Berlusconi a Lavitola: 'Rimani all'estero'. Arrivano le intercettazioni

alter Lavitola chiamò il premier Silvio Berlusconi dopo la fuga di notizie sull'inchiesta relativa alla presunta estorsione al premier e gli chiese: 'Mi presento ai giudici?'. Berlusconi gli avrebbe risposto: 'Resta dove sei'. E' quanto si legge in un'anticipazione del settimanale L'Espresso. Secondo L'Espresso Lavitola si trova a Sofia il 24 agosto, "per concludere affari per conto di Finmeccanica", quando apprende dai siti web dell'inchiesta della procura di Napoli che lo riguarda, anticipata dal settimanale Panorama. Quello stesso giorno parla al telefono con Silvio Berlusconi, "che già in quel momento – si legge nell'anticipazione – sembra essere a conoscenza, come lo erano i giornalisti del settimanale mondadoriano, del lavoro riservato dei pm napoletani e della richiesta di arresto che avevano presentato al gip Amelia Primavera".

Lavitola, scrive L'Espresso, "si attacca al telefono e comincia a comporre ripetutamente il numero di Marinella Brambilla, la storica assistente personale del premier… La donna spiega che 'lui' è impegnatissimo tra crisi economica e turbolenze politiche: non può rispondere". Lavitola dalla Bulgaria però insiste e, "preso dall'ansia per le notizie che rimbalzano su tutti i media, continua a chiamare. E dopo vari tentativi, gli passano al telefono Silvio Berlusconi". Il premier, ricostruisce L'Espresso, "si mostra calmo, la voce è serena: rassicura Lavitola, spiega che tutto sarà chiarito e gli dice di 'stare tranquillo'".

Inoltre, "gli espone quella che sarà la linea… Berlusconi ricorda a Lavitola che attraverso lui ha 'aiutato una persona e una famiglia con bambini che si trovava e si trova in gravissime difficolta' economiché. E sottolinea: 'Non ho nulla di cui pentirmi, non ho fatto nulla di illecito'". A Lavitola, che si mostra rammaricato per le intercettazioni, Berlusconi avrebbe replicato: "Te lo avevo detto che ci avrebbero intercettati".

"A quel punto – scrive L'Espresso – il faccendiere è 'giudiziariamente' con le spalle al muro, e chiede consiglio al premier: 'Che devo fare? Torno e chiarisco tutto?'. Berlusconi risponde: 'Resta dove sei'". Secondo il settimanale, "dopo la telefonata con Berlusconi i piani di viaggio dell'ex direttore dell' 'Avanti' cambiano improvvisamente. Organizza la fuga, cercando la meta più ostica per la giustizia italiana: il Brasile. Lui aveva già in tasca un biglietto per Roma, destinato a non essere usato perché compra di corsa un volo per il Paese sudamericano scelto per trascorrere la latitanza".

Silvio Berlusconi sarà sentito – in qualità di parte lesa – martedì a palazzo Chigi dai pm di Napoli che indagano sulla vicenda Tarantini-Lavitola. L'appuntamento è per il primo pomeriggio: lo ha reso noto poco fa il procuratore capo Giovandomenico Lepore, che sarà personalmente a palazzo Chigi assieme ad alcuni sostituti.

TARANTINI: 'CHIESI SISTEMARE MIEI PROCESSI' – Nel corso dell'incontro di Arcore, Gianpaolo Tarantini chiese a Berlusconi di "sistemare" i suoi processi: è stato lo stesso imprenditore a riferirlo ai magistrati nel corso dell'interrogatorio di garanzia. "In quell'occasione – dice Tarantini – io ricordo anche di dire: 'Ma presidente, ma non riusciamo a sistemare anche qualcosa di mio sui problemi che ho io tra Procura, fallimento, indagini, cose…'. E lui disse: 'Gianpaolo, un mese fa sono stato rinviato io a giudizio, presidente del consiglio, a giudizio per prostituzione minorile, sto per avere mille processi tra Mills, Fininvest, Mondadori, e vieni a chiedere a me?' ". Le parole dell'imprenditore pugliese spiazzano il pm, che chiede conferma: "No, non ho capito bene, mi sfugge questo. Forse non ho capito bene. Lei chiese a Berlusconi di sistemarle qualche processo?". Tarantini ribadisce: "Chiesi se era possibile intervenire, visto che era il capo del governo, sui miei procedimenti. E lui mi rispose in questo modo: 'Gianpaolo, ma con tutti i problemi che ho io?' ". Secondo l'imprenditore, Berlusconi aggiunse: "Purtroppo la mia più grande opposizione non è tanto la sinistra, che non vale niente, quanto la magistratura".

NICLA: 'A CENE CI SONO CAPITATE MIGNOTTE' – Alle cene da Berlusconi Tarantini portava sue amiche, anche personaggi del mondo dello spettacolo. Ma "in mezzo a queste sono capitate delle mignotte: lui (Tarantini, ndr) è stato superficiale". Così "Nicla", Angela Devenuto, moglie di Gianpaolo Tarantini spiega ai magistrati, nel corso dell'interrogatorio di garanzia del 3 settembre scorso, la vicenda delle escort. "Il presidente – afferma Nicla – è una persona che gli piace fare le cene. Io non ci andavo perché ero incinta, avevo una pancia così e a casa del presidente c'erano sempre belle ragazze, mi vergognavo. Quindi ad alcune cene e e alcuni pranzi ci sono andata, poi non ci sono più andata, aspettavo la mia seconda figlia. Allora lui portava delle amiche, ma delle amiche, ci sono nei verbali di Bari, gente che erano delle ragazze normali, che facevano lavori comuni, oppure, che ne so, gente anche amiche dello spettacolo, che ne so, la Manuela Arcuri, a ll'epoca in cui la conosceva. Più lui, perché io stavo sempre a Bari a fare la mamma, lui invece per lavoro andando a Roma e a Milano era più addentrato in questo settore". "In mezzo a queste – ha aggiunto – ci sono capitate delle mignotte. Lui è stato superficiale. Questa storia è uscita e lui se ne è assunto le responsabilità. Il presidente se avesse solo, per come lo conosco io, questa è la mia opinione, solo lontanamente fiutato una D'Addario in casa sua, ma gli avrebbe dato un calcio in culo a lei e a lui".

PALMA: 'NO DL MA VELOCIZZARE ESAME DDL' – "Non ho mai sentito parlare di un decreto legge sulle intercettazioni. Alla Camera c'é da tre anni un disegno di legge, se ne può velocizzare l'esame". Lo afferma il ministro della Giustizia Francesco Nitto Palma alla summer school di Magna Charta. "Sull'uso delle intercettazioni – puntualizza il guardasigilli – la penso esattamente come il capo dello Stato, che recentemente ha espresso alcune riserve sull'abuso di questo strumento investigativo". In particolare, secondo il ministro, le intercettazioni devono essere "l'extrema ratio e non devono essere possibili quelle a strascico".

ansa

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