Celibato preti: una chiusura che impedisce alla Chiesa di crescere

CASTITÀ E “RELAZIONI PERICOLOSE” IN CONVENTO.
IN CANADA UN LIBRO FA SCANDALO

36520. MONTRÉAL-ADISTA. Falsità, toni provocatori, discorsi populisti. Sono solo alcune delle accuse piovute su suor Marie-Paul Ross, della congregazione delle Missionarie dell’Immacolata Concezione, rea di aver dato alle stampe un volume – Je voudrais vous parler d’amour… et de sexe (per l’editrice canadese Michel Lafon, 2011) – in cui, tra le molte altre cose, afferma che circa l’80% di preti, religiosi e religiose si discostano nel corso della loro vita dagli impegni derivanti, in materia di sessualità, dal loro status.

Le conclusioni che la sessuologa – fondatrice dell’Iidi (Institut International de Développement Intégral) in Québec e inventrice del Migs (Modèle d’Intervention Globale en Sexologie), una forma di terapia integrale –, ha tratto da ricerche effettuate a livello internazionale e sotto la supervisione di un comitato scientifico non sono piaciute alla diocesi del Québec che, preoccupata, forse, più che da alcuni passaggi del libro dal rilievo mediatico che ha assunto la vicenda, le ha sferrato un duro contrattacco.

«In passato abbiamo recensito sulle nostre pagine i suoi primi due libri – scrive p. René Tessier sul numero di novembre della rivista diocesana Pastorale-Québec –, questa volta abbiamo ritenuto opportuno interpellare diverse personalità della Chiesa esperte delle problematiche affrontare da suor Ross. Tenuto conto della visibilità di cui ha già goduto, abbiamo ritenuto fosse il caso di dare voce ad altre persone anch’esse con una solida esperienza in merito». Seguivano gli interventi di cinque “esperti” tutti concordi nel riconoscere il valore della promozione di una sessualità sana e responsabile – scopo dichiarato del volume – e altrettanto concordi nello stracciare le conclusioni di suor Ross. «Soprattutto nell’ultimo capitolo che invita la Chiesa a evolversi e fare una rivoluzione – scrive p. Mario Côté, rettore del Grande seminario del Québec –, suor Ross fa un discorso quasi populista che moltiplica le affermazioni dal dubbio fondamento». «Ha adottato toni provocatori che hanno fatto discutere», gli fa eco, senza peraltro aver letto il libro, suor Anne-Marie Richard, superiora provinciale delle Servantes du Saint-Coeur de Marie e psicoterapeuta: «Affermare che l’80% di preti, religiosi e religiose non adempie ai propri impegni mi sembra non rifletta la realtà e apra le porte a false interpretazioni e a supposizioni di ogni tipo». «Non mi avventurerei in discussioni su temi che non conosco – è il commento di Hermann Giguère, prelato d’onore, teologo e superiore generale del Seminario del Québec – ma oserei dire che questa signora è una maga del marketing: ha fatto di tutto per far parlare di sé e affinché il suo libro vendesse bene».

Ma suor Ross respinge al mittente ogni addebito con una lettera (4 gennaio) pubblicata sul sito di Pastorale-Québec, in cui replica punto per punto e si lamenta che non le abbiano dato modo di replica. «Non posso che constatare un attacco alla mia persona e dunque un attacco alla mia integrità religiosa e scientifica». «Sono religiosa e sono cattolica e non ho alcuna intenzione di abbandonare la Chiesa. È comprensibile che il disordine sessuale di chi ha la missione di testimoniare il messaggio evangelico (l’amore autentico) sia un fattore inquietante. Provo tanta pena quando sento colleghi del mondo religioso dire che “questo disordine c’è anche nel mondo laico”. Questa risposta non fa che dimostrare la mancanza di trasparenza nell’affrontare realtà sconvolgenti che minacciano la credibilità pastorale».

Quanto alle accuse di confusione circa i termini di questo “discostamento” dagli impegni derivanti dal celibato, suor Ross specifica che consiste in una «varietà di condotte e atteggiamenti sottostimati ma che nuocciono comunque al celibato». Come l’attaccamento eccessivo a una persona o a un luogo di missione, l’autoerotismo, la visione di film porno, flirt, dipendenza da internet e social network e via dicendo.

«Faccio parte di una Chiesa che si dice universale», prosegue. «Spesso mi domando cosa direbbe Gesù visitando gli angoli nascosti delle nostre istituzioni religiose». «Lo scopo dei miei studi in sessuologia era offrire un sostegno alla formazione al celibato che deve essere vissuto in modo sano». «Constato ancora una volta – conclude – una chiusura che impedisce alla Chiesa di crescere». (ingrid colanicchia – adista notizie n. 8 del 2012)

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