Gerusalemme, un amore

I libri sulla Città Santa riempiono intere biblioteche e se ne continuano a pubblicare. Sono indispensabili per avvicinarla e conoscerla. Ecco una serie di titoli freschi di stampa

immagine documento Gerusalemme, un enigma. «Se ti dimentico, Gerusalemme, si paralizzi la mia mano destra», canta il salmo 136, quello dell’esilio; «O Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che Dio ti manda», piange Gesù rimirandola dall’alto delle colline ad est e già vedendola com’era dai tempi di Salomone, «d’oro, di rame e di luce» come la descrive la più popolare forse delle canzoni israeliane. Gerusalemme, che Israele ha proclamato capitale eterna dell’ebraismo e l’immagine della quale campeggia inevitabilmente alle spalle di tutti i leaders palestinesi; Gerusalemme, che tre fedi proclamano concordi Città Santa, e proprio da questa concordia nasce una contesa millenaria, un odio profondo. Può l’odio scaturire da un eccesso d’amore?
Oggi, Gerusalemme è la mèta degli ebrei di tutto il mondo, compresi quelli che non condividono gli ideali sionisti; ma è altresì quella di pellegrini cristiani e musulmani e uno dei centri d’interesse turistico più affascinanti al mondo. Anche i libri su di lei riempiono intere, enormi biblioteche, e si continuano a pubblicare incessantemente.
Esiste una letteratura cristiana, ebraica e musulmana vastissima sul viaggio-pellegrinaggio a Gerusalemme: in qualche caso essa ha ispirato autentici capolavori.
A non dir altro, che cosa mai sarebbe il nostro romanticismo senza le visite a Gerusalemme di Chateaubriand, di Loti, di Gérard de Nerval? Di recente uno scrittore-viaggiatore italiano (uno di quelli della razza dei Maraini e dei Terzani, dei Rampini e dei Rumiz, dei Magris e dei Malatesta…), Stenio Solinas, ha ripercorso quell’antico itinerario e l’ha raccontato in un libro asciutto e commosso, Da Parigi a Gerusalemme. Sulle tracce di Chateaubriand (Vallecchi 2011). Gerusalemme liberata. L’hanno liberata in tanti: forse in troppi. Primo fra tutti Ciro il Grande, che nel 538 a.C. autorizzò gli ebrei che Nabuchodonosor aveva deportato in Babilonia a rientrare in patria e a ricostruire la loro città: e che da allora è ricordato e venerato come il “liberatore” per eccellenza, il primo dei Giusti tra le Nazioni. Che ironia questa circostanza, vista oltre duemilacinquecento anni dopo e alla luce dei rapporti tra l’Israele di Netanyahu e l’Iran di Ahmadinejad! Come se la storia si prendesse sul serio gioco degli uomini.
Ma, dopo Ciro, i “liberatori” furono piuttosto, come suole sovente accadere, dei conquistatori. I sovrani siro-greci della dinastia seleucide, poi i romani, quindi gli asmonei, e ancora i romani che, con la cristianizzazione dell’impero, consentirono l’edificazione dei santuari della nuova fede a obliterare la vecchia (secondo la tradizione fu l’imperatrice Elena, nel 330, la regista di quest’opera di santa archeologia falsificatoria); e poi ancora il califfo Umar, nel 638, che restituì dignità all’area del Tempio di Salomone che i cristiani avevano abbandonata; e quindi i crociati nel 1099, il Saladino nel 1187, il sultano ottomano Selim nel 1517, i britannici del generale Allenby (e gli arabi dello sceriffo hashemita Hussein e del colonnello Lawrence) esattamente quattro secoli dopo, nel 1917, e successivamente – all’indomani della prima guerra araboisraeliana del 1948 – Abdullah di Giordania nel 1950, fino alla conquista da parte degli israeliani guidati da Moshe Dayan nel 1967.
Troppi liberatori, troppi padroni: a chi appartiene, davvero, Gerusalemme? Ma ha poi un senso chiedersi se una città ch’è stata per secoli al centro della storia e della fede possa davvero “appartenere” a qualcuno, al di là della politica e delle istituzioni, dei confini e delle convenzioni? “Appartiene” davvero alla Grecia, Atene? È esclusivamente “italiana”, Roma? Domande che non ha senso eludere, ma alle quali non si può nemmeno rispondere. Il fatto è che Gerusalemme mantiene ancora, impresse nelle sue pietre e nelle sue strade scoscese, nei dirupi e nei dintorni che ne cingono le vecchie mura e che portano dei nomi che a molti di noi paiono ormai quasi di fiaba (Gethsemani, Josaphat, Sion, Siloe, Gehenna…), le memorie degli antichi tempi e quelle dei nuovi: uno straordinario passato-che-non-passa e che si riflette anche nella megalopoli sterminata che circonda il nucleo della città vecchia.
Un’“altra” Gerusalemme, straordinaria anch’essa, coloniale e ultramoderna, pia e spregiudicata, arcisraeliana eppure cosmopolita, col suo patrimonio di “leggende metropolitane” e il suo rapporto difficile, tormentato, amoroso col suo vecchio cuore di pietra bianca e di santuari vetusti che le sorge al centro. Come si fa ad avvicinarla? Senza una guida – libresca o umana che sia – è impossibile. Eppure tutte le guide ingannano, tutte le guide tradiscono: ognuna ci racconta la “sua” Gerusalemme, sovente in conflitto con tutte le altre, e non c’è iniziazione che non sia anche inganno, non c’è ausilio che non sia anche tradimento. Il palinsesto urbanistico-architettonico, che con continui tuffi al cuore ci fa passare in poche decine di metri dalla preistoria all’oggi, è nulla di fronte al palinsesto delle fedi, delle tradizioni, delle fedi, dei diritti rivendicati e di quelli calpestati.

Solinas Stenio – Da Parigi a Gerusalemme. Sulle tracce di Chateaubriand

Da Parigi a Gerusalemme. Sulle tracce di Chateaubriand Titolo Da Parigi a Gerusalemme. Sulle tracce di Chateaubriand
Autore Solinas Stenio
Prezzo
Sconto 15%
€ 13,18
(Prezzo di copertina € 15,50 Risparmio € 2,32)
Dati 2011, 163 p., brossura
Editore Vallecchi  (collana Stelle)

Mai come a Gerusalemme la domanda «Chi ha ragione?» è urgente e pressante; e mai come lì è assurda, inutile, disperata.
Tanto vale tentare un approccio “ludico”: che poi non si rivela affatto tale. In Chroniques de Jérusalem (Shampooing 2011), Guy Delisle ci prova coi fumetti. Proprio così: 333 pagine di strips con molti disegni (a modo loro estremamente realistici) e poche parole nelle solite nuvolette per raccontarci il suo viaggio, e la sua permanenza di un anno tra ebrei e arabi, tra chiese vetuste e vicoli ombrosi, nel dramma dei nuovi colonizzatori e dei vecchi ex-padroni, con i posti di blocco militari e i religiosi osservanti di Mea Sharim, lo stupore degli incontri casuali e l’angoscia delle incomprensioni, la gioia della gente che danza e la paura degli attentati.
È un quadro a modo suo onesto e veridico: eppure c’è qualcosa che non va. Gli affiancherei, in una sorta di dialogo-integrazione a distanza, il bellissimo A Gerusalemme di Fiamma Nirenstein (Rizzoli 2011), con quell’attacco rivelatore che vale più di centomila pagine erudite, «Gerusalemme fa girare la testa di chiunque».

Nirenstein Fiamma – A Gerusalemme (sconto online su ibs)

A Gerusalemme Titolo A Gerusalemme
Autore Nirenstein Fiamma
Prezzo
Sconto 15%
€ 15,30
(Prezzo di copertina € 18,00 Risparmio € 2,70)
Dati 2012, 211 p., rilegato
Editore Rizzoli  (collana Saggi italiani)

È vero, è meravigliosamente e dannatamente vero. Fiamma ha la “sua” Gerusalemme, è una donna e una scrittrice fieramente schierata: eppure, direi anzi proprio per questo, il suo racconto arriva a volte a toccare le corde di verità nascoste e profonde che vanno ben al di là delle polemiche e delle inimicizie. Forse, anzi certamente, la sua intenzione è spesso provocare, irritare, scandalizzare, com’è nella sua natura: ma soprattutto riesce a commuovere, lo sappia e lo voglia o no (ma io sono certo che lo sappia e sospetto che lo voglia).
Comunque, uscendo da questo mareggiare di ricordi e di sentimenti, si sente il bisogno di un solido ancoraggio “obiettivo” alle notizie, ai fatti, alle cose. E allora diventa indispensabile anzitutto un solido companion: poco di meglio, al riguardo, dell’Atlante di Gerusalemme. Archeologia e storia (Edizioni Messaggero, Padova, 2011) di Dan Bahat, il grande archeologo specie se accompagnato da Gerusalemme città di specchi di Amos Elon (Rizzoli 1990, più volte ripubblicata) e soprattutto da Jerusalem. The biography di Simon Sebag Montefiore (Weidenfeld and Nicolson 2011), due libri che insieme faranno al lettore principiante l’impressione che si parli di un’altra città rispetto a quella della Nirenstein, e invece il segreto è proprio quello: cercarne la convergenza, la compatibilità, l’accordo. Gerusalemme, il paradosso.
Ma partire alla conquista del centro, alla ricerca dell’anima, è come ascender ai cieli o discendere nell’inconscio: non si giunge mai al traguardo. Forse, ci aiutano il Dictionnaire amoureux de Jérusalem di Jean-Yves Leloup e il Dictionnaire amoureux de la Palestine di Elias Sanbar (entrambi Plon 2011). Si deve comprender, per amare? O bisogna amare, se si vuole comprendere? Non nascondiamoci l’odio, il rancore, le ragioni contrapposte, le speranze deluse e i patti violati, le promesse e i tradimenti: tutto questo è la storia millenaria della città più bella del mondo. Ma la chiave per comprenderla sul serio è sempre la stessa, quella che muove il mondo. Gerusalemme, l’amore.

Franco Cardini
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