Un altro gruppo di preti, questa volta irlandese, chiede l'abolizione del celibato

L’associazione dei sacerdoti, sostenuta da un vescovo emerito, chiede l’abolizione del celibato.

Un tema discusso animatamente da molti anni giacomo galeazzi città del vaticano Un altro gruppo di preti, questa volta irlandese, chiede l'abolizione del celibato.

L’Associazione dei sacerdoti cattolici ha preso pubblicamente posizione a favore dell’abolizione del celibato obbligatorio ricevendo il supporto del vescovo emerito di Derry, Edward Daly. «A spingerci in questa direzione è sia la crisi delle vocazioni sia un impegno di fondo – spiega padre Brendan Hoban, fondatore dell’associazione -. Nei prossimi dieci-quindici anni si verificherà una drastica riduzione del numero di sacerdoti e non esiste un “piano B”. Se il Vaticano crea una nuova prelatura personale per i preti sposati anglicani, perché non estendere all’intero clero questa possibilità?». Il celibato ecclesiastico è un tema animatamente discusso non solo in Irlanda. Nel giugno del 2009, quando Benedetto XVI si confrontò per due giorni con i vescovi austriaci che avevano protestano in Vaticano per la revoca della scomunica ai lefebvriani e la nomina a Linz dell’intransigente Gerhard Wagner, emersero gli stessi problemi: calo di vocazioni e di fedeli, forte polarizzazione tra conservatori e progressisti, crescente sentimento antiromano, una serie di scandali nelle diocesi: dai parroci concubini ai mancati provvedimenti di vescovi progressisti contro la fronda dei sacerdoti che avevano rivendicato la convivenza con una compagna. La Chiesa ha tempi lunghi ma cresce al suo interno il desiderio di abolire il celibato ecclesiastico. Finora i preti che chiedevano la dispensa dagli obblighi sacerdotali dovevano aver compiuto 40 anni e dichiarare di essersi sbagliati a diventare preti, denunciando l’invalidità della propria ordinazione. La tendenza era rimandare le cose e tenere tutto sotto silenzio. Qualcosa gradualmente si sta muovendo. La questione dell’ordinazione di sacerdoti sposati «può essere discussa», dichiarò nel novembre 2007 il cardinale francese Roger Etchegaray, presidente emerito del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace e vicedecano del Sacro Collegio aprendo ai sacerdoti sposati. Dal Vaticano sono arrivati negli ultimi anni importanti segnale su uno dei temi più spinosi e controversi. «La questione può essere posta, come avviene nella Chiesa greco-cattolica – affermò il porporato in un’intervista al quotidiano “Le Parisien” -. Ma deve essere chiaro che non è la soluzione al problema della crisi vocazionale». Parole ben ponderate che riaccesero quattro anni fa le speranze delle sigle che si battono contro il celibato ecclesiastico. Quasi in contemporanea con il cardinale Etchegaray, è stato il ministro del Clero Claudio Hummes a ipotizzare l’abolizione del celibato ecclesiastico. Poi, però, si oppose la maggioranza della Curia, intenzionata a mantenere l’antica norma disciplinare. Schierati a favore dei preti sposati, alcuni leader progressisti del Sacro Collegio come il primate del Belgio. «Il celibato è una regola della Chiesa che può cambiare», ritiene il cardinale Godfried Danneels. Gran parte della gerarchia ecclesiastica, però, contrasta la fine del celibato. «Il divieto di contrarre matrimonio è una prassi così antica che è impossibile venga ritoccata – ha messo in guardia il cardinale “conservatore” Julian Herranz dell’Opus Dei, uno dei massimi giuristi d’Oltretevere e presidente della Commissione disciplinare della Curia-. Certo, una cosa sono i dogmi e un’altra le leggi. Le norme possono anche essere modificate, ma ciò non significa che sia opportuno o conveniente farlo. L’abolizione del celibato impoverirebbe tremendamente la vita della Chiesa. La gente ama di più un sacerdote che ha fatto della sua vita una donazione completa. Il mondo non è tutto eros e sesso». Il celibato rimane un «grande valore spirituale e pastorale» della Chiesa come è stato riaffermato nella riunione dei capi dicastero di un anno fa, rincarò la dose il Sir, l’agenzia della Cei: «La castità per il Regno dei cieli fa parte dei “consigli evangelici” indicati da Gesù ai suoi discepoli. E il «consiglio» è maturato pian piano nel tempo come prassi crescente fino a quando la Chiesa d’Occidente lo ha fatto diventare norma positiva per i sacerdoti di rito latino. A differenza delle norme che regolano la vita dei sacerdoti di rito orientale, anche cattolici». Certo, «la disciplina della Chiesa può sempre essere ridiscussa dalla Chiesa stessa, a differenza delle verità di fede». La luce del sole è una chimera per i «priests in love» (ottomila «spretati» solo in Italia, oltre cinquantamila nel mondo) e per le donne legate sentimentalmente a loro.«Siamo anche noi famiglie, ma negate. In nome del rispetto dei diritti umani e della carità evangelica, abbiamo tre richieste per il Pontefice», protesta l’associazione «Vocatio». Primo. Che sia concessa facilmente ai sacerdoti che vogliono sposarsi la dispensa «senza umiliazioni e tempi biblici di attesa». Secondo. Che i preti sposati possano continuare a svolgere il ministero sacerdotale, «in linea con la Scrittura e per motivi pastorali, cioè per l’attuale carenza di sacerdoti». Terzo. La democratizzazione della gestione della Chiesa con un decentramento operativo e un ruolo maggiore della donna. «Siamo la Chiesa del silenzio – lamentano i sacerdoti italiani che hanno abbandonato il sacro abito per il matrimonio -. Un prete sposato è allontanato dal suo ministero e deve ricominciare da capo la sua vita, cercando casa e lavoro, bandito dalle comunità ecclesiali o a malapena tollerato ai suoi margini». La dispensa che permette al sacerdote di sposarsi legalmente può essere concessa solo dal Papa: è difficilissima da ottenere e con tempi sempre più lunghi. Paolo VI concedeva in fretta e senza difficoltà la dispensa ai sacerdoti che la chiedevano, i suoi successori no. «Il Vaticano dovrebbe aprire un confronto sul celibato dei preti e l’ordinazione di uomini sposati». Anche dal «summit» dei vescovi austriaci, riuniti a Mariazell nel maggio 2010, arriva in Curia un forte appello. «Dobbiamo dire a Roma che noi abbiamo questo problema», spiegò il vescovo della Carinzia, Alois Schwarz, sottolineando che questo dibattito non dovrebbe essere ignorato ma «affrontato». Il vescovo Burgenland, Paul Iby si era detto favorevole all’abolizione del celibato dei sacerdoti, anche per far fronte al calo delle vocazioni: «I preti dovrebbero essere liberi di scegliere se sposarsi o meno. La Santa Sede è troppo timida su questioni del genere». Secondo l’arcivescovo di Vienna Christoph Schoenborn il celibato dei preti, «peculiarità della Chiesa cattolica», spiega in parte i casi di pedofilia commessi dai sacerdoti. Il cardinale chiama in causa «sia l’educazione dei preti sia le conseguenze della rivoluzione sessuale del ’68, sia il celibato nello sviluppo personale», invitando a «un cambiamento di visione». Schonborn ha presentato in Curia un appello di autorevoli cattolici austriaci per l’abolizione dell’obbligo del celibato, il ritorno in attività dei preti sposati, l’apertura del diaconato anche alle donne e l’ordinazione dei cosiddetti «viri probati». Nello stesso periodo dell’appello austriaco è stato il cardinale Carlo Maria Martini a riportare l’abolizione del celibato ecclesiastico nell’agenda della Chiesa mondiale. In risposta alla bufera mondiale degli abusi sessuali del clero, nel Sacro Collegio e nelle comunità nazionali (soprattutto nella Chiesa nord-europea e nel Terzo Mondo) si è discusso a lungo se non sia il caso di permettere ai sacerdoti di sposarsi. «Che cosa può fare la Chiesa per evitare in futuro nuovi casi di violenza e abusi a sfondo sessuale?», si chiese l’anno scorso il cardinale Martini. «Il giudizio del Santo Padre è assolutamente chiaro – aggiunse l’ex arcivescovo di Milano- oggi, nel momento in cui il nostro compito nei confronti dei giovani e gli abusi contro di loro così scandalosamente si contraddicono, non possiamo tirarci indietro, ma dobbiamo cercare nuove strade». Insomma, «devono essere poste delle questioni fondamentali», e tra queste «deve essere sottoposto a ripensamento l’obbligo di celibato dei sacerdoti come forma di vita». Vanno «riproposte le questioni centrali della sessualità con la generazione odierna, con le scienze umane e con gli insegnamenti della Bibbia», perché «solo una aperta discussione può ridare autorevolezza alla Chiesa, portare alla correzione dei fallimenti e rafforzare il servizio della Chiesa nei confronti dell’uomo». «L’obbligo del celibato per i preti dovrebbe essere ripensato», ha ribadito il cardinale Martini al quotidiano austriaco «Die Presse». «Le questioni di fondo della sessualità vanno ripensate alla base del dialogo con le nuove generazioni», precisò il cardinal Martini spiegando che «dovremmo porci delle questioni di base per riconquistare la fiducia perduta». E secondo un sondaggio in Svizzera il 92% dei cittadini è contrario al divieto di sposarsi. «Voglia Dio che questo scandalo possa riaprire quanto prima il dibattito sul celibato obbligatorio per il clero diocesano – commenta il domenicano Frei Betto, uno dei padri della teologia della liberazione -.Per la Chiesa il matrimonio è un sacramento, come lo è l’ordine sacerdotale. Non c’è nessuna incompatibilità tra matrimonio e sacerdozio. È il tabù sessuale dentro la Chiesa a contribuire a creare il retroterra culturale favorevole alla nascita di aberrazioni come la pedofilia». Frei Betto spera «che la Chiesa cambi quanto prima la norma sul celibato obbligatorio dei sacerdoti». Anche gli scandali, sostiene, possono «rivelarsi utili» per fare passi in avanti nel miglioramento della vita ecclesiale. «Il celibato dei sacerdoti non è un dogma ma una norma ecclesiastica che può essere modificata in base alle condizioni storiche, sociali e culturali – evidenzia Frei Betto -.Nel Vangelo di Marco ad esempio si racconta che Gesù guarì la suocera di Pietro segno che l’apostolo era sposato. E Pietro non è solo uno dei dodici apostoli ma quello che fu scelto da Gesù come primo Papa». Esponenti dell’ala progressista della Chiesa sudamericana hanno invocato più volte la convocazione da parte di Benedetto XVI di un nuovo Concilio, anche per abolire il celibato.

Giacomo Galeazzi – lastampa.it

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