Ex presidente commissione episcopale per la famiglia e la vita della Cei, apre sui preti sposati

«NON C’È nessuno ostacolo dogmatico all’ordinazione di un uomo di provata fede che abbia una moglie e dei figli. È un’ipotesi che si può discutere come una delle soluzioni possibili per arginare la crisi delle vocazioni in Europa». L’apertura su uno dei temi più spinosi nella Chiesa arriva da Cremona. Da uno dei vescovi principali del Paese, monsignor Dante Lafranconi, 71 anni, già presidente della commissione episcopale per la famiglia e la vita della Cei. Solo in Italia, dal 1998 al 2008, secondo il Centro vocazionale della Conferenza episcopale, i seminaristi sono diminuiti del 10,6%. La Chiesa è preoccupata, prega per avere ‘nuovi operai nella vigna del Signore’, ma, almeno per il momento, mantiene l’obbligo del celibato per i preti, radicato nei primi secoli e confermato dal Vaticano II, nonostante in Austria e Germania, anche su questo tema, stia montando la protesta di parroci e laici.
 

Monsignor Lafranconi, calano i preti e si torna a parlare dell’ordinazione di uomini sposati.
«La Chiesa latina in passato ha già conosciuto l’esperienza di un clero con famiglia, contemplato tutt’oggi dai cattolici di rito orientale. Penso si possa valutare la possibilità di ordinare uomini sposati di provata fede che godano di buona reputazione nel popolo di Dio».

Non sarebbe meglio dare ai seminaristi la possibilità di scegliere se restare celibi o sposarsi?
«Il problema non va posto nel senso di lasciare libera scelta ai candidati al sacerdozio. La questione semmai è quella di valutare se eventualmente sia opportuno ammettere al ministero sacerdotale anche degli uomini sposati».

Sacerdozio, nozze, sessualità. Che pensa dell’educazione sessuale a scuola? L’arcivescovo di New York non ne vuole sapere…
«È problematica, perché rischia di essere solo informazione. Ciò non significa che non si possa fare di meglio. Conosco scuole a Cremona che si avvalgono di un’équipe di psicologi, medici ed educatori per spiegare anche il significato profondo della sessualità. Questa è sicuramente una strada utile e percorribile».

Sempre più giovani conoscono il sesso prima del matrimonio.
«Di fronte a fenomeni di larga diffusione, bisogna evitare di fare di ogni erba un fascio. Diversa valutazione merita il comportamento di chi considera la sessualità in chiave di divertimento o di sport, di chi cambia partner ogni settimana e di chi è fidanzato con l’intenzione seria di sposarsi. In ogni caso l’esercizio pieno della sessualità fuori del matrimonio è un disordine grave».

Perché?
«Il rapporto sessuale esprime, col linguaggio del corpo, il donarsi reciproco degli sposi in un patto di totale affidabilità per tutta la vita e l’apertura alla possibile generazione».

Cosa consiglierebbe a una coppia di coniugi con un partner affetto da Hiv?
«Suggerirei di non scartare a priori la strada dell’astensione dal rapporto sessuale come segno che si ha a cuore il bene del coniuge sano. Tuttavia non mi sentirei di condannare gli sposi che, per soddisfare il legittimo desiderio dell’unione intima, decidessero di utilizzare il preservativo».

quotidiano.net

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