di Wojtyla, Riccardi ha dichiarato in un’intervista a Famiglia Cristiana nell’aprile scorso: “ (La biografia) Nasce come un debito perché io l’ho conosciuto che avevo 28, 29 anni, ed è stato sempre aperto e gentile con me, mi ha ricevuto e abbiamo parlato tante volte. Si faceva fare tutte le domande e non aveva paura di rispondere come voleva. Credo di avere messo al servizio di questa conoscenza il mio modesto laboratorio di storico, perché non basta conoscere, aver vissuto i fatti, ma bisogna avere la ragione storica per saperli leggere”. A proposito: e il predecessore Albino Luciani, Giovanni Paolo II? “Per adesso non mi sembra ci siano stati interessamenti – dice la fonte – però in futuro, chissà. Del resto non era uno sprovveduto né un sempliciotto ed è stato molto rigoroso – a differenza di quanto viene raccontato o come lo si dipinge – sulla difesa della Chiesa e sul comunismo. Un progressista, un ‘rosso’, come a volte è stato indicato? Mi pare un po’ difficile. Anche qui vedremo”.

PIO XII, UNA FIGURA IN BILICO – Veniamo ora alla terza figura, quella di Pio XII ossia Eugenio Pacelli. Una figura enorme, complessa, che può essere avvicinata – per il peso impresso alla Chiesa e il momento storico vissuto – a quella di Giovanni Paolo II. Dopotutto, il Papa polacco ha combattuto il comunismo, mentre il “Pastor Angelicus” (come si chiamava anche il film del 1942 in cui Pio XII vi appare come attore nella parte di se stesso) si è trovato a combattere sia il comunismo che il nazismo nel corso della II guerra mondiale. Ma, e qui sta il punto: “Per il momento c’è grande attesa. Attesa perché – spiega la fonte – sul Papa pesa il suo presunto silenzio sulla Shoah. Sono anni che questo è il punto oscuro della sua figura, e nel passato Israele non ha mancato di sottolineare come una potenziale beatificazione di Pacelli potrebbe essere uno strappo nei rapporti col Vaticano”. Tuttavia, precisa la fonte: “Non ci sarebbe spazio per i bertoniani, Pio XII non è per loro. Se mai si dovesse superare l’impasse rappresentato dalla II guerra mondiale, allora potrebbe essere un buon patrono per movimenti tradizionalisti o conservatori. Ma per adesso non c’è da fare altro che aspettare. I chiaroscuri si chiariranno, prima o poi”, conclude.

affaritaliani.libero.it

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